Una definizione pericolosa

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La  definizione di genocidio fu coniata nel 1944 da un avvocato ebreo all’indomani dell’Olocausto commesso dai nazisti contro il popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale. Spesso visto come il «crimine dei crimini», il genocidio è contraddistinto dall’intento particolare di «distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso».
Tuttavia, come la stessa Corte Internazionale di Giustizia ha chiarito in precedenza, l’uso della forza, anche su scala significativa, «non può costituire di per sé un atto di genocidio». Il proliferare di abusi delle accuse di genocidio è preoccupante e minaccia di spogliare il termine del suo status speciale. Se ogni guerra è un genocidio, il termine perde significato. Nuocerebbe anche alla stessa Convenzione sul genocidio qualora degli stati si ritirassero da essa, al fine di evitare che venga strumentalizzata come arma contro di loro.
Il 7 ottobre scorso Hamas e altri gruppi terroristici hanno avviato una guerra contro Israele e hanno perpetrato atti di una ferocia senza precedenti, tra cui omicidi, torture, stupri e mutilazioni su oltre 1.200 israeliani, oltre a prendere in ostaggio 240 persone, tra cui neonati, anziani e malati. Le atrocità di Hamas sono in totale violazione del diritto internazionale umanitario, così come il trattamento brutale riservato agli ostaggi, che continuano a essere torturati e a cui è negato qualsiasi accesso del personale del CICR. In conformità con il suo diritto e obbligo di difendere sé stesso e i suoi cittadini, Israele ha dovuto rispondere con la forza, cercando di ottenere il rilascio dei suoi ostaggi Gaza, e privando Hamas e altri gruppi armati di Gaza la capacità di continuare ad attaccare i suoi cittadini e il suo territorio, come hanno esplicitamente promesso di farlo.
Difficilmente si può biasimare Israele per aver utilizzato la forza militare a sua disposizione, per difendere legittimamente i propri cittadini da ulteriori attacchi, in conformità con le leggi di guerra. Israele ha costantemente spiegato che l’IDF sta prendendo di mira gli operativi terroristici e le infrastrutture militari, e non i civili palestinesi.  Gli intensi combattimenti e la portata dei danni civili a Gaza sono in gran parte il risultato della strategia di Hamas di incorporare i suoi combattenti all’interno della popolazione civile di Gaza, comprese moschee, ospedali, scuole e strutture delle Nazioni Unite, che costituiscono evidenti crimini di guerra. Hamas abusa dei civili come scudi umani e cerca a tutti i costi un numero elevato di vittime, per galvanizzare l’opinione pubblica contro Israele.
Il 29 dicembre 2023 il Sudafrica ha presentato alla Corte internazionale di giustizia un ricorso che avvia un procedimento contro Israele, sostenendo che Israele sta commettendo un genocidio. L’abuso della Convenzione sul Genocidio contro Israele è un oltraggio.
Il Sudafrica basa la sua tesi su due assunti, nessuno dei quali regge ad un esame accurato. Il primo è la portata della distruzione e della morte di civili a Gaza. Non c’è dubbio che la guerra a Gaza sia stata devastante per la popolazione civile. Tuttavia, ciò non indica che sia avvenuto un genocidio. Il secondo sono varie dichiarazioni di funzionari o ex funzionari israeliani, che secondo l’accusa dimostrerebbero un intento speciale di commettere un genocidio. Non riflettono le azioni concrete di Israele, e molte sono state dette sull’onda emotiva all’indomani del massacro di massa e delle orribili atrocità commesse il 7 ottobre. Sarebbe stato meglio se non fossero state dette, ma sono ben lontane da qualsiasi ragionevole prova di intenti. Inoltre, si tratta di una raccolta di dichiarazioni molto selettiva, che ignora numerose dichiarazioni dei massimi leader israeliani che chiariscono le politiche effettive e ufficiali di Israele, volte a ridurre al minimo i danni ai civili e a garantire gli aiuti umanitari.
Tuttavia la vera prova di qualsiasi mancanza di intenzione di commettere un genocidio sono gli sforzi costanti e continui di Israele per facilitare gli aiuti umanitari e le robuste misure per ridurre al minimo le vittime civili, compresi avvertimenti di attacchi e misure precauzionali, che spesso aumentano il rischio per le proprie forze.
Con l’Olocausto sullo sfondo e l’attaccamento di Israele ai valori che santificano la vita, l’accusa di genocidio è particolarmente dolorosa contro Israele. Si tratta di un esempio moderno dell’antico e deleterio luogo comune di incolpare gli ebrei proprio dei crimini commessi contro di loro. Chi parla è Alon Bar; ambasciatore di Israele in Italia.