Una vittoria parziale della diplomazia in Medio Oriente

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In foto Gilard Erdan
Israele e gli Emirati Arabi Uniti hanno raggiunto un accordo che porterà ad una piena normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra le due nazioni mediorientali. L’Ambasciatore di Israele negli USA Gilda Erdan  lo ha definito un primo tassello verso la pace e la cooperazione tra Stati Arabi, ma molte nazioni lo definiscono l’atteso tradimento degli Emirati che svolgono solo gli interessi USA in Medio Oriente come dimostra la benedizione e l’aiuto fornito da Tramp :  Israele avrebbe accettato di sospendere il piano di annessioni di parte della Cisgiordania annunciato negli scorsi mesi. Trump, in un tweet, ha definito l’accordo una “grande svolta”, descrivendolo come un “storico accordo di pace tra i nostri due grandi amici”. “Giorno storico”, ha dichiarato il Primo ministro israeliano Netanyahu.
Il principe ereditario degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed Bin Zayad, ha confermato in un tweet che Israele ha accettato di sospendere i piani di annessione. “Durante una telefonata con il presidente Trump e il primo ministro Netanyahu è stato raggiunto un accordo per fermare l’ulteriore annessione dei territori palestinesi da parte di Israele. – quanto sostiene Mohammed Bin Zayad – Gli Emirati Arabi Uniti e Israele hanno anche concordato di cooperare e di stabilire una roadmap per stabilire un rapporto bilaterale”. Una roadmap che non tiene conto dell’influenza nella questione, di altre nazioni che per questo si sono sentite tradite. L’Iran ha criticato un accordo concluso tra Emirati Arabi Uniti (EAU) e Israele che prevede la normalizzazione dei rapporti tra i due Stati come “pericolosi e illegittimi”. “La misura vergognosa di Abu Dhabi per raggiungere un accordo con il falso regime sionista (Israele) è una mossa pericolosa e gli Emirati Arabi Uniti e altri stati che lo hanno sostenuto saranno responsabili delle sue conseguenze”, ha detto il ministero degli Esteri, secondo IRNA. “Questo pugnala alle spalle i palestinesi e rafforzerà l’unità regionale contro il regime sionista”. Israele aveva precedentemente pianificato di dichiarare la propria sovranità su parti della Cisgiordania contrassegnate per la sua appropriazione in base al cosiddetto “accordo del secolo” di Trump. L’estensione è stata sospesa, poiché Washington ha esortato lo stato ebraico a sospendere i piani. Il primo ministro israeliano Netanyahu, tuttavia, ha sottolineato in seguito all’accordo che “i piani di annessione è ancora sul nostro tavolo”, poiché lo stop non è permanente. Allora quale è il radicale cambiamento dichiarato soprattutto in ambito diplomatico. Con l’accordo, gli Emirati Arabi Uniti diventano il terzo paese arabo a stabilire pieni legami diplomatici con Israele, dopo l’Egitto e la Giordania, e il primo di questi paesi nel Golfo a farlo. In una dichiarazione di giovedì, un portavoce dell’Autorità nazionale palestinese ha affermato che i palestinesi condannano l’accordo annunciato tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti: “ La leadership palestinese annuncia il suo forte rifiuto e la condanna dell’accordo trilaterale per normalizzare le relazioni tra Israele e Emirati Arabi mediata dagli Usa”.
Il portavoce ha osservato che l’Autorità Nazionale Palestinese “vede questo passo come un tentativo d’indebolire l’iniziativa di pace araba e la decisione della Lega araba”, definendolo “un’aggressione contro il popolo palestinese”. In realtà esiste un pericoloso scollamento tra i Paesi Arabi che gli ultimi avvenimenti a Teheran e in Libano hanno ben caratterizzato, perché esiste una grossa influenza economica che non vuole entrare nell’egida del fondamentalismo  privo di realtà diplomatiche è dotato solo di un crescente irredentismo politico.
L’idea di avviare relazioni diplomatiche era un fatto atteso come ricorda lo stesso Ambasciatore e come replicato recentemente dal New York Times. Tra le altre cose, il Mossad, i servizi segreti per l’estero di Israele, aveva investito parecchio tempo e risorse per stabilire relazioni non ufficiali con diversi paesi arabi del Golfo Persico. Il direttore dell’agenzia, Yossi Cohen, aveva fatto viaggi negli Emirati, in Arabia Saudita e in Qatar, oltre che in Giordania e in Egitto. Con l’inizio della pandemia da coronavirus questi rapporti erano diventati ancora meno segreti. Il Mossad aveva riconosciuto di acquistare all’estero materiale medico per trattare la COVID-19, e alcune ricostruzioni della stampa israeliana e internazionale avevano parlato di voli segreti carichi di mascherine e ventilatori provenienti proprio dagli Emirati. A giugno, inoltre, l’ambasciatore emiratino negli Stati Uniti, Yousef al Otaiba, aveva scritto un significativo editoriale diretto a un pubblico israeliano, e pubblicato in ebraico sul popolare quotidiano israeliano Yediot Ahronot. L’editoriale si intitolava «O annessione o normalizzazione», e metteva in discussione la tesi di Netanyahu per cui l’annessione della Cisgiordania – obiettivo perseguito da tempo dalla destra israeliana – non avrebbe compromesso la possibilità per Israele di avviare relazioni diplomatiche con gli Emirati e l’Arabia Saudita. O una cosa o l’altra, diceva al Otaiba.