Un conto è dire, un altro è fare

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in foto Adam Smith

Quelle che l’Occidente sta vivendo ormai da tempo sembrano giornate che vanno modellandosi su schemi rigidi e universali, di sicuro non nuovi. Per onor del vero, di momenti storici simili in passato l’umanità ne ha vissuto e anche di peggiori. Non per tanto deve necessariamente gettare la spugna, anche perché non le sarebbe concesso, dando spazio in tal modo all’acuirsi dei mali che la circondano. Con tutto il rispetto che l’Esodo (nel senso bilico del termine) merita, sono molti gli altri problemi che stanno attentando il mondo nella sua globalità. Tenendo conto che quanto segue altererà non poche suscettibilità, non si può assolutamente prescindere da alcune regole che, se fino a ieri, pur contestate, venivano riconosciute confacenti alla realtà, oggi sono pilotate sia da destra che da sinistra. Si può riassumere il tutto in quanto disse un prete di campagna. Interpellato questi da un gruppo di agricoltori a lui devoti in merito all’organizzazione di una manifestazione religiosa nel Contado, rispose loro puntualmente, non prima di averli avvisati che “senza soldi non si cantano (celebrano) messe”. Al momento, per essere giusto un po’ meno vaghi, dalla fine del primo decennio del nuovo secolo, sta succedendo che in molte parti del mondo non si sta più creando ricchezza. Proprio quella che Adam Smith analizzò secoli fa e descrisse nella sua opera “La ricchezza delle Nazioni”, pietra miliare sul cammino del pensiero liberale. Una premessa può aiutare a interpretare modalità e quantificazione di quanto permette al genere umano di continuare a percorrere il suo cammino plurisecolare. Gli economisti della seconda metà del secolo scorso, se non condizionati ideologicamente, nell’introdurre la teoria della produzione, facevano riferimento a un evento che aveva stravolto il mondo, la scoperta dell’America. Quando cominciarono a arrivare in quel Nuovo Mondo, le masse di coloni inglesi e, subito dopo, gli emigranti partiti da quasi tutte le nazioni, che costituivano l’imptrenditoria e la forza lavoro, trovarono quella che può definirsi a ragione, l’occasione della vita: la terra (il Capitale) disponibile a costo zero. Su quelle lande sconfinate vivevano solo tribù di aborigeni di tipo prevalentemente nomade. Di conseguenza si poteva sostenere che quell’intero continente fosse “res nullius”, come definita dal diritto romano o cosa di nessuno o lasciata in abbandono, come si sarebbe potuto dire oggi, pertanto acquisibile per invenzione. In effetti, nella teoria della produzione, sono la quantità di lavoro e quella di capitale che determinano la produzione e, tirando l’affermazione che segue per i capelli, anche la produttività. Tale curva somiglia a una S e ne ha fatto argomento da divulgare al dopolavoro un venditore di casalinghi porta a porta. Questi ha frequentato l’Istituto Tecnico Commerciale, pur senza conseguire il diploma. Domenica mattina ha spiegato, stando al centro di un piccolo crocchio, che la produzione cresce più velocemente dove la S, dall’origine del Quadrante di Cartesio, mostra la sua prima parte. Tradotta dal Maresciallo, significa che fino a un determinato livello della stessa più lavoratori attivano meglio il capitale a disposizione. Quindi la quantità prodotta fino a quella combinazione di capitale e lavoro non sarà paragonabile a una somma algebrica, ma a qualcosa in più che varia a seconda delle circostanze. Superato quel punto, percorrendo la parte superiore della stessa S, la situazione si inverte. Quindi esaurito il “capitale di dotazione”, se non se ne è creato di nuovo, la produzione non tende a aumentare perché il ricavato della vendita dei prodotti da quel punto in poi compensano risicatamente sia la forza lavoro che chi ha messo a disposizione il capitale. Sempre con un approccio di tipo spannometrico, in tal modo la situazione economica di un paese prima si immobilizza poi, se non sono messe in atto le necessarie misure di riequilibrio, comincia ad autodistruggersi. L’economia mondiale attualmente è in condizioni molto simili. Se la tendenza non sarà invertita per tempo, qualcuno potrebbe farsi male davvero. Con l’augurio che quanto appena scritto possa smuovere qualche coscienza e riesca a convincere per tempo chi trascura i fatti dedicandosi a polemizzare. Il count down sta correndo verso la conclusione e la clessidra che lo scandisce non è del tipo che si può capolgere. Bando alle chiacchiere, quindi, e massima ortodossia da parte di ognuno nello svolgere il proprio impegno. Con la mente rivolta costantemente a quanto c’è a cuocere sulla brace dell’evoluzione, quella che riguarda questo mondo.