Valdesi, al via il Sinodo, 850 anni di storia, attesa per la visita di Mattarella

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Al tempio valdese di Torre Pellice (Torino) si tiene dal 20 al 25 agosto il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi. La consueta serata pubblica (lunedì 21 agosto alle 20,45) ha per titolo: “Oppressione, resilienza, trasformazione: donne nello spazio pubblico”. Il Sinodo riunisce 180 delegati da tutta Italia e rappresenta il massimo organo decisionale e democratico per queste chiese storiche. Fra i temi portanti l’impegno della chiesa nella società, la fede, l’etica, il ruolo delle donne nei ministeri e nella vita politica, religiosa, sociale, culturale. In cantiere, un altro importante appuntamento su cui il Sinodo traccerà le linee di lavoro per l’anno a venire. Il 2024 sarà infatti una tappa fondamentale per i valdesi, che celebreranno gli 850 anni della nascita, a Lione, del movimento di Pietro Valdo. Il Sinodo di quest’anno registra un alto numero di ospiti da tutta Italia e dall’estero. Sono state invitate diverse personalità religiose e laiche fra cui il teologo e pastore Daniele Garrone, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Il pastore Giovanni Pietro Genre, presidente della Conferenza delle chiese protestanti dei paesi latini d’Europa. Il Decano della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI), pastore Carsten Gerdes. Il presidente della Federazione delle chiese pentecostali, pastore Alfredo Giannini. La pastora Mirella Manocchio, Presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI). Fra gli invitati, inoltre, esponenti della Chiesa di Scozia (Church of Scotland) e della Waldensian Mission Aid Society, della Chiesa evangelica tedesca (Evangelische Kirche in Hessen und Nassau), dell’American Waldensian Society e della United Methodist Church. Ancora, rappresentanti religiosi da Austria, Belgio, Germania, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Stati Uniti, Svizzera e Ungheria.

Cresce inoltre l’attesa per la visita del 31 agosto del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per l’inaugurazione di una targa per ricordare la figura di Altiero Spinelli, ospite a Torre Pellice della famiglia del valdese Mario Alberto Rollier, membro del Partito d’Azione, figura centrale nella diffusione dell’idea dell’europeismo. Occasione per rendere omaggio a una “prima volta” molto significativa: il primo discorso di Altiero Spinelli come leader del Movimento federalista europeo. La giornata del 31 agosto vedrà due momenti distinti: uno coinvolgerà le istituzioni civili locali e uno sarà dedicato alla Chiesa valdese, realtà storica del protestantesimo riformato. Nel pomeriggio si proseguirà con un convegno storico promosso dal Comune e dalla Fondazione Centro culturale valdese. Il convegno, dal titolo “L’Europa di Altiero Spinelli. L’importante eredità di un federalista”, avrà luogo al Teatro del Forte alle ore 16.30. “Sarà un giorno storico non soltanto per la comunità di Torre Pellice ma per tutto il Pinerolese e le Valli valdesi del Piemonte – dichiara il sindaco di Torre Pellice, Marco Cogno -. La presenza e l’attenzione del Presidente per le piccole comunità come la nostra ci onora e ci rafforza nel nostro agire quotidiano. A ottant’anni dal 1943 la presenza del Presidente assumerà un significato ancora più profondo per il nostro territorio grazie ai valori democratici e repubblicani sanciti nella nostra Carta Costituzionale”. “Siamo onorati della visita del presidente Mattarella in un’occasione tanto significativa per una Chiesa che da sempre coniuga una fede vissuta alla luce dell’Evangelo di Gesù Cristo a un appassionato impegno civile – dichiara la moderatora della Tavola Valdese, Alessandra Trotta -. Un tipo di impegno che per un’intera generazione di giovani valdesi nelle nostre Valli e altrove, esattamente ottanta anni fa, diventò anche, drammaticamente, un impegno di resistenza al nazifascismo, guidato da una visione ampia di un’Italia e di un’Europa fondate su principi di libertà e democrazia, rispettose della pluralità di idee e valori, amanti della pace e tese a promuovere la solidarietà e i diritti umani”.

Nella casa milanese del valdese Mario Alberto Rollier, tra il 26 e il 28 agosto del 1943, si svolse la riunione di fondazione della sezione italiana del Movimento federalista europeo, presente anche Spinelli. Lo stesso Spinelli sarà quindi poi ospite di Rollier, pochi giorni dopo, a Torre Pellice dove pronunciò, appunto quel primo storico discorso. Utopia concreta e progetto ancora da completare, quindi, l’idea di un’Europa federalista ha sì vissuto un momento chiave con il Manifesto di Ventotene (scritto nel 1941 da Ernesto Rossi e da Spinelli), ma ha avuto un passaggio fondamentale anche a Torre Pellice. Pochi mesi dopo, il 19 dicembre del 1943, ritroviamo Rollier a Chivasso, dove un gruppo misto di antifascisti valdostani e di rappresentanti delle Valli VALDESI si riunì per redigere la cosiddetta “Dichiarazione di Chivasso”. Vi si rivendicava un federalismo che riconoscesse le piccole autonomie culturali e linguistiche quali espressioni di libertà a fronte di una visione autoritaria e centralista dello Stato. Lo stesso gruppo valdese che ispirò questo documento ebbe un ruolo importante nell’organizzare le “Giornate teologiche del Ciabàs” (1-2 settembre 1945) il cui tema era, appunto, “Ecumenismo cristiano e federalismo europeo”.

Alle chiese valdesi e metodiste fa capo una popolazione complessiva (come risulta dalle loro stesse registrazioni) di circa 29.000 persone, distribuita in 130 chiese locali, di cui 4 in Svizzera (con un totale di 109 pastori in servizio, di cui circa un terzo donne), suddivise in 4 distretti, ciascuno con una propria conferenza annuale e propri organi esecutivi. Le amministrazioni ecclesiastiche gestiscono, a nome delle chiese valdesi e metodiste, un certo numero di istituzioni culturali, educative e di assistenza tra le quali la Facoltà valdese di teologia a Roma per la formazione dei pastori e delle pastore, la casa editrice Claudiana a Torino; il settimanale “Riforma” e il quotidiano online “riforma.it”. Dal 1984 i rapporti tra le chiese VALDESI e metodiste e lo Stato italiano sono regolati da una intesa (legge 449/1984), sulla base dell’art. 8 della Costituzione. In Italia il processo di integrazione tra le due chiese (unico nel suo genere) si è concluso con il Patto di integrazione del 1975 e il Sinodo unico del 1979. Con il Patto di integrazione nasce anche l'”Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia” (OPCEMI). Al centro della vita religiosa ed ecclesiastica le chiese metodiste e VALDESI pongono la Bibbia, che viene letta e interpretata come “Parola di Dio” senza tuttavia rifiutare l’apporto della critica biblica e le ricerche storiche e teologiche; esse rifiutano di conseguenza ogni forma di ministerio sacerdotale e di gerarchia personale.

In linea di principio i pastori (il 30% dei quali è donna) non si distinguono dai laici se non perché essi svolgono con regolarità e con un riconoscimento specifico i compiti che sono prerogativa di tutti i credenti. I VALDESI derivano il proprio nome da Valdo (o Valdesio), un mercante di Lione morto attorno al 1206, fondatore di un movimento pauperistico laico detto dei “poveri di Lione”, che si diffuse poi come movimento di protesta ecclesiale in Italia e in Europa, negli anni appena precedenti a Francesco d’Assisi. Subiscono persecuzioni dall’Inquisizione. I valdesi sopravvissuti nelle valli del pinerolese aderiscono nel 1532 alla Riforma protestante (Chanforan). Dopo il massacro dei valdesiI di Calabria (1561), sopravvivono nelle valli del Piemonte, nonostante i tentativi di sterminio del 1560, del 1655 e del 1686. Ottengono la parità dei diritti e la libertà religiosa nel 1848. Da allora si diffondono in tutta Italia. Seguono la confessione di fede riformata del 1655 e hanno un’organizzazione sinodale-rappresentativa. In seguito ai flussi migratori partiti dall’Italia già dall’800, alcune migliaia di valdesi sono presenti nell’area del Rio de la Plata in Uruguay e Argentina, e riuniti nell’Iglesia valdense. I metodisti nascono nel XVIII secolo in Inghilterra con un vasto movimento di risveglio religioso ad opera di John Wesley (1703-1791), la cui caratteristica era quella di predicare all’aperto, nelle città come nelle campagne, percorrendo, a cavallo o a piedi, oltre 360.000 chilometri. “Il mondo è la mia parrocchia” fu da subito il suo motto, che lo portò a fare delle piazze, delle case, di ogni spazio di vita quotidiana i luoghi di una rinnovata fede cristiana.