Al di là delle notizie dell’esito degli incontri di Zelensky a Roma, di qua e di là del Tevere, altre informazioni di rilievo hanno trovato spazio nei diversi canali dell’ informazione. Una, la più esplicita e forse la più concreta, è stato il resoconto rilasciato dall’ Ammiraglio della NATO per il sud Europa Munsch, di stanza a Napoli, riferendo sull’ esito dell’ esercitazione al largo della Sardegna. Essa ha visto impegnati diecimila soldati dei paesi aderenti a quel patto per la difesa della sponda est dell’oceano Atlantico. Le conclusioni che ha tratto il comando di cui è a capo, sono state che gli stessi hanno confermato di essere pronti a confrontarsi a ogni latitudine. Ancora più interessante è apparsa la conclusione di quell’ Ammiraglio di base a Napoli, come a voler dare ancora assicurazione degli scopi istituzionali di quella organizzazione militare.
Il compito principale della NATO nel Mediterraneo, ha detto Munsch, è di tenere al sicuro quel bacino, facendo si che la navigazione civile e quindi commerciale possa procedere con la massima tranquillità. Non un commento ma una chiosa: l’attività mercantile resta uno dei collanti più forti e validi a tenere uniti i popoli. Non così per la cosiddetta brigata Wagner, il cui appellativo offende non stop la memoria dell’ autentico personaggio rispondente a quel cognome, il famoso musicista tedesco. Essa è composta da briganti nel significato più autentico del termine, capeggiati da un brigante di potenza ancora superiore alla somma di tutti i suoi accoliti messi insieme. Pensare che già nel Medioevo i soldati di ventura venivano considerati dei reietti e erano tenuti al margine da tutti e di tutto. Sarebbe bene poter dire che tutto è bene quel che finisce bene, ma sarebbe ancora troppo presto per farlo. Un’ ipotesi invece è possibile formularla con buona attendibilità. Precisamente che il contatto di Zelensky abbia motivato la decisione di XI, quasi una botta di laicismo da consegnare all’opinione pubblica mondiale. Oltre a una dimostrazione della forza di quello che fu il Celeste Impero, capace di condizionare le sorti del mondo. Porterebbero a iniziare a far scorgere qualche labile segno di schiarita delle tenebre anche il bollettino di una delle società di rating, Fitch, che ha migliorato il proprio giudizio sul Bel Paese. Ha previsto per quest’anno un incremento del PIL di una percentuale superiore all’unità e ha confermato la precedente tenuta dell’outlook. Salvo ad aggiungere che per il prossimo anno quello stesso incremento si ridurrà almeno della metà.
Non vanno altrettanto bene i fenomeni legati alla finanza e, di conseguenza, all’ andamento dell’ inflazione. Ieri il Governatore della Banca d’ Italia Visco, in occasione della riunione del G7 svoltasi a Karuizawa, in Giappone, è stato prudente nel definire il trend positivo dell’ economia italiana. Ha affermato che la guerra in corso a nord est della EU condiziona la ripresa vera, cioè stabile, del Paese come, se non più, sta facendo l’ inflazione. Pur senza entrare in polemica con la Presidente della BCE Lagarde, Visco ha lanciato un invito a quell’ istituto a rallentare il passo, non fosse altro che per sincronizzarlo alle variazioni di altre grandezze economiche. La prima tra di esse è l’ inflazione, che non riesce a mantenere il passo dell’ incremento del costo dell’ euro. Uno dei segnali più evidenti di tale situazione è l’incremento fuori controllo del costo del carrello della spesa, con le ripercussioni che sono facilmente immaginabili. L’evento clou della giornata resta comunque il dialogo tra Zelensky e Francesco. In contemporanea il Cardinale Gallagher, responsabile dei rapporti della Santa Sede con il resto del mondo, è stato a colloquio, a prima vista estemporaneo, con i componenti del seguito presidenziale. Quanto ne seguirà nei prossimi giorni, indicherà al mondo intero se il potere spirituale sia stato in grado di rimettere in ordine ciò che quello temporale aveva ormai per buona parte scombussolato. Ogni ipotesi diversa non sarebbe in linea con ciò che il mondo si aspetta Anche perché potrebbe far andare molti con la mente a Pio XII° , papa durante il ventennio fascista o, ancora più indietro nel tempo, all’ operato di Celestino V°. Non sarebbe cosa né buona, né tanto meno giusta, in più non potrebbe assolutamente pretendere l’ accettazione, o tentativi di motivazione. Non sarebbe stata scritta così nessuna nota buona sul Grande Libro della Storia, né tantomeno chi dovesse aver avuto un comportamento inadeguato, si salverebbe dalla damnatio memoriae.