Umanesimo e hi-tech:
il dualismo è finito?

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Come prigionieri di una paradossale forma di cartesianesimo, il dualismo tra scienza e saperi umanistici ha afflitto la cultura italiana molto più che altre culture occidentali. Mentre le diatribe Come prigionieri di una paradossale forma di cartesianesimo, il dualismo tra scienza e saperi umanistici ha afflitto la cultura italiana molto più che altre culture occidentali. Mentre le diatribe intellettuali, spesso futili, su cui affibbiare questa responsabilità, se all’idealismo gentiliano o a quello crociano, stentano a perdere mordente, c’è chi va oltre con i fatti. Ne è una prova la due giorni multidisciplinare su “Convergenza di Saperi e Prospettive dell’Umano” in programma martedì e mercoledì prossimi presso il Dipartimento di Giurisprudenza (Aula Coviello) della Federico II cui parteciperanno il “padrone di casa” Lucio De Giovanni, direttore del Dipartimento, il rettore dell’ateneo federiciano Gaetano Manfredi, Guido Trombetti, vicepresidente della Giunta della Regione Campania, lo storico della filosofia Fulvio Tessitore, il filsofo Umberto Curi, il numero uno del Cnr Luigi Nicolais, e Francesco Paolo Casavola, presidente emerito della Corte Costituzionale. “La civiltà occidentale – spiega Casavola – ha avuto due perni su cui è andata ruotando, quello del sapere umanistico e quello del sapere scientifico. Per secoli essi sono apparsi separati, non sincronici, talora in contrasto. Quando la terminologia scienza-scientificità ebbe spazio, si applicò alle scienze esatte e a quelle della natura. Sembrava improprio usarla per le materie umanistiche”. Ma nel corso degli ultimi decenni lo scenario è radicalmente mutato. “Il tempo della separazione – aggiunge infatti lo studioso – si è consumato. E per varie vicende: la centralità del corpo nella medicina, nella biologia, nella psicologia; quella delle tecnologie nella organizzazione della società, dalla economia alla politica; l’ingresso dell’ambiente e dello spazio come scenari della vivibilità. I saperi cercano nuovemotivazioni nella loro convergenza, non nella rivendicazione delle loro diversità. Di qui ha origine l’assetto inter e pluridisciplinare di ogni ricerca che voglia il progresso e l’eticità della condizione umana”. In particolare, Curi terrà una relazione di grande attualità anche alla luce degli eventi di Parigi “Il destino dell’Occidente. Fra storia e tramonto”, mentre il rettore Manfredi parlerà delle nuove “Frontiera della ricerca avanzata interdisciplinare”. “Solo da una contaminazione dei linguaggi e dei saperi – osserva Manfredi – si riuscirà a realizzare un reale avanzamento della conoscenza”. Due le tavole rotondo in programma mercoledì, rispettivamente dedicate ai temi “Tecnologia, ambiente vita, salute”, e “Testimonianze dal mondo del diritto”. “L’importanza del tema del convegno – mette in evidenza De Giovanni – è chiara: esso riguarda la stessa prospettiva esistenziale dell’uomo del nostro tempo, ma non può non interessare in un modo specifico anche i giuristi. Costoro, infatti, sono continuamente chiamati a dare le regole, o ad interpretarle, su fenomeni socialiresi oggi più complessi proprio dal progresso tecnologico. Non a caso, in temi come quello della bioetica che coinvolgono diverse discipline, dall’etica alla scienza della vita e alla tutela della salute, il diritto assume un ruolo cruciale proprio nel tentativo di dare le norme”.