Zanzara tigre, dall’Enea un metodo biotecnologico per limitarne la riproduzione

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di Paola Ciaramella

Dall’Enea arriva un metodo biotecnologico per limitare la riproduzione della zanzara tigre, in grado allo stesso tempo di abbattere la sua capacità di trasmettere virus tropicali, prevenendo il rischio di epidemie associate a questi ultimi. Il procedimento si basa sull’introduzione nella zanzara, in laboratorio, di ceppi specifici del batterio Wolbachia, presente in gran parte degli insetti e innocuo per l’uomo. Sperimentato in condizioni controllate contro popolazioni di zanzara tigre sia italiane che tropicali, il metodo è stato testato nell’ambito del progetto europeo Infravec 2, grazie alla collaborazione con il dipartimento di virologia dell’Istituto Pasteur di Parigi. I risultati sono stati pubblicati a luglio sulla rivista scientifica PLoS Neglected Tropical Diseases. “La zanzara tigre, specie di origine asiatica, segnalata per la prima volta in Italia nel 1990, è un vettore di diversi virus patogeni per l’uomo e la sua presenza nelle regioni mediterranee ci espone al rischio di trasmissione, come confermano le epidemie di Chikungunya in Emilia Romagna nel 2007, con oltre 200 casi di infezione nell’uomo, a cui solo l’anno scorso si sono aggiunti altri 300 casi tra Lazio e Calabria”, spiega Maurizio Calvitti, della divisione Biotecnologie e Agroindustria dell’Enea. Grazie alla tecnica sviluppata dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, le femmine hanno manifestato un azzeramento della trasmissione del virus Zika e una riduzione a meno del 5% di quella dei virus di Dengue e Chikungunya, mentre i maschi sono stati in grado di rendere sterili le femmine selvatiche della specie dopo l’accoppiamento, compromettendone la possibilità di riprodursi. “Il metodo non si basa su modificazioni genetiche ma sulla manipolazione della naturale flora batterica dell’apparato riproduttivo degli insetti, utilizzando ceppi batterici già comunemente diffusi nell’ambiente e assolutamente innocui per l’uomo. In pratica, attraverso la somministrazione di un antibiotico, il batterio Wolbachia viene rimosso dalle cellule del tessuto riproduttivo della zanzara tigre e viene sostituito, tramite microiniezione embrionale, da varianti diverse dello stesso batterio prelevate, nel nostro caso, dalla zanzara comune e dal moscerino della frutta – chiarisce Riccardo Moretti, ricercatore Enea –. La prima variante del batterio Wolbachia rende i maschi in grado di sterilizzare le femmine selvatiche con cui si accoppiano, mentre è la seconda variante che interferisce sulla trasmissione dei virus”. Come sottolinea Elena Lampazzi, membro dello stesso team di ricerca, “i metodi di controllo delle zanzare basati sul rilascio di maschi sterili sono un’alternativa agli insetticidi altamente specifica ed ecocompatibile e quindi sfruttabile in sicurezza anche nei centri urbani. L’uso intensivo di pesticidi può infatti avere un impatto negativo sull’ambiente e sugli organismi viventi oltre a dar luogo a fenomeni di sviluppo di resistenza da parte delle zanzare difficili da gestire”. Il metodo Enea, pur non essendo ancora utilizzato in Europa, è stato classificato dall’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (Echa) come biocida – assimilato cioè a sostanze, miscele o metodi utilizzati per il controllo di organismi nocivi –, mentre in Italia il Ministero della Salute ha dato il via libera alla sperimentazione in campo su aree controllate.