Uve “rare” di Solopaca, se ne parla domani su Rai Tre nel programma Buongiorno Regione

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in foto l'inviato di Rai Tre Rino Genovese a Solopaca con Clemente Colella

“E’ questo il ruolo determinante del servizio pubblico della Rai: valorizzare anche piccole realtà delle aree interne, come Solopaca, ricche di storia, tradizioni, cultura e di imprenditoria legata al mondo del vino”. Lo dice Clemente Colella, presidente dell’Associazione “Vignaioli di Solopaca”,  annunciando che domani mattina (a partire dalle ore 7,30) la rubrica di Rai Tre “Buongiorno Regione” dedicherà uno speciale su Solopaca per approfondire l’importante ricerca scientifica che è stata portata a termine sulle uve “rare”, finanziata anche con fondi della Regione Campania.
Solopaca,  che al termine della ricerca è stata definita la “Pompei” dei vitigni autoctoni, sarà dunque protagonista dello speciale Rai con l’inviato Rino Genovese. “E’ – anticipa Colella – una grande opportunità di crescita per la comunità di Solopaca l’aver preso coscienza della sua identità ultramillennaria legata all’utilizzo razionale e consapevole del territorio. Un rilancio che pone le sue basi sulla competenza e conoscenza del sistema raggiera. Un metodo di vivere il territorio senza violentarlo, curando e conservando l’ambiente naturale, inserendo nello stesso varietà vegetali, in particolare la vite e l’ulivo, disegnando così un paesaggio più unico che raro. Valloni, taglioni,  sorgenti, cisterne, tutti elementi paesaggistici realizzati e curati fin dal tempo dei Sanniti e dei Romani. Un tesoro caduto nell’oblio, recuperato e reso disponibile in termini di conoscenza e indagine scientifica grazie alla sinergia tra Associazione Vignaioli di Solopaca, istituti di ricerca e Regione Campania”.
“Ultimata la ricerca è ora in discussione una ipotesi di progetto di territorio basata sui risultati ottenuti mentre continua la sperimentazione dell’antico vino di Solopaca prodotto con le varietà ritrovate, allevate a raggiera, seguendo un protocollo rigidamente imposto dalla stessa ricerca”, conclude Colella