“La crisi ha pesato di più al Sud dove i livelli di reddito sono più bassi rispetto al Nord. Il Sud attira meno investimenti di capitali per motivi pubblici e privati. L’amministrazione pubblica ha un’efficienza non alta, mentre il problema del privato riguarda la criminalità organizzata, come si pongono le imprese davanti a questi fenomeni. La risposta per recuperare deve essere il capitale umano”. Così Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, a margine del dibattito sul suo libro “Anni difficili”, a Napoli. “Nel libro – spiega – non parlo del Mezzogiorno perché ho considerato la crisi del Paese nel suo insieme”.
Scuola risposta alla crisi
“Al Sud c’è ancora una distanza rispetto agli investimenti in conoscenza. Il problema non è tanto l’università, ma la scuola dove si formano i cittadini. Al Sud bisogna lavorare molto per rendere la scolarità più alta”. E’ il pensiero espresso da Visco. “Dal Sud sono emigrati 200mila laureati e 1,3 milioni di persone complessivamente verso il Nord. Il flusso netto dei laureati è negativo. Nelle scuole recentemente abbiamo avuto progressi interessanti anche sull’istruzione finanziaria”, ha aggiunto.
Piccole banche sotto osservazione
Il peso dei titoli del debito pubblico sugli attivi delle banche era al 5% ora è al 10% ma il vero problema non è tanto la presenza del debito pubblico nelle banche quanto l’esistenza di un elevato debito pubblico; per questo bisogna “fare attenzione a non far scendere troppo” l’avanzo primario. E’ la raccomandazione di Visco, che ha poi sottolineato che da quando è tornato a salire lo spread ad acquistare i titoli di Stato non sono le grandi banche ma “le piccole, le cooperative”, attratte forse dal rendimento e dalla assenza di grandi azionisti a cui rispondere. Questo a lungo andare può rappresentare un problema ed è per questo che esiste un “attento monitoraggio”.
Crescita e investimenti, legame indissolubile
“Siamo di fronte alla crisi più grave per l’economia dei paesi occidentali, ormai è acclarato, e l’Italia in questo contesto sconta più di altri gli errori del passato e soprattutto una grave mancanza di investimenti che frena produttività e crescita. Quello che è cambiato rispetto a questi “Anni difficili” è che dalla primavera dello scorso anno il protezionismo, le incertezze politiche hanno alimentato ancora di più la paura generando nuovi timori e senso di insicurezza. Una miscela da cui nascono nuove scelte geopolitiche, dai populismi-sovranismi alle diverse posizioni assunte sulla cosiddetta ‘Via della Seta’. Come se ne esce, soprattutto in Italia? Con misure strutturali e politiche caute”. E’ la replica di Visco a chi gli chiede lumi sulla crescita economica.