Con quale spirito si possano porgere gli auguri di buone feste per quelle che ricorreranno nei prossimi giorni, è facile intuirlo. È in campo, oltre alle guerre, un altro flagello di portata notevole: l’impoverimento, oltre che materiale, anche morale di una parte consistente dell’umanità. Tanto accade quasi ovunque, seppure a macchia di leopardo, sull’intero pianeta. Sarà bene limitarsi a considerare quanto succede nel Paese, altrimenti, solo per accennare ciò che succede oltreconfine, non basterebbe un libro di grandi dimensioni. Quel che è peggio è che tale forma di miseria, definibile insensata e senza alcuna attenuante, seppur generica, si é aggiunta a quella di natura materiale: quel che è peggio è che l’umanità ne sta facendo uso in quantità industriale, quindi l’intera situazione si commenta da sola. Definire diversamente una parte più che consistente della follia omicida che ormai dilaga da troppo tempo è impossibile. In effetti, andando con la mente a un bel po ‘ di anni trascorsi, è possibile rintracciare, se non i prodromi, almeno le varie intuizioni di quanto sta accadendo di questi tempi all’umanità in genere. In effetti, illustri pensatori, a partire da oltre un paio di secoli fa, arrivarono alla conclusione che l’ umanità avrebbe avuto un “fermo tecnico” nel progredire. Quando, non era pronosticabile, ma alla fine, senza indicare la durata della pausa, avrebbe ripreso, pur leccandosi le ferite, questa volta profonde, il sentiero dello sviluppo. Il processo di tale degrado non sarebbe stato molto diverso da quello che accompagnò l’impero romano nel suo insieme, quello d’Occidente e quello d’Oriente, a procedere, ciascuno per proprio conto, verso l’ Età di mezzo della civiltà, quella più conosciuta con la dizione di Medio Evo. La stessa sarebbe stata connotata da stop and go per quasi tutte le elaborazioni degli uomini di scienza, destinate a completare quelle, solo sgrossate, che aveva portato in dote l’evo cristiano. Non è piacevole ripeterlo, ma quanto appena scritto ha causato danni notevoli ai progetti in elaborazione. Affrontare i problemi alla rinfusa, significò legare al tiro dello stesso giogo traini del tutto diversi, portando ogni cosa a un inesorabile sfascio. Quella spada di Damocle pende ancora sulla testa dei paesi belligeranti e dei loro supporter. Sul quando finirà, cioè quando si potrà leggere pace sulle bandiere per ora usate con la scritta guerra, nessuno osa pronunciarsi, a causa delle spiacevoli manifestazioni che si sono già presentate, inasprendo i toni del conflitto come non mai. A tal punto, solo per tentare un esorcismo, si potrà cantare in coro “Mettete dei fiori nei vostri cannoni”, presa da un Festival di Sanremo di oltre mezzo secolo fa. Senza farci conto alcuno, va senza dire.