Turismo, una crisi che rischia di travolgere anche le banche

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La recente crisi del Covid ha colpito in maniera generalizzata oltre che la società diversi comparti dell’economia, vi è tuttavia un settore a cui va il triste primato di aver subito il maggior impatto: il turismo.

Mesi di blocco degli spostamenti hanno portato allo stremo l’intera filiera e nell’ambito degli attori che la compongono, il settore alberghiero è stato fra i primi a cessare le operazioni.

Un settore appesantito da costi di struttura molto alti ed ad alta intensità di forza lavoro che in assenza di ricavi non poteva rimanere operativo.

Desolante il panorama delle città d’arte italiane un tempo porta di ingresso di milioni di turisti e che ora, con serrande abbassate e porte degli hotels chiuse rappresentano una chiara immagine della situazione attuale.

Un settore il turismo con alcune aziende che portavano però già dal passato problematiche irrisolte e che il Covid ha solamente accelerato: ridotte dimensioni, carattere famigliare delle proprietà senza distinzione fra azionisti e management, alta incidenza del canale bancario nelle fonti di finanziamento, assenza di economie di scala, forte dipendenza dalle on line travel agencies che con contratti spesso vessatori, impediscono la normale concorrenza e si interpongono fra le strutture alberghiere ed il mercato senza essere un vero valore aggiunto.

E’ evidente che, non solo ma anche a anche a causa della crisi del Covid,.  molte aziende sono diventate inadempienti ed i loro debiti deteriorati ovvero classificati come di incerto recupero.

Una enorme molte di crediti bancari si accingono quindi a diventare NPL – Non performing loan – un anglicismo che identifica i crediti deteriorati di cui sono incerte le modalità ed i tempi del recupero.

Crediti destinati ad appesantire il bilancio delle banche con ripercussioni sui loro indici patrimoniali nonché sulla loro futura capacità di erogare altro credito.

Nell’enorme mercato degli NPL alberghieri è finito e ci finirà di tutto: immobili alberghieri fermi da anni, aziende prive di valore visto che è l’elemento gestionale nel comparto alberghiero a generare valore per il cespite, ma anche qualche occasione che se ben presentata può rimettersi in funzione e questo con indubbi vantaggi sul tessuto economico.

Alcuni valori, a cui sono abbinati i crediti sono oggi ( ma forse anche nel passato ) totalmente slegati dal reale valore dell’azienda, queste valutazioni sono figlie di una scarsa conoscenza da parte dei periti incaricati dalle banche e probabilmente anche da parte di quest’ultime, delle dinamiche del settore alberghiero e le peculiarità nei processi valutativi.

La massima un hotel vale quanto rende a prescindere dai metri quadri è sempre attuale.

Chi scrive si occupa attivamente da anni di valutazioni alberghiere ( vedi per approfondimenti www.robertonecci.it ) ed una ampia trattazione è consultabile dai lettori relativamente ai principali errori nelle perizie alberghiere.

Le problematiche che si vedono all’orizzonte sono riconducibili alle modalità di gestione di questi NPL alberghieri , vi è infatti il rischio di svalutare gli attivi delle banche ed immettere sul mercato immobili quanto aziende che con le difficoltà tipiche dei recuperi possono ulteriormente perdere di valore; il secondo pericolo è dato dalla svalutazione generalizzata del mercato che necessariamente influenzerebbe anche asset e crediti non problematici.

Chi scrive è convinto che una altra via esista ed è quella di una attenta valutazione dei singoli dossier da parte di soggetti esperti di gestione alberghiera ed in grado di capire le vere potenzialità di ogni singolo asset che può rimettersi in modo in vari modi, da una diversa impostazione della gestione ad un diverso concept funzionale alla esplorazione di nuovi segmenti e mercati.

Questi crediti alberghieri insomma vanno gestiti in maniera dinamica affidati ad operatori in grado di concepirne i valori prospettici, basti pensare che la durata di una azione giudiziaria rischia di consegnare al nuovo acquirente un “ asset del secolo scorso “ questa dinamica verrà anche ulteriormente accentuata nell’era post covid.

Vi è infine necessità di attivare reti  in grado di essere aggregatori più ampi e rivalorizzare questo immenso patrimonio che se mal gestito rischierebbe di sparire.

L’Italia è al centro di una molteplicità di interessi ed il comparto alberghiero è fra i settori più ambiti sia da investitori nazionali che internazionali.

Ci sono i numeri e le condizioni per creare campioni nazionali in grado di apportare valore aggiunto al nostro PIL ma non c’è tempo da perdere.

L’autore

Roberto Necci è un imprenditore, manager e consulente e divulgatore alberghiero, laureato in economia e gestione delle aziende turistiche con tesi in “ le operazioni di merchant banking per il settore alberghiero” è attualmente il Presidente del Centro Studi della Federalberghi Roma, Vice Presidente della medesima associazione, Presidente dell’A.I.C.T.A Associazione italiana consulenti turistico alberghieri, Presidente dell’Associazione Alumni facoltà di economia delle aziende turistiche dell’Università di Perugia e socio dell’Antico Tiro al Volo di Roma e del Thik Thank Trinità de Monti.

E’ docente al Master in linguaggi del turismo presso l’Università di Roma Tre ed in diverse business school turistiche.

Gestisce a Roma hotel di proprietà ed in gestione ed attraverso la sua società di consulenza interviene in crisi di impresa e nei processi valutativi delle aziende alberghiere per conto di investitori ed istituzioni finanziarie.

www.robertonecci.it