Turismo e mobilità sostenibile, sos: Ischia affonda.. troppo traffico

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di Mario Rispoli

La partita sul campo dei prossimi anni è l’innalzamento dei  livelli di qualità della vita delle nostre città. Si tratta di una partita di campionato che si vince o si perde. E se si perde perdiamo tutti, non solo i giocatori, perché la posta in gioco è la nostra salute fisica e psicofisica. Il fatto grave è che siamo ai tempi supplementari.

Sono ai supplementari molte città italiane, senza distinzione di grandezza, notorietà, governo politico, vocazione economica.

E’ ai supplementari Ischia. Tra le mosse sbagliate, quelle che hanno portato a questo livello di sofferenza c’è il traffico. Troppe auto, troppi ciclomotori e motorini, troppe imbarcazioni. Troppi incidenti. Troppo per un’isola tanto piccola, con un  ecosistema fragilissimo e una miriade di cose belle. Troppo per quegli operatori valorosi che  lavorano per trasformare quelle cose belle in eccellenze paesaggistiche, enogastronomiche, culturali. Troppo traffico per continuare a sostenere quella che è l’attività economica prevalente per l’isola: il turismo.

Turismo: questo è il punto.

Ormai anche i sassi sanno che la materia prima del turismo è l’ambiente: come il petrolio lo è per le pompe di benzina, il pomodoro per gli spaghetti al pomodoro e i carciofi per i carciofini sott’olio. E ambiente, in tutti documenti mondiali, significa innanzitutto qualità dell’aria, dell’acqua e del territorio.

Senza arrivare al patriarca dei documenti: il  protocollo di Kyoto del 1997, all’epoca snobbato dai paesi maggiormente inquinanti, la più recente Conferenza internazionale sul clima di Parigi (dicembre 2015) ha messo d’accordo i principali paesi sulla urgenza di un cambiamento radicale delle abitudini anche delle persone  con il fine di  ridurre il gas serra e contenere l’innalzamento della temperatura del pianeta. Anche a Parigi tutti d’accordo sul fatto che si fosse ai supplementari.

Italia:  Piano Generale dei Trasporti e della Logistica (Ministero dei Trasporti e della Navigazione lontano 2001), obiettivo: rendere la mobilità sostenibile.  Il dato: nel nostro Paese esiste uno  squilibrio in favore del trasporto individuale in danno di quello collettivo con conseguenze disastrose in termini di impatto ambientale e di incidentalità.

Il concetto di “mobilità sostenibile” si inquadra nel più generale concetto di “sviluppo sostenibile” sostenibile uno sviluppo che soddisfi i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere le possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni. In questa logica il traffico è l’elemento in grado di compromettere i bisogni della generazioni future, e  di peggiorare quelle dei contemporanei. Esso provoca infatti:

inquinamento atmosferico responsabile di  danni alla salute degli abitanti, ai monumenti, alle coltivazioni, e,  attraverso l’effetto serra, alle mutazioni climatiche;

inquinamento acustico con ricadute negative sull’umore e la tranquillità dai cittadini;

incidentalità con conseguente aumento di costi a danno della collettività in termini di sanità e di perdita di giornate lavorative (volendo tralasciare il dolore per la perdita di vite umane);

disturbo al  paesaggio generato anche  a “traffico fermo” per le auto in sosta. (Ministero dei trasporti).

Come si è arrivati  a questo punto ad Ischia.

L’isola è cresciuta troppo: in meno di 40 anni la popolazione è aumentata di oltre il 40 % con punte, nel caso di Forio di oltre il 100 %. Una crescita urbanistica caotica ha richiesto trasporto individuale per raggiungere le abitazioni venute su a macchia di leopardo. La situazione è al limite e, anche riuscendo a mitigare gli impatti visivi dell’abusivismo edilizio, molto più arduo sarà ridurre il traffico generato dai veicoli  che si arrampicano fino  alle costruzioni realizzate in zone remote e impervie e per questo non raggiungibili dal trasporto pubblico.

A Ischia sono immatricolati circa  55.000 veicoli (dati ACI 2014): 855 veicoli per ogni 1.000 abitanti (dei 1.000 abitanti considerati fanno parte anche quelli di età compresa tra 0 a 14 anni non ancora compiuti che non possono guidare alcun tipo di veicolo, gli anziani e i senza patente).  Dal calcolo dei veicoli sono invece esclusi autobus e pulmini pubblici e privati, mezzi di lavoro pubblici e privati, auto e moto ad uso pubblico, taxi, veicoli da autonoleggio, auto e moto dei turisti che raggiungono l’isola con mezzi di trasporto individuali.  

Per rendere la gravità del dato basti pensare che a Roma, la città con maggiore traffico in Italia, i veicoli privati per 1.000 abitanti sono 754.  A Napoli 671. A Milano 630. Rispetto delle isole minori italiane Ischia è battuta dalla sola Elba che però ha un’estensione in superficie superiore di quattro volte e un numero di abitanti pari alla metà.

Il problema è serio. Ciò nonostante siamo ai calci di rigore e bisogna tirare: trazione elettrica con politiche di incentivi,  ZTL, piste ciclabili, mobilità alternativa, le soluzioni non mancano. Il problema fa capo anche a questioni di tipo culturale.

Il trasporto collettivo non è ancora entrato nella modalità del fruitore isolano, la dipendenza dall’auto è forte e nonostante tutto “gli eroi su kawasaki” di Guccini, costituiscono ancora un modello.

Ma dobbiamo tirare. Higuain non l’abbiamo più ma non fa niente. Del resto ci vuole altro che un calciatore per far passare il concetto che   il “poveraccio” non è quello che  scende dal bus ma quello che gira in tondo come i dannati di Dante alla ricerca di un parcheggio. Che gioca a nascondino con  i  vigili armati di i pad e relative app o che si dota di anziano da lasciare in macchina in doppia fila. Ci vuole una rivoluzione culturale. Una delle tante rivoluzioni scoppiate, battagliate e concluse con  successo in altre parti italiane ed europee da parte di tanti cittadini che, avendo ora  assaporato la bellezza del senza traffico, non sono disposti a fare le vacanze tra le lamiere come nei film di cassetta degli anni settanta.  Molti di questi sono  nostri turisti. Molti di questi lamentano le condizioni del traffico ad Ischia.

“Calo di introiti nelle zone a traffico limitato”, sostengono alcuni operatori.  Come molti altri quando si dovette  affrontare la cosa. I casi non mancano.

1994:  Napoli. Piazza del Plebiscito viene  interdetta al traffico e alla sosta. I commercianti della zona insorgono. 1995, a G7 concluso: date le proteste, si paventa l’ipotesi  di tornare indietro, i primi ad opporsi sono proprio i commercianti. Piazza Plebiscito, libera dalle auto, è oggi il simbolo della rinascita della città. Napoli ha tirato in porta e ha fatto gol.

Ischia ha fatto le prove tecniche con la visita di Papa Giovanni Paolo II, con il Giro d’Italia e con i festeggiamenti per l’apertura del Porto borbonico ormai al secondo appuntamento. Il risultato è stato uno spettacolo a cielo aperto. Come se la bellezza avesse per un attimo  preso il sopravvento sui maneggi degli umani.   Non c’era Higuain ma l’Isola ha fatto gol.