Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, si diceva un tempo. Ora non più

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Per le guerre in corso, tante, è bastato un attimo (di follia) perché dalle parole si passasse ai fatti. Quanto si dovrà ancora attendere perché tale senso di marcia si inverta verso la pace?Ieri è stato lunedì e in tanti, certamente, anche se comunque non in grado di andare oltre le lamentazioni, si saranno chiesti, non senza retorica, a che punto fosse la notte della guerra sul mondo.Si saranno quindi sostituiti con il pensiero a quanti si impegnano in quella che dovrebbe essere la loro occupazione, cioè tentare di rendere concreta la galassia impalpabile di ipotesi per avviare verso la soluzione lo stato di guerra. Lo stesso che, giorno dopo giorno, sta imbrigliando sempre più i soggetti che sono coinvolti in essa. Finora ha tenuto banco la politica, avocando a se l’intera congerie di procedure legata a ciò che sta succedendo. L’effetto immediato, quello della prim’ora, che comunque è ancora in crescendo, è stato che, volutamente o no, la diplomazia è rimasta al margine della vicenda principale, peraltro non nuova. Si è limitata a svolgere un ruolo di importanza solo un gradino più in alto di quello di passacarte. Non vuole questa affermazione esprimere nostalgia per la mancanza di un’attività- di pura fantasia -costituita dal dedicarsi a pranzi, cene e balli, durante i quali, alle feluche di due o più paesi in lite tra loro, era offerta l’occasione di scambiarsi, sorridendo come a sottolineare che si trattasse di poco più che una formalità, la dichiarazione di guerra del suo paese all’altro o agli altri in lite.. Questa situazione estrema è stata concepita e messa in scena dagli autori di operette che includeva, perché non manchi niente all’atmosfera, almeno un principe, in genere chiamato Danilo e diverse principesse Carlotta, Beatrice e altre del genere, tratte da una saga europea poco o per niente verosimile.Quanto colpisce l’attenzione di coloro che seguono con l’attenzione che merita il bagno di sangue ormai fatto e che continua a dilagare, unito a una distruzione di ogni cosa, che chiunque riteneva appartenesse solo all’inventiva degli autori di film di fantascienza, è che i diplomatici in genere stanno giocando il ruolo di comparse. Volendo con ciò sottolineare che in tal modo si rinuncia alla terza chance di trattative senza il coltello tra i denti: si salta a pié pari la fase del contraddittorio per giungere direttamente nella gabbia dei leoni. Tale condotta non è stata mai fattiva. Sarà bene che, ripassati i libri di storia, le parti in causa si adeguino alla realtà del tempo. Tentar non nuoce.