di Fiorella Franchini
La mattina dell’8 giugno 1768 muore tragicamente a Trieste, dopo sette ore di agonia, Joachim Winckelmann, bibliotecario, storico dell’arte e archeologo tedesco, appassionato di letteratura e di arte greca. Un cappio al collo e una pugnalata al petto: viene trovato così poco prima dell’imbarco per Ancona nella sua stanza alla Locanda Grande. L’assassino è Francesco Arcangeli, un cuoco di Pistoia suo vicino di camera, conosciuto la sera prima. I due avevano fatto amicizia, ma Winckelmann, pur non rivelandogli la sua identità, gli aveva mostrato le preziose medaglie ricevute dall’Imperatrice Maria Teresa d’Austria.
“Questo fatto mostruoso [L’assassinio di Johann Joachim Winckelmann] fece immensa impressione, si levò un lamento e un compianto generale, e la sua morte prematura acuì l’interesse che si aveva per il valore della sua vita” scrisse Goethe
Tutto fa pensare ad una rapina finita male: Arcangeli viene arrestato e processato e dopo circa un mese è condannato a morte sulla ruota girevole nella piazza principale. Tuttavia, studi recenti, forniscono una versione che ha le tinte di una spy story. Quali mandanti dell’omicidio sembrano esserci Gesuiti che miravano a impossessarsi di documenti segreti che riportavano gli accordi tra la corte austriaca e il Vaticano. Arcangeli era stato chiamato a svolgere la missione da padre Bosizio, presumibilmente a capo di questo complotto, per le sue qualità di avventuriero senza scrupoli e perché debitore nei confronti del prelato.
Un resoconto drammatico narrato, insieme ai numerosi aspetti della personalità del noto studioso, in una conferenza dal titolo “Winckelmann il poeta e visionario della perfezione . L’antichità svelata : il neoclassicismo tra innovazioni e resistenze”, che ha messo in risalto non solo gli aspetti culturali del personaggio, ma anche quelli personali, il periodo storico in cui ha vissuto e il percorso Neoclassico, i suoi rapporti con la Corte di Napoli. L’approfondimento, organizzato da Fabiana Mendia, storica dell’arte e Presidente dell’Associazione ARTEINDIRETTA, ha dato il via agli eventi del Giovedì al Mann, Le Arti in giardino, in cui a partire dal 6 luglio fino al 28 Settembre sarà possibile con due euro accedere al museo, e partecipare a conferenze, concerti, degustazioni.
Considerato uno fra i massimi teorici ed esponenti del Neoclassicismo, Winckelmann sostenne un’arte basata sul senso dell’armonia, su una «nobile semplicità e quieta grandezza»: i suoi ideali ebbero vastissima eco, soprattutto nelle arti figurative, influenzando artisti come Canova, Mengs, David.
Era nato in una famiglia di umili origini: il padre Martin era un povero maestro calzolaio, mentre la madre Anna Maria Meyer era la figlia di un tessitore. Winckelmann, pur vivendo una fanciullezza segnata dagli stenti e dalla miseria, fin da bambino fu caratterizzato da una grande forza di volontà e sacrificio, virtù con le quali riuscì a sormontare quegli ostacoli che gli impedivano di dedicarsi agli studi.
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli gli rende omaggio con una mostra nel Salone della Meridiana e un percorso tra le antichità conservate al MANN, descritte, citate e illustrate nei suoi ‘Monumenti antichi inediti’ del 1767.
La mostra, realizzata in collaborazione con il m.a.x. museo di Chiasso, sarà aperta al pubblico fino al 25 settembre. In esposizione il celebre Cavallo Mazzocchi, recentemente restaurato, 16 matrici in rame, 16 stampe e preziosi volumi e manoscritti provenienti da biblioteche italiane e straniere, le immagini fotografiche dei reperti che lo studioso aveva avuto modo di vedere lì dove si trovavano al tempo in cui scriveva: a Roma, nel Palazzo Farnese o in altre dimore nobiliari; a Napoli, nel Museo Farnesiano a Capodimonte e nel Museo del Duca Carafa di Noja; a Portici, nel Museo Ercolanese.
Poeta e visionario; una vita dedicata allo studio e alla bellezza. I suoi scritti da Pensieri sull’imitazione dell’arte greca del 1755 a Storia dell’Arte: Storia dell’Arte Antica (1764) e Monumenti Antichi inediti del 1767 sono, sono capisaldi della storia dell’arte. Egli fu il primo a considerarla parte di un sapere più complesso in cui le condizioni sociali, la religione, gli usi, il clima, diventarono elementi determinanti per lo stile artistico delle civiltà del passato. La storia dell’arte venne finalmente studiata come facente parte di una complessa trama storica composta da accadimenti di ogni genere.
Le relazioni e letture di Antonio Marzantonio, tratte da testi di Winckelmann e di Goethe che scrisse su di lui nel 1804, mostrano la sua grande passione e quel genio intuitivo che andava oltre la teoria astratta, servendosi di tutti i sensi e delle emozioni per comprendere la creazione artistica dell’antichità.
“Nei suoi scritti, – precisa Fabiana Mendia – riporta notizie dotte, testimonianze colte e risultati di pazienti ricerche, ma anche personalissimi giudizi estetici, sostanziati da un’emozione intensa, con venature di lirismo. Le sue descrizioni compongono pagine folgoranti, dettate dalla passione, veri testi canonici di una nuova religione dell’arte.
Un incontro che analizza e narra l’uomo, il ricercatore e il suo tempo, primo appuntamento di un progetto accattivante.
“OLTRE LA MOSTRA Testi, immagini, pagine critiche”, infatti, è un format ha l’obiettivo di stimolare l’esperienza personale dello studio e del piacere dell’arte. La conferenza che segue l’allestimento è sempre accompagnato dalla proiezione di immagini (anche di opere non presenti,) dando vita ad una sorta di “mostra ideale”, da letture e interpretazioni che raggiungono cuore e intelletto, offrendo differenti chiavi di lettura. L’Arte va incontro al pubblico: lasciamoci conquistare dal buon gusto.