Wojtyla, il gendarme che bloccò Agca: “Così salvai il Papa”

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Roma, 17 mag. (Adnkronos) – di Silvia Mancinelli”A 18 anni ho giurato, da gendarme pontificio, di dare la vita per il Papa e da giuramenti di quel tipo non se ne esce, valgono per sempre. E così, il 13 maggio 1981 ero in Vaticano per caso, ormai da dieci anni in pensione. Mi trovavo lì perché avevo accompagnato una coppia di amici che aveva il desiderio di vedere Papa Giovanni Paolo II in occasione dei 25 anni di matrimonio. Quando ho sentito gli spari in piazza, ho subito capito che avevano sparato al Papa. Alì Agca veniva avanti, eravamo quasi vestiti uguali, un tono più leggero io, uno più scuro lui, Franco Ghezzi (l’aiutante di camera di Paolo VI, ndr) che era lì me lo ha indicato ma io già lo avevo visto farsi largo tra la folla con la pistola, non potevo sbagliarmi. Mentre la gente si scansava terrorizzata per farlo passare, io gli sono andato incontro e a un metro da me ha gettato la pistola a terra. C’era già chi lo aspettava al colonnato, gli ho tagliato la strada, l’ho preso e cercavo di portarlo dentro al portone di bronzo. Poi è arrivato un giovanissimo carabiniere a darmi una mano e un gendarme, poliziotti e quando la gente ha capito lo volevano linciare. Abbiamo preso calci e pugni per difenderlo”. Ermenegildo Santarossa, 83 anni, ex gendarme vaticano, ricorda così per la prima volta all’Adnkronos quando bloccò Alì Agca un istante dopo l’attentato a Papa Giovanni Paolo II.