Vittoria Trump, Goldstein (Nomisma): Voto non favorevole all’economia italiana

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“L’impatto immediato dell’elezione di Trump può essere significativo. Già in Una presidenza Trump con la maggioranza in entrambi i rami del Congresso può generare un lungo periodo di avversione al rischio”, dichiara Andrea Goldstein managing director di Nomisma commentando i risultati delle elezioni americane.
“Tre elementi della Trumpnomics, sono particolarmente critici; il primo: con i suoi tagli (regressivi) nelle aliquote e aumento delle spese, si allargherebbe di molto il deficit fiscale e, secondo il Committee for a Responsible Federal Budget (organo indipendente), il debito pubblico passerebbe dal 77 per cento al 105 per cento del PIL. Trump sostiene che le sue ricette favorirebbero l’attività economica, ma si stima che la semplice stabilizzazione del debito al livello attuale richieda dieci anni di crescita al 3,5%, cosa che nessuno considera possibile.
Il secondo riguarda l’indipendenza della Federal Reserve, bastione della bassa inflazione. Trump ha criticato pesantemente Janet Yallen e avrebbe la possibilità di nominare suoi alleati nel Board of Governors. Ad oggi vi sono due posti vacanti.
Terzo punto: Trump ha un’agenda che preoccupa a livello di politica economica internazionale. Ha minacciato di ripudiare il North America Free Trade Agreement (Nafta) e di imporre dazi del 45% sull’import dalla Cina. Ci perderebbero in primis gli americani più poveri che finirebbero per pagare di più per i prodotti Made in China che rappresentano una parte importante del loro carrello della spesa. Anche il crollo dei mercati finanziari avrà effetti particolarmente dolorosi per i ceti medi americani, che con i capital gains finanzino per esempio le proprie pensioni.
Prospettive non certo positive vi sono anche per i vari accordi di libero scambio da ratificare quali Ttpa e da negoziare (Ttip). 
Nelle prossime settimane Nomisma analizzerà le implicazioni del voto di ieri per l’Italia e la sua economia. E’facile prevedere che non saranno positive. Per esempio con meno soldi disponibili i cinesi spenderebbero meno anche per macchinari, vini e abbigliamenti italiani. E lo stesso farebbero gli americani se la loro economia entrasse in recessione. Va poi ricordato che questa mattina l’euro sta già rafforzandosi e che la fight to quality non potrà che penalizzare i titoli italiani (debito sovrano e bancari, in particolare”, conclude Goldstein.