Ucraina, l’attacco della Russia “costa” 1 miliardo di euro alle imprese italiane

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“A più di due anni di distanza il mio paese vive nelle condizioni dell’aggressione russa. Nel corso di questo tempo la Federazione Russa ha annesso illegalmente la Crimea, ha sostenuto il separatismo armato in Ucraina orientale con finanziamenti, armi pesanti e forze armate, ha smantellato per trafugare nel suo territorio otto grandi stabilimenti industriali dell’Ucraina. Cosa c’entra l’Italia? La comunità imprenditoriale italiana ricorda le perdite nel mercato russo ma tace riguardo al crollo delle esportazioni in Ucraina. Se nell’anno 2013 il totale dell’export italiano in Ucraina era pari a 1 871 milioni di euro, il risultato dell’anno 2015 ammonta a 904 milioni. Così, l’aggressione russa in Ucraina costa quasi 1 miliardo di euro per i produttori italiani. Centinaia di piccole e medie imprese, soprattutto dalla parte settentrionale d’Italia, hanno perso i contratti per la fornitura dei suoi prodotti nelle regioni distrutte dai militari russi e, in generale, in Ucraina. Hanno sofferto innanzitutto i produttori di Made in Italy, quelli del famoso 4A dell’eccellenza italiana (abbigliamento-calzature, arredo, apparecchi-macchine, alimentari-vini)”. Lo dice l’ambasciatore ucraino in Italia, Yevhen Perelygin. “Se invece guardiamo le date di statistica commerciale generale d’Italia – prosegue – vediamo che le sanzioni imposte alla Russia e dalla Russia non hanno avuto un significativo effetto negativo sull’economia italiana. Anzi, nel 2015, il quarto anno consecutivo, l’Italia ha terminato con la crescita degli indicatori del suo commercio internazionale. L’interscambio dell’Italia con i paesi del mondo nel 2015 è cresciuto del 3,5 per cento. Positivi per l’Italia sono anche altri due parametri economici, l’export totale e il saldo. I ricavi dell’export sono aumentati del 3,8% e il saldo a favore dell’Italia è ammontato а 45,2 mld. di euro, mentre, secondo l’opinione della Banca d’Italia, le perdite annuali del paese direttamente causate dalle sanzioni sono state tuttavia modeste. Così, la riduzione dell’attività commerciale con la Russia è totalmente compensata dalla crescita dei volumi di interscambio con gli altri paesi del mondo. D’altra parte, nel 2015 il commercio con la Russia è sceso anche per quei paesi che non hanno imposto le sanzioni. In Cina, il principale partner commerciale della Russia, le vendite in Russia sono diminuite del 32,4 per cento”. Il commercio con la Russia diminuisce anche per Bielorussia, Kazakistan e Armenia che hanno libero accesso al mercato russo nel quadro dell’Unione Eurasiatica. “È evidente – dichiara Perelygin – che le sanzioni contro la Federazione Russa e l’embargo russo non erano i motivi principali del calo delle esportazioni dell’Italia verso la Russia così come per la maggior parte dei paesi dell’UE. I principali fattori che causano una significativa riduzione dei flussi commerciali nella Federazione Russa sono stati le solite debolezze delle economie di materie prime. Nel caso di Russia sono la caduta dei prezzi mondiali del petrolio, una significativa svalutazione del rublo, il calo della capacità di acquisto e la mancanza di riforme dell’economia russa. Tutto questo conferma che hanno luogo le manipolazione dei dati, la replicazione della propaganda russa e gli articoli pubblicati su commissione”.