Una liberazione densa di luci e ombre

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In foto Omar Abdelsalam al Tarhuni
Si sono diffuse proteste formali e non, ma anche ringraziamenti, all’Ambasciata di Libia a Roma di cui l’Ambasciatore Abdelsalam Al Tarhuni per  il modo in cui si è concluso il rapimento dei pescatori siciliani. Sicuramente la bella notizia sta facendo chiudere in bene un anno nettamente nefasto ma luci ed ombre si posano sul modo esercitato per la liberazione tuttora non chiaro: Partiti da Bengasi intorno all’una di notte di venerdi’ 18 Dicembre, le due imbarcazioni hanno navigato per poco meno di 60 ore. “Oggi e’ il nostro Natale, anticipato di qualche giorno – ha detto Marco Marrone, armatore del Medinea – Mi auguro che questa storia sia da sprone per unire la marineria di Mazara, che nella sua storia ha subito almeno 50 sequestri; e serva al governo per risolvere la questione dei confini marittimi della Libia”. Ed è questo il punto se andiamo a vedere quando c’è stato il primo rapimento di pescatori di Mazara e ci rendiamo conto che il problema non è mai stato risolto e mai lo sarà. La rabbia viene quindi dalla certezza che ci sia una sorta di pericolosità latente sulla possibilità latente del ripetersi dell’accaduto mentre altre luci ed ombre si addensano sul governo e sul modo per niente chiaro con cui avrebbe ottenuto la liberazione. Per non parlare del modo in cui i pescatori sarebbero stati trattati, che non è sicuramente possibile accettare dopo tante convenzioni internazionali.