Visita agli Incurabili, un museo delle arti sanitarie

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Ogni tanto una buona notizia fa bene. Osservare persone appassionate trasmettere al pubblico tutto il loro interesse, spronare grandi e piccoli a informarsi, giocare con la sorpresa, usare l’aneddoto… Davvero piacevole una visita guidata condotta in questo modo.
Dove a Napoli magicamente succede tutto questo? Nella cornice dall’imperfetta manutenzione dell’ospedale degli Incurabili. Tre siti in uno. Sembra una pubblicità e invece è tutto vero. La farmacia storica, il museo delle arti sanitarie e, una tantum, la cappella della confraternita dei Bianchi che fu attiva per quella manciata di secoli che vanno dal1525 al 1862. La manutenzione dell’Ospedale, che ospita questi tre ambienti che trasudano storia ed emozioni, non è perfetta, ma le ambulanze in servizio che ogni tanto costringono i turisti a fare spazio durante l’attesa, qualche camice bianco che attraversa frettolosamente il cortile, favoriscono la trasformazione di una visita turistica in esperienza emozionale prima ancora che culturale.
La guida spiega e il pubblico non si distrae neanche permun minuto. A differenza di tanti altri casi, la maggioranza, nessuno si stacca dal gruppo per girellare, guardarsi intorno, per chiedere emozione agli oggetti esposti senza il filtro della sua guida. Un miracolo? Eccessivo, lasciamo i miracoli ad altre competenze. Analizziamo invece la situazione: l’Ospedale è, tristemente ma concretamente, un luogo di malattie ma è anche il posto della speranza della guarigione. Il concetto d’assistenza si concretizza attraverso le cure e dunque anche nella somministrazione di farmaci.
E’ il luogo dove più spesso che mai qualcuno rivolge a Dio la propria preghiera, spesso anche negli ultimi momenti della propria vita. Triste? Beh è un ospedale, non una discoteca. Un museo delle arti sanitarie, dove è possibile vedere gli strumenti con i quali si curavano i pazienti nei secoli passati, una farmacia storica nella quale il bello incontra la scienza, e una cappella che fu il quartier generale di una congregazione che accompagnava gli ultimi momenti dei condannati a morte, sono argomenti forti ubicati in un luogo dove vita speranza e morte si avvicendano in una routine di emozioni senza limite sociale o economico.
Tutto bello, bellissimo interessante, anzi molto interessante. Il calibro del valore e del potere di una guida capace, in questo caso si misura dalla sala della biglietteria, anch’essa sala d’esposizione, dove i visitatori aspettano il proprio turno per pagare il biglietto. Nella sala sono esposti gli strumenti chirurgici, quadri, scritti, ma prima dell’inizio della visita il turista che pur nulla ha da fare se non attendere non mostra attenzione o curiosità per il materiale esposto, se non per qualche fuggevole momento. Siamo alle solite? Stanno per trasmettere” comincia la solita passeggiata tra oggetti”? Nella stessa sala, qualche minuto dopo, è tutto un accalcarsi davanti alle teche, ai quadri, agli oggetti mentre qualcuno abilmente solletica nel pubblico la paura del dolore fisico, del sangue della sofferenza. Un processo d’interpretazione che senza alcuna teatralizzazione, menzogna o invenzione scenica, permette al visitatore di immagazzinare emozioni e ricordi incancellabili.
Forse programmare qualche ora di visita a esclusivo consumo degli ammalati in grado di farla sarebbe una funzione interessante cui destinare i contributi spontanei delle associazioni. Domanda: è la visita perfetta? Risposta: Certamente no. Il margine di miglioramento c’è ed è ampio, e probabilmente sta tutto nella gestione. Il gruppo di volontari che si occupa delle visite, d’inverno organizza eventi e spettacoli. La comunicazione è affidata ad una mailing list costruita dai visitatori stessi che lasciano il proprio indirizzo di posta all’ingresso. Lodevole iniziativa per ogni boutique che vuole creare un ristretto gruppo di fidelizzati da invitare in anteprima all’apertura della stagione dei saldi. Metodo meno efficace quando si tratta di divulgare a raggio più che ampio l’esistenza e la meraviglia di una visita in questi luoghi. Anche il costo del biglietto deve essere calibrato a dovere: più alto per gli eventi, basso o quasi nullo per le esposizioni permanenti. Per poter attuare questa strategia però, serve molto più pubblico, la comunicazione non può essere affidata al passaparola dei visitatori e a qualche mail lasciata in biglietteria. Ancora una volta una struttura con un potenziale turistico elevatissimo, per mancanze gestionali non può materialmente decollare.
A dispetto dell’efficienza e della passione di chi, attualmente, di essa si occupa.