Una gestione vincente non prescinde mai dall’interpretazione

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Da tempo ormai la moda ha un grande peso sulle sorti della nostra economia. Milano col suo quadrilatero della moda, con gli indossatori e le indossatrici che popolavano le strade al mattino presto e al tramonto, tutti bellissimi, altissimi, biondissimi, sportivissimi e stranierissimi, Milano da bere, da sognare …e tutto quanto vi pare. Milano generatrice del fashion italiano. Che cosa, intanto, succedesse in Sicilia, che pure vanta una grande tradizione sartoriale, era puro mistero. Il peso degli stilisti napoletani sulle tendenze, le linee e i tessuti non era neanche preso in considerazione. Tanto i nostri stilisti giocavano per lo più fuori casa. Questione di marketing, baby. Poi uno squarcio nelle tenebre. Anno 2000 d. C.. Un antico edificio nel cuore più profondo della città, i quartieri spagnoli, è stato dedicato alla moda e ai grandi stilisti napoletani che hanno lasciato un segno nel mondo. Straordinario, incomparabile. Ci voleva. Dov’è? Qualcuno potrebbe trovare lo spunto sufficiente per riprendere la solita solfa del Sud depauperato dal Nord (funziona sempre), sì, sembra proprio il gioco enigmistico del “forse non tutti sanno che.” Questo museo appartiene a quel patrimonio semisconosciuto dei nostri enti pubblici, e per sopravvivere necessita ogni anno di un sostegno economico che si aggira intorno ai 300000 euro. Esso quindi grava improduttivo su ogni cittadino. Nonostante l’annuale iniezione di fondi la struttura non ha i soldi per gli stipendi dei dipendenti e per alcun tipo di spesa manutentiva. La direzione piange la mancanza di sponsor, d’idee, di un “piano”. Sembra l’ennesima conferma dell’idea che il funzionamento di una struttura museale non possa che dipendere da un sostanzioso vitalizio che garantisca mantenimento e stipendio a tutti. Usque tandem. A Londra il Museo del tessile della moda presenta un programma annuale di mostre che esplorano gli elementi della moda, tessile e gioielli. Provate pure a prenotare, ma non illudetevi, la fila, anche quella virtuale, è lunga. Di diversa impostazione il Palais Galliera a Parigi: ambientato come il nostro in un antico edificio, espone circa settantamila esemplari tra abiti, accessori gioielli. Ovvio, un museo della moda… Qui però si mette in discussione la geografia di un indumento dal momento in cui abbandona la sagoma di chi l’ha indossato, si consacra lo stilista e si celebrano i suoi clienti quelli famosi come quelli sconosciuti. S’interpreta l’arte del vestire. Il museo è visitabile solo in occasione delle esposizioni temporanee. Per esempio da marzo 2016 a maggio 2017 c’è una mostra in cui sono confrontati abbigliamenti e stili del XVIII, XIX, e XX secolo e creazioni contemporanee e selezionati i pezzi più belli del patrimonio museale… la struttura è così visitabile ogni giorno. “Temporanea”, la mostra. Gli abiti creati dai più grandi nomi che hanno fatto la storia della moda napoletana e italiana, Sarli, Livio De Simone o Schuberth, esposti nel Museo di Piazzetta Mondragone, sono stati amati dalle fashion girl di tutto il mondo e di ogni epoca; quelli di Eleonora di Toledo e Maria Luisa de Tassis hanno lo stesso potenziale attrattivo dei parigini abiti di Maria Antonietta di Asburgo-Lorena o di Audrey Hepburn nel film “Colazione da Tiffany”. Eppure il Museo napoletano è sempre descritto sull’orlo del fallimento e il turista che varca la soglia dell’edificio e chiede informazioni per visitare le esposizioni è guardato quasi con stupore. Tutto questo offende la città ed anche i grandi artisti della moda di cui sono esposte le creazioni. Mai come in questo caso l’interpretazione può fornire quel piano che potrebbe ribaltare completamente la desolante condizione del Museo rendendolo completamente autonomo dai finanziamenti cittadini e finalmente produttivo di reddito. La struttura del museo si presta a sfilate, seminari di studio tenuti da importanti stilisti, convegni e mostre continue sulla produzione contemporanea nel settore. Ciò che oggi è una passeggiata tra elementi esposti, dovrebbe diventare un percorso affascinante, leggero, perfino divertente tra cose belle, facilmente comprensibili, esposte in modo da solleticare curiosità e con sufficiente supporto tecnico da diventare oggetto di studio per coloro che hanno scelto la moda come mestiere. Gestire i beni culturali è una specifica professione. Il rischio è di precludere il successo turistico anche alle opere più interessanti.