Un’app che misura il dolore nei neonati. Il progetto è di un team italiano

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di Paola Ciaramella

I neonati, soprattutto se prematuri o ricoverati in terapia intensiva, vengono spesso sottoposti a procedure sanitarie dolorose. In una fase precoce dello sviluppo del sistema nervoso, il dolore ripetitivo può provocare effetti negativi a breve ma anche a lungo termine, ad esempio riducendo la soglia di percezione in età adulta. Da oggi un’innovativa app, realizzata a Torino, permetterà di monitorare il dolore e i parametri vitali nei pazienti piccolissimi, per mezzo di un sistema automatico e non invasivo che si basa su tecniche di analisi della mimica facciale. Il rivoluzionario metodo è stato ideato da Emilia Parodi, pediatra all’Ospedale Mauriziano del capoluogo piemontese, e già sperimentato con successo nel reparto di Neonatologia diretto da Mario Frigerio, grazie alla collaborazione tra i medici e gli infermieri pediatrici con gli ingegneri dell’Istituto Superiore Mario Boella di Torino e con alcuni statistici del Dipartimento di Matematica ed epidemiologi del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’Università torinese.

Il progetto è stato presentato a dicembre a Barcellona, durante il Congresso Internazionale di Ricerca Bioinformatica (ICBRA 2017), dove ha ricevuto il premio come migliore contributo scientifico. “L’incapacità dei bambini molto piccoli di comunicare verbalmente rende particolarmente difficile valutare l’entità del dolore provato da questi pazienti – sottolineano dall’Ospedale Mauriziano –. I clinici dovrebbero essere abituati ed allenati a cogliere i segnali di dolore dei piccoli pazienti (modificazioni della mimica facciale, movimenti degli arti, alterazioni della frequenza cardiaca e della saturazione di ossigeno nel sangue) e ad oggettivarli attraverso punteggi che in genere più sono alti più sono indicativi di dolore”. Esistono, inoltre, scale algometriche che guidano medici e infermieri nella rilevazione della sofferenza del neonato; “dati di letteratura evidenziano, tuttavia, come i professionisti abbiano difficoltà ad applicare la valutazione del dolore”, sia applicando le scale tradizionali che le scale algometriche – in particolare, l’utilizzo di queste ultime avviene soltanto nell’11-35% delle Terapie intensive neonatali. Il nuovo metodo, che si fonda su tecnologia wireless tramite app e smartphone, consente di rilevare il dolore in maniera oggettiva – e al tempo stesso di misurare la saturazione di ossigeno, la frequenza cardiaca e respiratoria – senza fastidi per il bambino, mediante la videoregistrazione del volto e delle smorfie facciali, che avviene grazie a una telecamera posta in prossimità dell’incubatrice – per i neonati ricoverati in terapia intensiva – o del fasciatoio. “Monitorare la frequenza cardiaca e respiratoria con tecnologia wireless contribuirà notevolmente al benessere del neonato che verrà finalmente ‘liberato’ da fili e sensori, che, oltre a lesionare la pelle fragile del bimbo molto piccolo, possono limitare il contatto fisico con la mamma ed il papà – aggiungono i neonatologi dell’ospedale torinese –. I dati preliminari che abbiamo ottenuto sono molto interessanti e ci permetteranno di accedere a bandi per ottenere finanziamenti regionali ed europei e sviluppare concretamente dispositivi utili nella pratica clinica”.