Un “Museo da leggere”: Boccaccio tra letteratura e teatro

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Nel pomeriggio di ieri, 12 febbraio, all’interno della veranda di Villa Pignatelli, si è tenuto il secondo appuntamento del progetto “Un museo da leggere”. Ad introdurre l’evento, alla presenza di un folto pubblico, soprattutto di giovanissimi, Marinella Pomarici, responsabile dell’evento e tra le fondatrici dell’Associazione culturale “A Voce Alta”. Al centro dell’incontro l’adattamento teatrale del Decameron di Giovanni Boccaccio realizzato dal regista Marco Baliani e proposto in questi giorni, fino al 21 febbraio, al Teatro Diana. Un dialogo tra la letteratura e il teatro che come ha sottolineato Giancarlo Alfano, docente di letteratura italiana all’Università Federico II, sono due mondi che nel caso del testo trecentesco si intersecano continuamente. Alfano, infatti, citando un noto saggio di Antonio Staubel La brigata del “Decameron” come pubblico teatrale, mette in luce come la dimensione di performatività, basata sulla buona riuscita dell’esecuzione novellistica da parte dei membri della brigata, sia intrinseca all’opera stessa: il sistema d’ascolto del Decameron nasce dunque come sistema teatrale. Per quanto concerne la lingua utilizzata nella pièce, Baliani ha dichiarato di aver voluto conservare, nell’opera di riscrittura, ritenuta inevitabile per una vera e propria fruizione da parte del pubblico di contemporanei, la grande escursione linguistica, dal un registro popolare a quello aulico, presente nel Decamerone, mantenendo così anche la modalità ritmica dei diversi dialetti che rendono viva la storia. All’incontro era presente anche l’attore Stefano Accorsi, con il quale il regista aveva già in passato lavorato su un altro autore classico, Ludovico Ariosto, negli spettacoli Furioso Orlando e Giocando con Orlando. Baliani affida ad Accorsi, nelle vesti del capocomico Panfilo, tradendo in questo caso il testo originale, l’arduo compito di tenere insieme le redini del racconto. Le sette novelle scelte sono solo un pretesto per parlare dei problemi odierni; la peste è la malattia della corruzione, dello sfruttamento, della menzogna che logora ed attanaglia i nostri giorni.