Vulcani, uno studio dell’Invg sui Campi Flegrei svela nuovi aspetti del bradisismo

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Uno studio dell’Ingv svela nuovi aspetti sul fenomeno del bradisismo nei Campi Flegrei e apre nuove possibilità di capire i segnali di una nuova eruzione. Un team di ricercatori delle sezioni di Bologna e Napoli-Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha infatti osservato “un movimento magmatico profondo e un progressivo ma costante riscaldamento del sistema idrotermale all’origine delle diverse variazioni di velocità sismica rilevate nei Campi Flegrei”. Lo studio è stato pubblicato su Geophysical Research Letters. “Con il nostro studio abbiamo buone prospettive di capire meglio i segnali di una nuova eruzione” evidenzia all’Adnkronos Lucia Zaccarelli, ricercatrice Ingv della sezione di Bologna che ha studiato i Campi Flegrei, uno dei sistemi vulcanici a più alto rischio al mondo sia per le caratteristiche eruttive sia per l’alta densità di popolazione che risiede in quell’area. “L’attività dei Campi Flegrei -spiega Zaccarelli- è caratterizzata da fenomeni bradisismici connotati da un lento e progressivo abbassamento del terreno, intervallato da più veloci innalzamenti, questi ultimi accompagnati da sciami sismici di bassa energia”. “Non si registra -chiarisce la ricercatrice- alcuna attività sismica al di fuori di questi brevi episodi in cui il movimento del suolo si inverte”.
Da qui l’idea dei ricercatori di monitorare i Campi Flegrei analizzando il rumore sismico ambientale, cioè “le oscillazioni del terreno causate dalle onde oceaniche che si registrano sempre e ovunque”. Questo tipo di monitoraggio, utilizzato in precedenti studi a La Réunion, sul vulcano Piton de la Fournaise, ha evidenziato “la presenza di variazioni di velocità sismica nel periodo antecedente l’occorrenza delle eruzioni” ricorda la scienziata dell’Ingv. In questo caso è stato applicato per la prima volta alla caldera dei Campi Flegrei, in unrest (ad un livello di allerta di ‘attenzione’ dal dicembre del 2012), con l’obiettivo di identificare le variazioni di velocità sismica causate dall’attività idrotermale o da possibili movimenti magmatici profondi. La ricerca realizzata, chiarisce l’Ingv, “ha una valenza essenzialmente scientifica, priva al momento di immediate implicazioni in merito agli aspetti di protezione civile”. L’Istituto ricorda inoltre che dal dicembre 2012 i Campi Flegrei, che vengono continuamente monitorati e studiati da Ingv, sono a livello di allerta “giallo”, cioè un livello di ‘attenzione’. “I risultati ottenuti -sottolinea Zaccarelli- hanno permesso di identificare due tipi di variazioni significative: una di breve durata e la seconda, invece, di lungo termine che caratterizza tutti i 5 anni analizzati (2010-2014). Attraverso il confronto con le serie temporali dei parametri geofisici e geochimici rilevati costantemente ai Campi Flegrei, siamo riusciti a interpretare queste variazioni in termini di un movimento magmatico profondo e di un progressivo ma costante riscaldamento del sistema idrotermale, rispettivamente”.
Al di là del risultato scientifico, evidenzia Zaccarelli, “questo lavoro dimostra la grande capacità risolutiva del metodo di indagine utilizzato che si conferma in grado di rilevare anche le deboli variazioni dei parametri crostali in corso ai Campi Flegrei, probabilmente anche grazie alla presenza di un sistema idrotermale attivo che amplifica le perturbazioni avvenute in profondità”. E ciò, indica infine Francesca Bianco, direttore dell’Osservatorio Vesuviano Ingv, “contribuisce in maniera efficace al dibattito scientifico relativo alla natura della fase di unrest attualmente osservata ai Campi Flegrei, con risvolti importanti ai fini del monitoraggio vulcanico dell’area”.