Una bussola che non riesce a trovare più il suo punto di riferimento

Cosa avrebbe detto, dopo aver dovuto mandar giù le minestre televisive dal gusto indefinibile che sono andate on air nel pomeriggio del dì di festa, Luigi Pirandello è facile intuirlo. Con precisione che mai il titolo di un suo lavoro teatrale tra i più conosciuti, Ma non è una cosa seria, sarebbe diventato il motivo conduttore della campagna elettorale che si accinge a prendere il via. Già, perché a meno di due mesi dall’apertura dei seggi elettorali, tutto è ancora in alto mare e, al di là di fumosi proclami elettorali, gli italiani ancora non sanno cosa in concreto vorrebbero realizzare dopo il 25 settembre quanti aspirano a rappresentarli in Parlamento.
Anche il più ortodosso dei positivisti, nell’apprendere che la maggior parte delle trasmissioni di cui innanzi avrebbero staccato la spina ex nunc per una quindicina di giorni, non avrà potuto, almeno per un attimo, non indulgere al pensiero che esista un meccanismo regolatore completamente indipendente dalla umana volontà pronto a intervenire quando il troppo diventa veramente troppo. Per usare un’ illustrazione più semplice di quanto appena scritto, basta prendere in prestito il quanto dicono con solennità e senza alcuna riserva gli extraurbani, cioè che Dio vede e provvede. Ora gli italiani, in vacanza o no, dovrebbero trovarsi in condizioni più serene per decidere a quale aspirante al soglio laico dei palazzi romani votarsi. Un tempo si sarebbe detto che, se proprio si fosse stati costretti a sbagliare, sarebbe stato meglio farlo di testa propria. Al momento anche un siffatto comportamento è difficile, se non proprio impossibile, da essere messo in pratica, tanto magmatica è allo stato la situazione. Non è esagerato paragonare il contesto a una bussola che, per assurdo, non riesca a trovare più il suo punto di riferimento. Potrà sembrare assurdo, ma ancora non c’è stato chi, con veemenza e autorevolezza, abbia finora ricordato ai circensi impegnati nelle prove dei loro numeri, quasi sempre sgangherati, che Tempus fugit. Così si poteva leggere sui monumentali orologi a pendolo presenti nei saloni di buona parte delle dimore dei notabili del villaggio. Quei saltimbanchi, per usare un termine ancora nei limiti del buongusto, stanno dando prova di non avere nessuna remora a esibirsi senza rete. Sarebbe ancora accettabile questa loro scelta comportamentale, se non avesse un’ alta probabilità di ripercuotersi negativamente sull’andamento generale del Paese. Del resto non é stato mai smentito il detto circolante nel villaggio, quello stesso che vuole che chi è causa del suo male deve piangere se stesso. È appena iniziata la settimana che porterà il calendario a Ferragosto. È sgradevole pensare che nemmeno ora gli italiani possano abbassare la guardia. In caso contrario, diventerebbe molto pertinente il paragone del loro comportamento con quello della cicala protagonista della favola di Esopo. Senza trascurare che l’inverno che verrà sarà particolarmente rigido in tutti i sensi. Salvo errori e omissioni.