Usa, oggi i dati sull’occupazione con il dollaro bene intonato

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Il punto. Grande attenzione, oggi, da parte degli operatori ai dati sull’occupazione Usa, con un dollaro peraltro che intanto mostra nel complesso una buona intonazione. L’euro/dollaro ha toccato, infatti, a metà mattinata un minimo di seduta a 1,0741. Ieri, ivece, il cambio era arrivato fino a 1,0828, massimo dallo scorso 8 dicembre.

Per quel che riguarda i “Non farm payroll” Usa le attese sono per 175.000 nuovi posti in gennaio; ma dopo il buon dato Adp di mercoledì sull’occupazione nel settore privato non sono escluse sorprese positive che potrebbero rilanciare le aspettative di un ciclo sostenuto di rialzo dei tassi Usa nel corso del 2017, dopo i toni non particolarmente restrittivi con cui si è concluso il meeting della banca centrale di questa settimana.

Il dollaro/yen si mantiene a sua volta vicino al massimo di seduta di 113,24, circa una figura sopra quota 112,05 toccata ieri, il livello più basso da fine novembre.

A spingere al ribasso lo yen rispetto al biglietto verde ha contribuito l’operazione straordinaria di questa mattina con cui la Banca del Giappone si è offerta di acquistare titoli di Stato nazionali decennali, finalizzata al mantenimento del tasso relativo al target fissato attorno allo zero percento.

Resta comunque limitato l’impatto sull’euro dei Pmi servizi e compositi europei pubblicati stamane. L’indice servizi finale della zona euro è stato rivisto al rialzo a 53,7, il composito a 54,4. Il Pmi servizi tedesco ha invece indicato un nuovo, seppur lieve, rallentamento del settore in gennaio.

Sul mercato azionario, intanto, al momento le borse si muovono in rialzo, nella direzione cioè registrata in apertura dell’ultima seduta della settimana in rialzo. A Milano il Ftse Mib indica +0.42%, il Dax30 di Francoforte guadagna lo 0,43%, il Cac40 di Parigi lo 0,68%, l’Ibex35 di Madrid lo 0,35% e il Ftse100 di Londra lo 0.40%. 

Tra i titoli si segnalano Generali (invariata a 14,94 euro) incerta dopo che Intesa Sanpaolo (+1,8%) ha smentito le indiscrezioni di stampa relative al lancio imminente di un’offerta pubblica di scambio sulle azioni della compagnia triestina, confermando “pertanto che possibili combinazioni industriali con Assicurazioni Generali sono tuttora soltanto oggetto di un case study”.

E ancora UniCredit (+0,3%) abbastanza volatile in vista dell’avvio dell’aumento di capitale da 13 miliardi di euro previsto per lunedì 6 febbraio. Ottimo avvio di seduta per Telecom Italia (+3,3% a 0,8250 euro), che oggi riunisce il cda per i dati preliminari 2016, grazie a Banca IMI che migliora la raccomandazione sul titolo da add a buy, con target price incrementato a 1,08 euro da 0,97 euro. Così come Ferrari (+2,2%) non ferma la sua corsa e tocca il nuovo record storico a 61,15 euro in scia ai dati 2016 presentati ieri.

Borse asiatiche

Contrastata la tendenza degli scambi in Asia. Protagonista della seduta è la Cina: Shanghai e Shenzhen riaprono dopo la settimana di celebrazione del Capodanno lunare, caduto quest’anno il 28 gennaio, ma sotto i riflettori finisce la People’s Bank of China (PboC) che, con un ulteriore passo in avanti verso la stretta delle sue politiche monetarie, ha alzato i tassi d’interesse applicati nelle transazioni open-market (è stato aumentato il costo del reverse repurchase di 10 punti base al 2,35% per gli accordi a sette giorni, al 2,50% per quelli a 14 giorni e al 2,65% per quelli a 28 giorni).

Le piazze cinesi perdono terreno e condizionano il clima della regione: l’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, perde circa lo 0,30% scivolando dal picco degli ultimi tre mesi segnato giovedì. Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 chiudono in declino dello 0,60% e lo 0,69% rispettivamente. Poco meglio ha fatto lo Shenzhen Composite, deprezzatosi dello 0,39% al termine delle contrattazioni. In negativo anche Hong Kong: l’Hang Seng perde circa lo 0,40%.

Tokyo riprende fiato anche se il Nikkei 225 limita ad appena lo 0,02% il suo apprezzamento nella seduta (fa decisamente meglio l’indice più ampio Topix, che guadagna lo 0,30%). Intanto nei verbali del meeting della Bank of Japan (BoJ) di 19 e 20 dicembre l’outlook sui prezzi al consumo continua a essere debole, ostacolando l’obiettivo dell’istituto centrale nipponico di porre fine alla deflazione.

A Sidney in ribasso dello 0,42% l’S&P ASX 200. In positivo invece Seoul, con il Kospi che si apprezza dello 0,10% in chiusura.

Valute e materie prime

Per quanto riguarda le valute, già si è detto. Da segnalare, dunque, il moderato progresso del Bloomberg Dollar Spot Index, paniere che monitora la divisa Usa nei confronti delle altre dieci principali valute, che in ogni caso si avvia verso il più netto declino settimanale da novembre. 
Lo yen si deprezza dello 0,2% sul dollaro, ma resta in crescita di quasi il 2% nell’ottava. 
Sul fronte delle materie prime il petrolio guadagna oltre mezzo punto percentuale, avviandosi a chiudere la terza ottava consecutiva in progresso su stime del raggiungimento di circa il 60% degli obiettivi di taglio alla produzione da parte dell’Opec. L’oro perde terreno ma rimane in progresso di quasi il 2% nell’intera settimana. 
A Sydney si registrano pesanti perdite per i titoli legati alle commodity (i colossi minerari Bhp Billiton e Rio Tinto chiudono entrambi in declino di oltre il 3%).

Borsa Usa

La Borsa di New York ha chiuso la seduta poco mossa. Il Dow Jones ha perso lo 0,03% e il Nasdaq Composite lo 0,11%. Sopra la parità l’S&P 500 (+0,06%).

I dati macro

I verbali del meeting della Bank of Japan (BoJ) di 19 e 20 dicembre confermano la convinzione che l’economia del Sol Levante rimanga su un percorso di moderato recupero. L’outlook sui prezzi al consumo continua però a essere debole, ostacolando l’obiettivo della BoJ di porre fine alla deflazione. “Il tasso di cambiamento annuale dell’indice core dei prezzi è probabile sia leggermente negativo o intorno allo zero, a causa degli effetti del calo dei corsi dell’energia”, si legge nei verbali. Per l’istituto centrale rischi depressivi per il Giappone derivano dall’indebolimento dell’economia cinese, dal problema del debito in Europa e dalla Brexit.
Il Purchasing Manufacturers’ Index (Pmi) dei servizi del Giappone, stilato da Markit in collaborazione con Nikkei, resta in gennaio per il quarto mese consecutivo sopra alla soglia che separa crescita da contrazione. Il dato per lo scorso mese segna però un declino a 51,9 punti dai 52,3 punti di dicembre (51,8 in novembre). Cala anche il Pmi composite, che combina l’indice dei servizi con quello del manifatturiero, a 52,3 punti dai 52,8 punti di dicembre (52,0 in novembre).

Corea del Sud: surplus partite correnti in calo a dicembre

La People’s Bank of China (PboC) ha fatto un ulteriore passo avanti verso la stretta delle sue politiche monetarie alzando i tassi d’interesse applicati nelle transazioni open-market. L’istituto centrale di Pechino ha aumentato il costo del reverse repurchase di 10 punti base al 2,35% (per gli accordi a sette giorni), 2,50% (14 giorni) e 2,65% (28 giorni). Si tratta del primo incremento dal 2013 per i primi due e dal 2015 per i contratti a 28 giorni

L’attività manifatturiera in Cina rallenta in gennaio. La lettura relativa al primo mese del 2017 del Purchasing Managers’ Index (Pmi) elaborato da Markit/Caixin si è attestata infatti a 51,0 punti, in declino dai 51,9 punti di dicembre (50,9 in novembre), che erano il livello più elevato dal gennaio 2013. Il dato, che resta per il settimo mese consecutivo sopra la soglia di 50 punti che separa crescita da contrazione, è inferiore rispetto ai 51,8 punti del consensus di Reuters.

Secondo quanto comunicato da Bank of Korea (l’istituto centrale di Seoul), in dicembre il surplus delle partite correnti è calato a 7,87 miliardi di dollari dagli 8,89 miliardi di novembre (lettura quest’ultima rivista al ribasso dagli 8,99 miliardi originariamente comunicati). Nell’intero 2016 il surplus è stato pari a 98,68 miliardi di dollari, in declino dai 105,94 miliardi del 2015.

Il calendario di oggi
Venerdì 3 Febbraio 2017

00:50 GIA Verbali BoJ;

02:45 CINA Indice Caixin PMI manifatturiero gen;

09:15 SPA Indice PMI servizi gen;

09:45 ITA Indice PMI servizi gen;

09:50 FRA Indice PMI servizi finale gen;

09:55 GER Indice PMI servizi finale gen;

10:00 EUR Indice PMI composito finale gen;

10:00 EUR Indice PMI servizi finale gen;

10:30 GB Indice PMI servizi gen;

11:00 ITA Inflazione preliminare gen;

11:00 EUR Vendite al dettaglio dic;

14:30 USA Nuovi occupati gen;

14:30 USA Tasso di disoccupazione gen;

15:15 USA Intervento Evans (FOMC, Fed);

15:45 USA Indice Markit PMI servizi finale gen;

16:00 USA Indice ISM non manifatturiero gen;

16:00 USA Ordinativi industriali dic;

16:00 USA Ordini di beni durevoli finale dic.