Trivellazioni in alta Irpinia gli specialisti spiegano il no

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È ufficialmente aperta l’istruttoria in Regione Campania per l’emissione di un parere sul pozzo esplorativo di Gesualdo, comune dell’avellinese. I geologi, però, dicono no È ufficialmente aperta l’istruttoria in Regione Campania per l’emissione di un parere sul pozzo esplorativo di Gesualdo, comune dell’avellinese. I geologi, però, dicono no al progetto di ricerca petrolifera in Alta Irpinia. Inquinamento delle falde acquifere sottostanti e scarsa ricaduta economica: queste, in sintesi, le motivazioni dell’opposizione. Ad ottenere la concessione ministeriale del permesso esplorativo, nel dicembre 2010, la Italmin Exploration. Due anni dopo, il trasferimento delle quote: ad oggi la società detiene solo il 20 per cento della concessione, mentre la parte più consistente è in mano alla Compagnia Generale Idrocarburi Spa, che ne è anche responsabile. L’iniziativa che dovrà essere bocciata o promossa si chiama “Nusco” e prevede, in una prima fase, l’apertura di un pozzo di esplorazione. Poi, in caso di riscontro positivo, si procederà alle trivellazioni. All’incontro in Regione presenti i sindaci dell’area e i rappresentanti dei comitati, tutti contrari. “Non ci basta la possibile ricaduta economica per giustificare questi interventi – spiega Carmine De Cicco, consigliere dell’Ordine dei geologi della Campania –: come dimostrato anche dall’esplorazione in Val d’Agri, il territorio non ha ritorno, che è circoscritto alle società di trivellazione. Ma il problema più serio è l’impatto ambientale: con il pozzo si richia di inquinare le falde idriche. A Gesualdo, zona di enorme accumulo, si va a perforare un territorio particolarmente permeabile”. Non è il primo tentativo in Irpinia: dagli anni ’50 ben 31 i pozzi aperti in provincia di Avellino, quasi tutti “sterili”. E quello di Gesualdo ricade a 950 metri soltanto da uno dei pozzi già esplorati. “È un’opera invasiva – prosegue De Cicco –: basti pensare che il punto prescelto si trova a 200 metri dal polo scolastico e dal cimitero, a 100 metri dalla parte verde del paese e dalle case”. Una volta aperta l’istruttoria per il parere della Unità operativa dirigenziale Ambientale della Regione, non c’è un termine massimo entro il quale i tecnici dovranno esprimersi. Se arrivasse il sì, in breve tempo il pozzo sarebbe aperto. E dopo? “Se, come crediamo, non ci saranno tracce di petrolio – conclude – si rischia di lasciare l’area in abbandono, come accaduto per altri pozzi della zona. È una ferita che questo territorio non merita”.