Traguardo tagliato, finalmente. I parlamentari italiani hanno maturato la tanto agognata pensione. La quale, ovviamente, sarà diversa, nel trattamento, dagli altri comuni mortali. I deputati e senatori di prima nomina, infatti, con quattro anni di servizio (non sempre meritato) nelle massime istituzioni del Paese, godranno di un trattamento vitalizio minimo di 900 euro mensili. Importo da sommare alla pensione vera e propria che sarà stata maturata, evidentemente, attraverso altri percorsi lavorativi. Esperienze di lavoro, inutile aggiungere, che per talune categorie professionali di dipendenti dello Stato, saranno state soltanto “figurative”, ma perfettamente in linea agli automatismi di una opinabile progressione di carriera.
Pleonastico, anzi no, populistico aggiungere che la cifra del “vitalizio” (continuo a chiamarlo così, anche se i puristi storceranno il naso, sostenendo che ormai è stato abolito) maturato è ben lontana, da sola, all’importo dell’assegno che molte categorie sociali matureranno soltanto dopo una lunga vita di faticoso vero lavoro. Superfluo sottolineare, poi, che la stragrande maggioranza dei giovani vedranno neppure lontanamente una cifra del genere, ogni fine mese, quando sarà (?) il proprio turno di quiescenza. Ma lasciamo perdere.
Il tutto per dire, insomma, che, ora, a traguardo tagliato, magari Lorsignori finiranno di inventarsi altri escamotage per distrarci dai soliti, annosi e molteplici problemi che – al di là dei timidi segnali positivi che intanto pure cominciano ad emergere nel quadro economico complessivo – assillano il Belpaese.
Per esempio, non se ne può più della querelle che si trascina dietro la proposta di legge – questa sì pleonastica, considerato che la vigente normativa in materia (disposizioni transitorie della Carta Costituzionale, legge Scelba, legge Mancino) di certo non è carente – promossa dal deputato pd Emanuele Fiano sotto il titolo: “Introduzione dell’articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista”. E così pure della legge sullo “Ius soli”, che l’insufficiente maggioranza di governo è stata costretta ad accantonare.
E dire che argomenti ben altrimenti sensibili alle corde del cittadino non sono mancati nel frattempo. Per esempio, la decisione delle già ricche compagnie telefoniche di fatturare i consumi ogni quattro settimane, anziché ogni mese come invece avveniva. Un aumento surrettizio delle bollette – è chiaro – che l’Agcom ha censurato e minacciato di sanzionare, sotto la spinta delle associazioni dei consumatori, se non si torna allo status quo ante. O se non interviene, appunto, una legge chiarificatrice. Sufficiente un solo articolo, di poche parole.
Oppure, per fare un altro esempio, il nuovo record registrato a luglio dal debito pubblico: 2 mila 300 miliardi, in aumento di 18,6 miliardi su giugno.
O anche, la notizia che secondo le stime del World Economic Forum (Wef), l’Italia si piazza al 35 posto (su 130 Paesi considerati) nella classifica dello sviluppo del capitale umano. Posizione che potrebbe, ad una prima lettura, apparire finanche positiva, se non fosse che ci ritroviamo dietro nazioni come la Slovenia (9), Estonia (12), Russia (16), Repubblica Ceca (22), Ucraine (24) e Lituania (25) e che ai primi posti – tanto per cambiare – ci sono Norvegia, Finlandia, Svizzera, Usa, Danimarca e Germania.
Oddio, è pure vero che l’Istat conferma il dato secondo cui si registrano 78 mila occupati in più nel secondo trimestre (rispetto allo stesso periodo dello scorso anno sono 153mila in più), ma si tratta pur sempre di lavoro precario, di contratti di lavoro temporaneo che i disoccupati accettano giocoforza, in mancanza di meglio.
E ci sono, infine, da registrare il soffio di nuovi venti di crisi politica, innescata stavolta da Mdp, costola sinistra del Pd, che minaccia di non votare la Legge di bilancio, dopo l’accantonamento della proposta di legge sulla cittadinanza, e a ruota dal partito del ministro degli Esteri Angelino Alfano che aspetta, intanto, di capire che cosa avverrà per le elezioni in Sicilia.
Ci sono, però, anche le notizie positive. Il Centro studi di Confindustria ha ritoccato all’insù le stime per il Pil: +1,5 nel 2017 e +1,3% nel 2018, rispetto a +1,3% e +1,1% indicati tre mesi fa. Stime che non includono, peraltro, i possibili effetti positivi della Legge di Bilancio (sempre per restare in tema) ma che fanno opportunamente dire al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan di non abbassare la guardia: “Il rischio ora è penare che resti poco da fare”. Appunto.
Traguardo tagliato, finalmente. I parlamentari italiani hanno maturato la tanto agognata pensione. La quale, ovviamente, sarà diversa, nel trattamento, dagli altri comuni mortali. I deputati e senatori di prima nomina, infatti, con quattro anni di servizio (non sempre meritato) nelle massime istituzioni del Paese, godranno di un trattamento vitalizio minimo di 900 euro mensili. Importo da sommare alla pensione vera e propria che sarà stata maturata, evidentemente, attraverso altri percorsi lavorativi. Esperienze di lavoro, inutile aggiungere, che per talune categorie professionali di dipendenti dello Stato, saranno state soltanto “figurative”, ma perfettamente in linea agli automatismi di una opinabile progressione di carriera.
Pleonastico, anzi no, populistico aggiungere che la cifra del “vitalizio” (continuo a chiamarlo così, anche se i puristi storceranno il naso, sostenendo che ormai è stato abolito) maturato è ben lontana, da sola, all’importo dell’assegno che molte categorie sociali matureranno soltanto dopo una lunga vita di faticoso vero lavoro. Superfluo sottolineare, poi, che la stragrande maggioranza dei giovani vedranno neppure lontanamente una cifra del genere, ogni fine mese, quando sarà (?) il proprio turno di quiescenza. Ma lasciamo perdere.
Il tutto per dire, insomma, che, ora, a traguardo tagliato, magari Lorsignori finiranno di inventarsi altri escamotage per distrarci dai soliti, annosi e molteplici problemi che – al di là dei timidi segnali positivi che intanto pure cominciano ad emergere nel quadro economico complessivo – assillano il Belpaese.
Per esempio, non se ne può più della querelle che si trascina dietro la proposta di legge – questa sì pleonastica, considerato che la vigente normativa in materia (disposizioni transitorie della Carta Costituzionale, legge Scelba, legge Mancino) di certo non è carente – promossa dal deputato pd Emanuele Fiano sotto il titolo: “Introduzione dell’articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista”. E così pure della legge sullo “Ius soli”, che l’insufficiente maggioranza di governo è stata costretta ad accantonare.
E dire che argomenti ben altrimenti sensibili alle corde del cittadino non sono mancati nel frattempo. Per esempio, la decisione delle già ricche compagnie telefoniche di fatturare i consumi ogni quattro settimane, anziché ogni mese come invece avveniva. Un aumento surrettizio delle bollette – è chiaro – che l’Agcom ha censurato e minacciato di sanzionare, sotto la spinta delle associazioni dei consumatori, se non si torna allo status quo ante. O se non interviene, appunto, una legge chiarificatrice. Sufficiente un solo articolo, di poche parole.
Oppure, per fare un altro esempio, il nuovo record registrato a luglio dal debito pubblico: 2 mila 300 miliardi, in aumento di 18,6 miliardi su giugno.
O anche, la notizia che secondo le stime del World Economic Forum (Wef), l’Italia si piazza al 35 posto (su 130 Paesi considerati) nella classifica dello sviluppo del capitale umano. Posizione che potrebbe, ad una prima lettura, apparire finanche positiva, se non fosse che ci ritroviamo dietro nazioni come la Slovenia (9), Estonia (12), Russia (16), Repubblica Ceca (22), Ucraine (24) e Lituania (25) e che ai primi posti – tanto per cambiare – ci sono Norvegia, Finlandia, Svizzera, Usa, Danimarca e Germania.
Oddio, è pure vero che l’Istat conferma il dato secondo cui si registrano 78 mila occupati in più nel secondo trimestre (rispetto allo stesso periodo dello scorso anno sono 153mila in più), ma si tratta pur sempre di lavoro precario, di contratti di lavoro temporaneo che i disoccupati accettano giocoforza, in mancanza di meglio.
E ci sono, infine, da registrare il soffio di nuovi venti di crisi politica, innescata stavolta da Mdp, costola sinistra del Pd, che minaccia di non votare la Legge di bilancio, dopo l’accantonamento della proposta di legge sulla cittadinanza, e a ruota dal partito del ministro degli Esteri Angelino Alfano che aspetta, intanto, di capire che cosa avverrà per le elezioni in Sicilia.
Ci sono, però, anche le notizie positive. Il Centro studi di Confindustria ha ritoccato all’insù le stime per il Pil: +1,5 nel 2017 e +1,3% nel 2018, rispetto a +1,3% e +1,1% indicati tre mesi fa. Stime che non includono, peraltro, i possibili effetti positivi della Legge di Bilancio (sempre per restare in tema) ma che fanno opportunamente dire al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan di non abbassare la guardia: “Il rischio ora è penare che resti poco da fare”. Appunto.