Usa, tassi su: la Fed prevede tre ulteriori incrementi nel 2017

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Si rafforza il dollaro, giù il petrolio

Il punto della mattinata. La Borsa di New York ha chiuso la seduta in ribasso, ieri, nel giorno dell’aumento dei tassi di riferimento della valuta Usa. Il Dow Jones ha perso lo 0,6%, l’S&P 500 lo 0,81% e il Nasdaq Composite lo 0,5%. Wall Street ha virato al ribasso dopo la decisione della Fed. Il dollaro ha guadagnato terreno sull’Euro e sullo Yen, ma praticamente su tutte le valute scambiate in coppia. Conclusione: il Dow Jones ha interrotto una striscia positiva lunga sette sedute.

Dunque, com’era nelle attese, la Fed ha alzato i tassi di interesse di 25 punti base allo 0,5-0,75%. Si tratta del primo incremento da dicembre 2015. La decisione era ampiamente prevista da analisti ed operatori e non ci sono stati dissensi da parte dei membri del FOMC. Per il 2017 la banca centrale prevede tre ulteriori aumenti del costo del denaro. 
Peraltro, il board della Fed ha rivisto al rialzo le stime di crescita del Pil 2016 e 2017, rispettivamente a +1,9% (da +1,8%) e a +2,1% (da +2,0%).

Le vendite al dettaglio hanno evidenziato nel mese di novembre un incremento dello 0,1% m/m, dopo la crescita dello 0,6% del mese precedente. L’indice escluso il comparto auto è cresciuto dello 0,2% su base mensile a fronte di una variazione dello 0,5% a ottobre (rivisto da +0,6%).L’indice grezzo dei prezzi alla produzione ha evidenziato, nel mese di novembre, un incremento dello 0,4% dopo la variazione nulla registrata nella rilevazione precedente.

Su Base annuale il PPI è cresciuto dell’1,3%. L’indice core (esclusi energetici ed alimentari) e’ cresciuto dello 0,4% su base mensile (consensus +0,2%). Su base annuale, l’indice Core ha fatto segnare un incremento pari all’1,6%.

La Federal Reserve ha reso noto che nel mese di novembre la Produzione Industriale ha accusato una flessione dello 0,4% rispetto al mese precedente. Il dato è risultato peggiore delle attese, fissate su un decremento dello 0,2%, in calo dal +0,1% precedente. Il tasso di utilizzo della capacità produttiva si è attestato al 75%, inferiore alla rilevazione precedente (75,4%).

Le scorte delle imprese sono diminuite dello 0,2% nel mese di ottobre, risultando inferiori alle attese degli analisti (pari a -0,1%) e alla lettura precedente (+0,1%).

Sul fronte societario male il comparto energetico a causa del tonfo del petrolio.

Borse asiatiche

L’Asia frena sul rialzo dei tassi Usa. Il tanto atteso rialzo dei tassi d’interesse Usa è arrivato, ma a farsi sentire, sui listini asiatici, sono state soprattutto le previsioni di un’accelerata più netta di quanto gli investitori si attendessero nel passo con cui la Federal Reserve intende proseguire negli aumenti. Come già detto, infatti, nel 2017 le prospettive sono per tre ulteriori rialzi. 
Il primo risultato è stato un rafforzamento del dollaro che ha visto premiato esclusivamente il Giappone. Grazie al conseguente indebolimento dello yen, sempre una buona notizia per i grandi esportatori del Sol Levante, a Tokyo il Nikkei 225 ha infatti chiuso con un guadagno dello 0,10% (meglio ha fatto l’indice più ampio Topix, apprezzatosi dello 0,26%), performance tutt’altro che esaltante ma sostanzialmente unica in positivo tra i principali indici della regione. 
Sul fronte macroeconomico, tra l’altro, la lettura preliminare dell’indice Pmi del Giappone stilato da Markit/Nikkei ha segnato per dicembre un progresso a 51,9 punti dai 51,3 punti di novembre (51,4 in ottobre), salendo ai massimi dallo scorso gennaio.

A Seoul l’andamento non è stato molto diverso da Tokyo, ma il Kospi ha comunque registrato una flessione seppure limitata allo 0,01% in chiusura.

Sul fronte delle materie prime, il petrolio continua la sua correzione portandosi in negativo per l’intera settimana mentre l’oro scivola ai minimi di oltre 10 mesi. Minerari e, soprattutto, petroliferi (Santos perde oltre il 10%) hanno sentito il colpo a Sydney e l’S&P ASX 200 ha perso lo 0,82% al termine della seduta.

Performance comunque migliore rispetto al declino superiore all’1% dell’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, trascinato al ribasso soprattutto dai mercati emergenti. Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 hanno perso lo 0,73% e l’1,14% rispettivamente. Vira invece in positivo lo Shenzhen Composite, apprezzatosi dello 0,67% al termine degli scambi.

Peggiore performance tra i principali indici della regione è invece quella di Hong Kong: in vista della chiusura delle contrattazioni l’Hang Seng è in declino di circa l’1,80% e fa peggio il sottoindice Hang Seng China Enterprises che perde oltre il 2,50%.

Italia 

Borsa italiana in rialzo. Il Ftse Mib segna +0,83%, il Ftse Italia All-Share +0,79%, il Ftse Italia Mid Cap +0,45%, il Ftse Italia Star +0,38%.

In verde anche le principali piazze azionarie europee. Il Dax30 di Francoforte guadagna lo 0,4%, il Cac40 di Parigi lo 0,5% e l’Ibex35 di Madrid lo 0,45%. Sulla parità il Ftse100 di Londra. 

Dunque, mercati obbligazionari eurozona in netta flessione. 
Il rendimento del Bund decennale sale di 7 bp allo 0,38%, quello del BTP sale di 8 bp all’1,87% (+8 bp per il Bono spagnolo all’1,48%). Lo spread sale di 1 bp a 149.

Bancari in netto rialzo, a Piazza Affari: il FTSE Italia Banche segna +2,2%, l’EURO STOXX Banks +2,1%. 
Il presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker ha dichiarato alla tv tedesca Zdf che i problemi del settore bancario tricolore non sono irrisolvibili e che l’Italia non sarà l’origine di una nuova crisi dell’eurozona. Peter Praet, capo economista e membro del comitato esecutivo della BCE, ha affermato che le regole comunitarie permettono l’aiuto di Stato a favore delle banche italiane. Secondo indiscrezioni di stampa il governo potrebbe varare prima di Natale un piano di aiuti “monstre” da 95 miliardi di euro al settore, di cui 15 per ricapitalizzazioni e 80 da utilizzare come garanzie. 

Occhi puntati su Mediaset in ragione della scalata ritenuta ostile di Vivendi. Per il Biscione appare fisiologica la correzione (-9,01%, asta di volatilità) dopo il balzo dell’altro ieri. A proposito del primo polo televisivo privato italiano, il ministero dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha dichiarato in una nota che “non sembra davvero che quello che potrebbe apparire come un tentativo, del tutto inaspettato, di scalata ostile a uno dei più grandi gruppi media italiani, sia il modo più appropriato di procedere per rafforzare la propria presenza in Italia. Il Governo monitorerà con attenzione l’evolversi della situazione”.

Si profila quindi un qualche tipo di ostruzionismo nei confronti del colosso francese da parte delle autorità italiane. La famiglia Berlusconi inoltre si è dichiarata compatta nel non “lasciare che qualcuno provi a ridimensionare il nostro ruolo di imprenditori”. 

Infine, secondo fonti giudiziarie la procura di Milano ha aperto ieri un fascicolo di indagine con l’ipotesi di reato di manipolazione del mercato a seguito di un esposto presentato dal gruppo di Cologno Monzese.

La speculazione si sposta su Telecom Italia (+3,9%): alcuni operatori ipotizzano che Fininvest possa contrattaccare acquistando titoli della compagnia telefonica, controllata da Vivendi.

I dati macro attesi oggi
Giovedì 15 Dicembre 2016

EUR Riunione Consiglio Europeo (giorno 1);

01:30 GIA Indice PMI manifatturiero preliminare dic;

09:00 FRA Indice PMI manifatturiero preliminare dic;

09:00 FRA Indice PMI servizi preliminare dic;

09:30 GER Indice PMI manifatturiero preliminare dic;

09:30 GER Indice PMI servizi preliminare dic;

10:00 EUR Indice PMI composito preliminare dic;

10:00 EUR Indice PMI manifatturiero preliminare dic;

10:00 EUR Indice PMI servizi preliminare dic;

10:30 GB Vendite al dettaglio nov;

13:00 GB Riunione BoE;

14:30 USA Richieste settimanali di sussidi disoccupazione;

14:30 USA Bilancia partite correnti trim3;

14:30 USA Indice Empire State Manufacturing dic;

14:30 USA Inflazione nov;

14:30 USA Indice Philadelphia Fed (manifatturiero) dic;

15:45 USA Indice Markit PMI manifatturiero preliminare dic;

16:00 USA Indice NAHB (mercato immobiliare residenziale) dic;

22:00 USA Acquisti netti att. finanziarie (l/term.) ott.