Università: fuga dal Sud, 20% va a studiare al Centro Nord

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Il 20% degli studenti del Mezzogiorno e delle isole lascia il proprio territorio per spostarsi a compiere già il primo livello di istruzione universitaria al Centro Nord. Il dato emerge dall’indagine presentata oggi a Napoli da Almalaurea, il consorzio universitario che raccoglie 73 università sulle 80 presenti in Italia e che ha intervistato dettagliatamente 270.000 studenti. La diaspora degli studenti coinvolge in maniera netta regioni come Calabria, Sicilia e Basilicata, mentre “tiene” la Campania che perde il 12% del proprio capitale umano appena uscito dalle scuole superiori e che cerca di allontanarsi il meno possibile da casa, visto che il 10% va in atenei del centro e solo il 2% da al nord. Ma che l’Italia sia a due velocità anche in campo universitario si evince anche dal calo generale delle immatricolazioni che coinvolge tutto il paese ma è particolarmente forte nelle regioni meridionali: dal 2003 al 2015 le università hanno perso nel complesso circa 70.000 matricole (-20%) ma per il sud la percentuale di calo di iscrizioni è del 30% contro il 22% del centro e solo il 3% del nord. I dati aggravano le prospettive del Mezzogiorno se affiancati all’altro rapporto presentato oggi da Almalaurea, quello sulla condizione occupazionale dei laureati che mostra, si legge “un’analisi comparata delle ultime otto generazioni di laureati” e conferma le difficoltà riscontrate sul mercato del lavoro negli ultimi anni mostrando però “il timido emergere nel corso del 2015 di alcuni segnali di ripresa del mercato del lavoro”. In particolare tra i neolaureati cala la disoccupazione e aumentano stabilità lavorativa, retribuzioni e offerta. Resta infatti lungo il tempo speso a cercare lavoro, ma a cinque anni dalla laurea il tasso di occupazione (prendendo in esame i laureati nel 2010) sale fino all’84%. Rispetto alla stessa rilevazione sul 2014, il tasso cala di 2%, ma la stabilità del lavoro e il guadagnano mostrano segnali di miglioramento: il 72% (+2% sul 2014) dei laureati da cinque anni ha un contratto a tempo indeterminato o attività autonome vere e proprie, e la loro retribuzione media mensile è salita rispetto all’anno scorso da 1354 euro a 1388. I dati di Almalaurea segnano però un profondo gap dell’Italia nei confronti di altri Paesi d’Europa: “In Italia – ha sottolineato il presidente di Almalaurea Ivano Dionigi, ex rettore dell’Università di Bologna – nella popolazione tra i 25 e i 34 anni abbiamo il 24% di laureati, siamo ultimi in Europa dopo la dopo Turchia e la media europea è del 41% di laureati”. C’è molto lavoro da fare, quindi, anche se un dato conforta e indica che c’è uan base forte da cui partire sulla formazione: “L’Italia – spiega Dionigi – è prima in Europa per richieste di Erasmus plus da parte dell’e aziende: la media europea di richieste è del 30% mentre la domanda di Italiani è del 51%. Questo per le nostre radici culturali forti e perché abbiamo i licei migliori d’Europa”.