Un robot che è in grado di ‘osservare’ i neuroni e di registrarne l’attività elettrica in maniera molto più veloce e precisa di quanto riescano a fare gli operatori umani. Lo ha realizzato un team di ricercatori del Dipartimento di Bioingegneria dell’Imperial College di Londra, guidati da Simon Schultz e dal campano Luca Annecchino. 32 anni, originario di Moiano (Benevento), Annecchino si è trasferito nel Regno Unito dopo aver conseguito la laurea triennale in Ingegneria Informatica all’Università del Sannio, nel 2009, e il Joint Master Degree tra il Politecnico di Torino, l’École polytechnique fédérale di Losanna e l’Institut polytechnique di Grenoble, nel 2011. Il robot – il cui funzionamento è stato descritto di recente in una pubblicazione sulla rivista Neuron – rappresenta il suo progetto di dottorato.
Malattie neurodegenerative
Un robot che osserva i neuroni: il progetto di un ricercatore campano a Londra
“Per fare interrogazioni di tipo elettrofisiologico sul cervello c’è bisogno di utilizzare determinate tecniche: una di queste è il Whole-cell recording o patch clamp – spiega il ricercatore IlDenaro.it –, che vuol dire introdurre microelettrodi nella parte terminale dello stesso per andare a registrare l’attività dei singoli neuroni. Si tratta però di una tecnica molto difficile da impiegare che non permette di selezionare le cellule da cui registrare, mentre con la nostra è possibile farlo”. Il sistema messo a punto all’Imperial College – che per ora è stato testato su topi – consente, infatti, di automatizzare il processo e di renderlo di gran lunga più preciso, “individuando automaticamente i neuroni di cui vogliamo registrare l’attività”. Il robot posiziona microelettrodi sulla membrana dei neuroni – precedentemente resi riconoscibili attraverso proteine fluorescenti – e, attaccandosi ad essi, ne registra l’attività elettrica. “Abbiamo cercato di definire un metodo e implementare una tecnologia che ci permette di ridurre il contributo umano, la componente manuale. Speriamo che tale tecnica possa aprire le porte ad una automazione nella ricerca neurofisiologica, per combattere le malattie neurodegenerative”. Il sistema potrebbe dare, quindi, una svolta anche per la ricerca su patologie come l’Alzheimer: “Registrando l’attività elettrica dei neuroni potremo capire come la loro attività cambia, dai casi fisiologici a quelli patologici come l’Alzheimer, il cui effetto finale e più saliente è la corruzione della funzione di alcuni circuiti cerebrali”, conclude Annecchino.