Una bella storia: così i napoletani si imposero nel regno favoloso del Giappone e delle perle coltivate

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in foto Bart D'Elia e K. Mikimoto nel 1948

“Era una bellissima serata del maggio 1948: mi stavo preparando per il rientro negli Stati Uniti. Erano passati sette mesi molto intensi trascorsi lavorando nelle farm per gli allevamenti di perle coltivate. Improvvisamente, alle due del mattino, una telefonata, una voce rauca afferma: Chi è? Con chi parlo?”.
“Bart, il vecchio vuole vederti, altro non posso dirti al telefono ma devi correre sull’isola di Toba subito”.
Il vecchio in questione era Kokichi Mikimoto ad 89 anni, l’inventore delle perle coltivate. Aveva conosciuto la nostra famiglia, mio padre e mio nonno ed era buono amico della famiglia D’Elia. L’isola era la sua farm, la sua fattoria di perle, dove viveva e produceva belle perle, le più belle al mondo.
Sentivo che c’era qualcosa di importante in questo invito, qualcosa che capita una sola volta nella vita, quindi, cancellando il mio volo per New York, mi recai nell’isola di Toba.
Mikimoto mi accolse con grande affettuosità e mi accompagnà nella sua casetta.
Notai entrando che le assi del pavimento scricchiolavano in modo strano: proprio come nel famoso tempio a Kyoto dove il pavimento era stato fatto in modo che, scricchiolando, diventava un antifurto al passaggio di sgraditi visitatori.
Ci siamo seduti ed abbiamo parlato di tante cose tra un sorso e  un altro di un buon tipico te giapponese.
Fu allora che mi resi conto che sotto le assi del pavimento era custodito un intero raccolto delle più belle perle coltivate collezionate dal mitico amico Mikimoto nella sua intera vita dedicata alle gemme del mare.
Rivolgendomi la parola esclamò: “Questa collezione è per te per la tua azienda D’Elia. Ho scelto te e la tua famiglia per la dedizione di tutti questi anni all’industria delle perle. Sapevo di potermi fidare del vostro operato e del rispetto che avete per le gemme del mare. Sarete gli Ambasciatori delle perle nel mondo”.
In quel tempo eravamo l’unica azienda di perle coltivate con un ufficio in Giappone. Se a Mikimoto va sicuramente attribuita l’invenzione delle perle coltivate, a noi napoletani va indubbiamente riconosciuta la scelta di quest’ultimo per la collaborazione cordiale che contribuì allo sviluppo economico delle perle.
Uno speciale ringraziamento venne dal governo nipponico che riconobbe la famiglia napoletana come vera amica del Sol Levante per l’aiuto dato nel risollevare il comparto messo in ginocchio dalle devastazioni della seconda guerra mondiale.