Titoli di Stato, risparmio e fiducia: l’Italia del Valore

La settimana che si è chiusa l’altro ieri per l’Italia è stata caratterizzata  da notizie che hanno riportato all’ attenzione di molti un comportamento del sistema economico italiano alquanto sui generis, un tempo ancor più ricorrente. Si tratta del bastone e della carota, usati nel caso in oggetto, da un operatore invisibile ma dotato di forza e resilienza di livello molto elevato: il libero mercato. Così si è potuto assistere a una performance non comune quale è stata quella della Premier Meloni in visita al Presidente degli USA Biden. Questi non ha perso una battuta del colloquio per sottolineare i legami di ogni genere che intercorrono tra i due paesi. Quella della Capo del Governo è stata un’ altra occasione di conferma del fair play di chi governa il Paese, riconosciuto principalmente dagli interlocutori stranieri. Non è un particolare di poco conto perché l’ Italia, come tutta la UE, non può operare fattivamente, senza l’ appoggio di quella superpotenza.

Anche a Roma le cose non sono andate male, pur richiedendo ogni fatto un’ ottica di osservazione diversa. È credibile che possa bastare soffermarsi solo due di esse per avere l’idea di come sta reagendo ai marosi di questa stagione la nave Italia. La terza emissione di titoli di debito pubblico della serie Valore (da non confondere con valori, è opportuno precisarlo), si è conclusa con successo da primato e, insieme alle due precedenti, ha portato nelle casse dello Stato oltre 50 miliardi. La prima osservazione che esce fuori dopo quella nota positiva è che comunque rappresenta un ulteriore aumento del giá alto debito pubblico del Paese. Una risposta, generica ma non distante molto dalla realtà, è che non si possono catturare due piccioni con una sola fava. Va aggiunto che l’operazione è stata la cartina di tornasole anche per altri aspetti della situazione socioeconomica degli Italiani. La prima è che, almeno buona parte di essi, le persone normali che vivono onestamente del proprio lavoro, non hanno mai smesso di mettere da parte una quota dei loro introiti e la notizia non è una novità. Da anni il risparmio degli italiani è primo nella graduatoria europea.

Ciò che innesca considerazioni positive è la rinnovata fiducia mostrata da buona parte della popolazione alle istituzioni, quindi a chi la governa .C’è stato ancora dell’altro che ha connotato  la settimana appena conclusa da valutare con serenità, anche se da prendere con le pinze. Si riferisce ai dati presentati dall’Istat, l’ Istituto Centrale di Statistica, sull’andamento dell’economia del Paese e dei risvolti sociali al suo interno. Sono stati la conferma quasi completa dei dati presentati dal Ministero dell’Economia e del Tesoro.Tra questi dati operano il bastone e la carota. Era già noto, seppur di massima, che qualche miglioramento dei conti pubblici, anche se marginale, c’è stato e continua a esserci anche nei primi mesi dell’ anno in corso. C’è comunque da interpretare più che prudentemente i dati forniti. Molto spesso, dopo il dato positivo, è facile leggere dei correttivi del genere: ” si ma…” e anche: “no però”. Certamente tali aggiunte sono fatte in buona fede, ciò non toglie che, ancora una volta, avvalorino il  vecchio detto che vuole:” non tutto quanto luccica è oro”. È invece di valore identico a quello del metallo giallo appena citato, l’atteggiamento di fiducia degli Italiani nel futuro del Paese. Esso è di particolare  importanza in particolare attualmente e il suo valore non è una scoperta recente. Narra una leggenda del Nord Europa che un capitano irlandese, dovendo prendere il largo con la sua imbarcazione per una battuta di pesca, dicesse al suo equipaggio di prepararsi a salpare le ancore. Il cielo era buio e il sole si intravedeva appena. Bastò quel poco di luce per far si si che il capitano dicesse ai suoi uomini perplessi: “tra poco il cielo si rasserenarà”, perché la nave potesse navigare verso il largo. Non é stato mai reso noto come si sia conclusa quella storia, ma è certo che l’elemento fiducia giocò nella vicenda un ruolo molto importante.