Toghe nazionali e magistratura straniera

in foto Donald Trump (Imagoeonomica)

L’argomento, seppure recentissimo, oramai è sulla bocca di tutti, di conseguenza sarebbe superfluo raccontare tutto di nuovo. Negli ultimi giorni, per qualche ora, l’attenzione  dell’umanità si e spostata dai vari territori di guerra a quello di un duello verbale. È stato disputato nelle aule del Tribunale di New York tra lo sfidante Alvin Bragg, procuratore della V sezione penale dello stesso, e lo sfidato Donald Trump, già presidente di quella nazione, sotto inchiesta per una serie di reati commessi quando era in carica. Facendo un salto nel tempo fino a oggi, si desume  con estrema facilità dalle fonti ufficiali che, salvo stravolgimenti messi in essere dall’ apparato che cura la tornata elettorale a stelle e strisce, tra gli aspiranti alla Casa Bianca c’è un candidato pregiudicato. È originato dal fatto che Trump è stato condannato più volte, oltre 30, quanti sono i capi di accusa per i quali è sotto processo. Da ora a novembre, epoca della tappa finale, le votazioni del Presidente, tempo ce n’è a sufficienza. Nei prossimi mesi si vedrà, passata la furia, come sarà rivista l’intera vicenda, quando si saranno raffreddati i bollenti spiriti tanto della difesa, quanto dell’ accusa.

Per chi sta nel vecchio continente, le considerazioni che possono venire fuori facendo il confronto tra come funziona la giustizia di qua e di la dell’ Atlantico, seguiranno l’iter sintetizzato che segue. Per descriverlo ridotto all’osso, negli USA la caratterizzazione della giustizia può essere contenuta con efficacia  nell’espressione: “dura l’ex, sed lex”. In più, l’imputato o condannato può dare sfogo a tutto il suo dissenso senza particolari indugi. In tal modo nel processo viene ridotto al minimo il livello formale, poco sopra a quello di un alterco tra contadini per questioni di confini. Intanto il calendario scorre e novembre si avvicina. Ieri si è presentato al mondo giugno. Per situazioni che hanno un minimo di attinenza con quelle appena descritte, in Italia si sta confermando la situazione speculare di quella negli USA. Così nel Paese si sta ancora assistendo, dopo aver tante volte assistito, a un picco dell’attività di confronto ( si fa per dire ) tra Politica e Magistratura. È bene aggiungere che esso continua ormai da anni. Lo stesso, si intuisce epidermicamente, dovrebbe veder riconfermato, semmai ce ne fosse bisogno, quanto prevede la Costituzione, ovverosia la separazione netta tra Potere Legislativo e Potere Giudiziario. Al contrario, il livello della diatriba tra quei due poteri al momento è al calor bianco. Lo stesso è connotato in entrambi i contendenti che vogliono dimostrare alla popolazione e non solo, a chi dei due competa l’onore e l’ onere di tirare fuori dalle secche la nave Italia. In casi del genere fuori del Paese, con personaggi non proprio trasparenti, ci sarebbe stata già una forma di presa del potere non proprio lineare.

L’espressione tecnica per definire un fatto del genere è Colpo di Stato. Dove è già successo si sono visti ben presto i risultati: la libertà è stata soppressa senza tanti ragionamenti. Perciò è d’obbligo dimenticare l’espressione “provare  per credere:” e fare di tutto perché quell’ espressione astratta resti tale.