Un cammino tra le spine per il Governo di Giorgia

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in foto Giorgia Meloni

Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 27 giugno all’interno della rubrica Spigolature

C’è il meteo, scienza dell’atmosfera, sempre più schizofrenico tra freddo tardivo e ondate di caldo torrido mediamente sui quaranta gradi; c’è però anche il “meteo politico” che presume di essere “scienza della politica” e che ci propone cambi di scena di momento in momento. Dato comune la instabilità: per le masse d’aria in cielo, per i partiti e gli schieramenti politici in terra, cioè a Palazzo Chigi nella romana Piazza Colonna. Qui, nella generale incertezza “fenomenica”, una constatazione è oggettiva: per il primo Governo di Giorgia Merloni tira un’aria che non fa certamente bene ai polmoni del Centrodestra e della vita italiana. Piccole spine o crepe, si dice ottimisticamente minimizzando, negli anfratti della capitale. Si sa però che solo quello che è “piccolo” può diventare più “grande”.

FIBRILLAZIONI CON L’EUROPA. Brutto momento per il Meccanismo europeo di stabilità o Salva Stati (Mes) nato nel 2012 come fondo di garanzia per i Paesi della Comunità (oggi 27). Il ministro Giorgetti (Economia), teme la reazione di Bruxelles che chiede un’approvazione in tempi brevi. Negativa la posizione del vice premier Salvini che rispolvera la “storica ostilità del Carroccio”. Meglio, sostiene, il debito pubblico in mano agli italiani visto che, in Europa, il nostro Paese sta crescendo di più. Per questo, dice, non c’è bisogno di mettersi in mano a fondi e soggetti stranieri anche perché 600 mila italiani hanno già sottoscritto buoni del tesoro per più di 18 miliardi. Si sottovaluta che ogni asta è sempre un rischio e che ogni scivolamento verso autarchia o sovranismo, può essere pagato a caro prezzo. Per ora, visti i contrasti nella maggioranza e nel governo e dopo che il Mes è stato approvato in Commissione coi soli voti del Pd e l’astensione dei grillini, la premier Meloni lascia decantare la situazione e rinvia tutto al Parlamento dopo l’estate.

DANIELA SANTANCHE’ “VISIBILE”. Non è facile immaginare cosa aveva in mente, l’attuale ministro del Turismo, quando dette vita alla Società chiamata “Visibilia”. Pensava forse, in latino, a cose che mandano in estasi, a grandi gioie o azioni trasecolanti? Il mistero è durato finchè non sono insorte indiscrezioni, inchieste giornalistiche, denunce e chiamate a gran voce perché la titolare della Società “confessi” in Parlamento tutto quello che va confessato ma che, finora, è rimasto accuratamente secretato? Che non abbiano ancora ragione gli antichi latini quando sostenevano che “visibilia ex invisibilibus? che “dalle cose invisibili vengono poi fuori cose visibili?”. Ora si parla di bilanci truccati e fornitori non pagati, crediti inesistenti e conti sovrastimati, passaggi di rami d’azienda con plusvalenze fittizie: una massa di carte su cui la Finanza ha molto da lavorare. Mentre si afferma che la ministra del Turismo ha sempre avuto rapporti stretti con il presidente del Senato Larussa, sembra che la Meloni si sia chiesto: “Ma è sicuro che tutte le accuse siano false?” In Parlamento si potrà sapere la verità?

LEGHISMO E SCHELETRI NELL’ ARMADIO. Uno riguarda mascherine e covid. La Dda di Bologna arresta Gianluca Pini, parlamentare per 3 Legislature del Carroccio, per un decennio segretario leghista in Romagna, fondatore dei “Barbari sognanti” di Roberto Maroni. Traffico di materiale sanitario durante una furiosa pandemia: non è questo uno dei reati più infamanti?

GIULIO IL SOLITARIO. Quando è stato ministro dell’Economia e Finanze, Enzo Biagi diceva di lui: “Tremonti, ma che cognome ambizioso!”. Ora, presidente della Commissione Esteri ma abbandonato dalla sua maggioranza, l’ambizioso Giulio è stato sorpreso mentre camminava tutto solo a Montecitorio che, mai come in questo caso, viene ricordato come “il corridoio dei passi perduti”.

IL CARCERE TRA SINGOLARE E PLURALE. Mentre pensa alla “grande riforma della Giustizia”, il ministro Carlo Nordio ha trovato anche il tempo di risolvere uno “spinoso” problema riguardante il “carcere”: perché al singolare è maschile, mentre al plurale è femminile le carceri? Con tanti guai che ci sono, si va a pensare proprio a questo? Piaccia o no, il nuovo ministro della Giustizia ha sciolto il dilemma: carcere sempre maschile, sia al singolare che al plurale. Perciò il carcere e i carceri. Resta solo il dispiacere della Boldrini che smaniava di femminilizzare tutto…