Usciremo dal tunnel ma non tutti insieme

1613
in foto: lungomare di Napoli, ragazzi senza mascherina fermati dagli agenti

Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 15 febbraio all’interno della rubrica “Spigolature”.

di Ermanno Corsi

Prima prova generale: l’Italia si è “smascherata” da metà febbraio, ma la Campania no. Un atto di secessione politico-amministrativa o di ribellismo sanitario? Dato incontestabile è che il Comitato tecnico scientifico e il ministro della Salute Roberto Speranza sono concordi: piena libertà di movimento nei luoghi aperti, funzione respiratoria tornata alla normalità e polmoni che si riacquietano dopo tanto stress. A Napoli, invece, passeggiate sul lungomare dal Molosiglio al largo Sermoneta con le stesse ansie e timori degli inquietanti mesi trascorsi. Ancora mascherine del cui uso fa “obbligo” l’ordinanza monocratica del Presidente della “Regione in bianco” Vincenzo De Luca.

SANITA’ MALATA. I dati di Napoli e Campania non rasserenano: i contagi da Covid sono diventati 1 milione e 130 mila, le vittime quasi 9.5OO (in tutto il Paese 151 mila). Il sistema ospedaliero non regge più alla pressione quotidiana e mostrano crepe soprattutto il Cardarelli, il Pascale, il Polo di Ponticelli e il San Giovanni Bosco. Molti operatori parlano di “inferno della pandemia” e, di fronte ai rischi che corrono in corsia, sempre di più quanti “fuggono dalle strutture pubbliche” verso le cliniche private. Tra i medici non tutti i virologi hanno dato prova di responsabilità, straparlando e rincorrendosi per chi la sparava più grossa solo per avere qualche minuto di visibilità in tv. Per alcuni di loro ci si è chiesto: hanno fatto il giuramento di Ippocrate o di ipocrita? Non a caso numerose le sospensioni e diffide irrogate dall’Ordine professionale. Un lettore un po’ spazientito scrive: ”Ora che l’epidemia finisce perché non ci mettiamo di buzzo buono a curare un sistema sanitario tanto compromesso e inaffidabile?”.

SOCIETA’INQUINATA. Durante e dopo la seconda guerra, si stava male per le bombe sganciate dalle “fortezze volanti” e per l’ignobile mercato nero dei generi di prima necessità. Una moltitudine soffriva e non pochi, vergognosamente spregiudicati, si arricchivano al grido di “mors tua vita mea”. Oggi il commercio malavitoso ha subìto una “cinica mutazione”: riguarda false vaccinazioni, dosi, fiale e green pass contraffatti a 300 euro l’uno. Inverosimile quanto accaduto, a Napoli, in un negozio accanto all’ospedale San Gennaro. Bastava entrarvi con la parola d’ordine: si fa qui la seconda dose? Da quel ritrovo di novax e dipendenti infedeli del nosocomio, si usciva con tutta la documentazione “perfettamente regolare”. Un criminoso traffico di furti e scambi di identità.

MASCHERINA TRA SI’ E NO. La metà febbraio è diventata metafora e spartiacque, un’anticipazione simbolica di quello che saranno le Regioni italiane quando, archiviati i colori pandemici che le hanno differenziate, riemergeranno le strutturali e storiche diversità il cui superamento è stato sempre, dall’età moderna a oggi, soltanto auspicato. Dolente, ma di sicuro realistica, la previsione: dal tunnel usciremo, ma non tutti nello stesso tempo e modo. Niente più naso e bocca coperti, mentre tutto quello che sarebbe potuto cambiare, si ritroverà inesorabilmente uguale a prima.

CAMPANIA ALLA PROVA. Vincenzo De Luca, eretico governatore “disobbediente”, dovrà spiegare che significa l’imperioso “obbligatorio l’uso della mascherina” quando non c’è alcun controllo e in tanti passano e spassano come vogliono? Quella “obbligatorietà” non diventa per caso una ridicola farsa non solo come lessico? Se così fosse, non meraviglierebbe né noi né, crediamo, lo stesso Governatore campano. Non ha affermato proprio lui che le vicende di questi mesi saranno scritte, nei tempi a venire, nei libri di “storia del cabaret?”. Come dire che ognuno, e lui convìntone per primo, avrà la narrazione che si sta meritando.

ULTIMISSIMA. Quanto a battute, il Governatore fa concorrenza a Crozza. Per il Piano paesaggio non approvato, se la prende con la funzionaria ministeriale Annalisa Cipollone per la quale, sbeffeggia, “anche un cumulo di rifiuti è paesaggio”. Così, però, “con le tante Cipollone che esistono, non si fa un passo avanti”. E allora? Ecco il consolatorio, sublime pensiero deluchiano: ”Con queste Cipollone potremo pur sempre farci un bel brodino vegetale…”.