“Una riforma sbagliata”. E’ questo il titolo di una comunicazione a pagamento, pubblicata stamattina su alcuni quotidiani, dall’Associazione nazionale magistrati (Anm) secondo la quale la “riforma dell’ordinamento giudiziario era stata annunciata per combattere il correntismo, ma è diventata una legge per intimidire i magistrati”. “Avremmo voluto – osserva l’Anm – una disciplina in grado di sopire il carrierismo all’interno degli uffici giudiziari, ma questa riforma esaspera, invece, la competizione fra i colleghi. Avremmo desiderato una riforma ispirata al principio costituzionale del giudice soggetto solo alla legge, e invece si applicano criteri manageriali agli uffici giudiziari, facendo prevalere logiche di tipo aziendalistico, basate esclusivamente sui numeri e sulla produttività. Il vizio di fondo – sottolinea – è pensare che se una sentenza venga riformata nei successivi gradi di giudizio, o se un’istanza cautelare del pm non trovi accoglimento, ciò sia da ricollegare a un errore del magistrato, che per ciò solo vada sanzionato, quanto meno sul piano della valutazione della sua professionalità”. “Quella che si sta materializzando è una riforma che non ha come scopo quello di preservare la qualità delle decisioni dei magistrati, ma che è ispirata alla sola logica dei numeri, senza tener conto del valore della funzione giudiziaria, intesa come presidio dei diritti e garanzia di tutela delle delicate vicende di vita delle persone – conclude l’Anm – Il danno sarà per i cittadini che meritano una riforma ‘per’ la giustizia e non una riforma ‘contro’ la magistratura, suggerita da spirito di rivalsa e miope di fronte alle reali criticità, che da anni i magistrati denunciano, a iniziare dalla irrazionale e inefficiente organizzazione delle risorse e dalle gravissime carenze dell’edilizia giudiziaria”.
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