Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 15 marzo all’interno della rubrica “Spigolature”.
di Ermanno Corsi
Arzano è il paese di “Io speriamo che me la cavo”. Così scrivevano, nei loro diari, i ragazzi delle medie inferiori. Pensieri e speranze che divennero il libro del maestro Marcello D’Orta. Ora, a distanza di trent’anni, a sperare di potersela “cavare” è il comandante dei vigili urbani dell’industrioso comune a nord di Napoli. Consapevole dei suoi doveri, Biagio Chiariello affronta la piaga delle case abusivamente occupate. Marilicia Salvia lo vede affrontare la delinquenza organizzata “senza proclami, a mani nude” in nome di codici e leggi. Passa poco tempo e compare un manifesto funebre che preannuncia giorno e ora della morte dello zelante ufficiale.
INTIMIDAZIONI COME PRASSI. Ancora a Nord di Napoli è sotto tiro il capo dei vigili Luigi Maiello: lettere anonime, scritte murarie, messaggi telefonici con voci contraffatte. Per dare volto e nome ai responsabili, non si deve andare tanto lontano se lo stesso destinatario afferma che “negli uffici comunali c’è gente vicina ai clan” per arrivare alla conclusione che è difficile “ripristinare la legalità”. Scendendo verso la fascia costiera vesuviana si trova il sindaco di Torre del Greco, Giovanni Palomba, che riceve fin dentro casa un grosso foglio arrotolato con su scritto, a grossi caratteri, ”sei già morto”. Pochi giorni prima, la minaccia che “sarai accoltellato alla gola”.
CASI EMBLEMATICI. Tra i 92 Comuni della Città Metropolitana, pochi quelli che non hanno ricevuto le visite della Commissione d’accesso (indagini sulla camorra quanto a radici, presenze dirette o per interposta persona, affarismi spregiudicati e distruzione di risorse pubbliche).Non breve l’elenco dei Consigli comunali sciolti (oltre 40 dal 1991) per infiltrazione malavitosa e dei sindaci condannati a vivere lontano dai Paesi di elezione (ora si indaga su Portici e Gragnano).Particolarmente gravi le vicende di Torre Annunziata e Castellammare. In quella che era considerata la capitale dell’arte bianca (mulini e pastifici), fu ordita l’uccisione di Giancarlo Siani. Il quadrilatero delle carceri resta un luogo malfamato. Dopo minacce di morte e radicata ingovernabilità, prima le dimissioni del senatore anticamorra Lorenzo Diana e poi quelle del Sindaco. Clima rovente, per ordine pubblico e sicurezza sociale, sul territorio dell’antica Stabiae. Sindaco e Consiglio mandati via, insediamento del prefetto Raffaele Cannizzaro. Forte la denuncia di Federico Cafiero de Raho (presidente Antimafia per 4 anni): affidamenti diretti di costosi appalti e incarichi, legittimazione della camorra nell’aula consiliare intitolata a Falcone e Borsellino.
DALLE PROVINCE AL GATTOPARDO. Il romanzo di Tomasi di Lampedusa non perde attualità. Abbattuto “un carrozzone politico-clientelare”, nel 2014 nascono le 14 Città Metropolitane all’insegna della scuola teorizzante il “si finga di cambiare qualcosa affinchè tutto resti come prima”. Dopo Francesi, Borboni e Savoia, con l’unità d’Italia le “vecchie” Province crescono di numero. Il fascismo ne trova 75 e le porta a 94. Giunte a 110 con la Repubblica, si è dato, a una parte di loro, il nuovo nome. Diversa anche l’elezione: i cittadini-elettori sostituiti direttamente da Sindaci e Consiglieri. E’ come dire che le caste politiche locali perpetuano meglio se stesse e i feudi ulteriormente radicati. Le votazioni di domenica (1543 votanti,11 liste con 157 concorrenti,24 consiglieri eletti) hanno riproposto gli schemi delle insuperabili divisioni fra i partiti e al loro interno: così il Centrosinistra senza simbolo con 2 liste civiche, così il Centrodestra che di liste ne ha presentate 5. Una ragnatela di interessi dove la malavita non fatica a trovare spazio. ”L’ex Provincia ridotta a scorribande di partiti”, osserva amaramente Adolfo Scotto di Lutio.
COSTOSA E PARASSITARIA. Fino alla nascita della Città Metropolitana i dipendenti provinciali erano oltre 100 mila e costavano 2 miliardi e mezzo di euro. Divisa quasi sempre su tutto (il Governo emergenziale di Mario Draghi rimarrà un’eccezione), la politica ritrova un’intesa solo quando difende interessi di casta. Su questo fronte non c’è diversità tra Nord e Sud, tra Milano e Napoli.