Non è piaciuto alla commissione Pari Opportunità dell’Usigrai lo scambio tra Loretta Goggi e Bruno Vespa su Rai1 durante lo show ‘Benedetta primavera’ – sul politicamente corretto. Tra gli esempi, l’approvazione della legge Merlin nel 1958 e l’impossibilità di usare all’epoca termini come prostitute e case chiuse. Ma si è parlato anche di ‘blackface’, il trucco teatrale, diffuso nel XIX secolo, che consiste nel camuffarsi in modo non realistico per assumere le sembianze di una persona nera, una pratica oggi considerata razzista. E dell’uso dei termini al femminile come ‘ministra’.
“Spiace assistere, in prima serata, a semplificazioni non degne del servizio pubblico. Spiace vedere come due personalità che hanno segnato la storia della televisione di questo Paese siano proiettate più verso il passato che verso il presente, e trovino difficile accogliere nuove sensibilità e richieste. In pochi minuti – afferma la Cpo dell’Usigrai nella nota – Loretta Goggi e Bruno Vespa liquidano il ‘politicamente corretto’ senza approfondirne le radici: le sensibilità di oggi sono evidentemente diverse da quelle di cinquant’anni fa, come quelle di cinquant’anni fa erano diverse da quelle dei decenni precedenti. Ogni epoca è portatrice di nuovi valori e riflessioni che portano a interrogarsi su abitudini e usi adottati fino a quel momento: non si tratta di cancellare il passato, ma di riflettere e cambiare, eventualmente, in considerazione delle nuove sensibilità emerse. Certamente è possibile non condividere alcune rivendicazioni di larghe parti della società, ma bollarle come ridicole è offensivo”. “Segnaliamo inoltre che nella lingua italiana non esiste il genere neutro: il maschile sovraesteso resta comunque maschile, e indicare una donna come ‘ministra’ – conclude la nota della commissione Pari Opportunità – vuol dire solo applicare le regole della grammatica. La lingua non è un codice immutabile: come ogni aspetto della società cambia e si evolve nel tempo”.
La risposa di Vespa non si è fatta attendere. “Come ho detto dalla Goggi, quando al Quirinale il presidente del Consiglio nomina i membri del governo, anche per le donne usa la parola ‘ministro’. Sono pronto a rispettare un nuovo protocollo quando dovesse esserci”.