The American Pope

 

È stato presentato nella splendida cornice del salone nobile maggiore di Palazzo Arlotta, sede dell’Istituto di Cultura meridionale, il volume, in lingua italiana e inglese, “The American Pope. Costruire ponti per costruire la pace; Building Bridge to Build Peace” (Libreria Editrice Vaticana). Dopo l’elezione di Trump e dopo la morte di Fidel  Castro il testo di Paolo Messa, direttore del Centro Studi Americano e Consigliere di Amministrazione Rai, di Massimo Milone, Direttore di Rai Vaticana, e di Lara Jakes, Managing Editor di News at Foreign Politicy Magazine di Washington, appare davvero interessante per leggere sia alcuni cruciali passaggi di politica internazionale sia l’innovativa spiritualità di Francesco. Il libro analizza il viaggio di Papa Bergoglio negli Stati Uniti e a Cuba e i suoi discorsi pronunciati in America per unire, creare amicizia sociale, costruire il bene comune anche nella diversità. Il viaggio a Cuba è stato un grande messaggio di pace per tutta l’umanità e Francesco ha più volte usato l’espressione “costruire ponti per costruire la pace”, in un’ottica di dialogo che affratelli popolazioni divise da ostilità storiche. Di fronte allo spettro di una Terza guerra mondiale, anziché “usare il linguaggio aspro e bellicoso della divisione”, ha utilizzato il linguaggio dell’amore e della misericordia, con lungimiranza per l’umanità intera, per l’orfano, il migrante, il povero, l’emarginato, il fedele comune, il devoto, l’uomo di buona volontà presente in ogni parte del mondo e fedele al messaggio del Vangelo. È la speranza che si storicizza, diviene anelito di libertà, ricerca di giustizia dei popoli. Lo spirito di apertura del Concilio Vaticano II, la rinascita di una fede non elitaria, ma accogliente verso tutti, torna a circolare a livello mondiale nella persona di Francesco, incarnazione spirituale del poverello di Assisi. Gennaro Famiglietti, presidente dell’Istituto di Cultura Meridionale e coordinatore nazionale della Federazione dei Consoli Italiani, si è detto onorato di ospitare presso la propria sede e nella  città di Napoli, in anteprima nazionale la presentazione del libro, dopo la Columbia University di New York. Attraverso “The American Pope” risuona forte una voce di fraternità volta a evitare forme globali di schiavitù e un insopprimibile desiderio di realizzare una comunità giusta e pacifica. Don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana, ha ricordato la massiccia partecipazione dei giovani americani agli incontri del Papa a New York e a Philadelphia, sintomo di un cattolicesimo vivo e pregno di speranza. Marin Rayknov, ambasciatore della Repubblica di Bulgaria, ha sottolineato gli sforzi di Papa Francesco per mantenere sempre vivo il dialogo con i cristiani ortodossi e ha esaltato i successi della diplomazia vaticana, salda cornice dell’ampia visione spirituale e politica di Bergoglio. È intervenuto anche il Cardinale e Arcivescovo Metropolita di Napoli Crescenzio Sepe, che, in sintonia con il Papa, ha risvegliato nelle coscienze dei presenti il desiderio di pace e fraternità, vera beatitudine dell’uomo impegnato a contrastare la furia diabolica di guerra, violenze e persecuzioni, presente sulla Terra. I cristiani devono essere costruttori di pace nel mondo, guidati da un Papa coraggioso in grado di gettare ponti, laddove c’erano muri, fili spinati, persecuzioni. È Il potere della parola che persuade con l’autenticità e veridicità del suo messaggio. Alessandro Senatore, Presidente dell’Istituto di Cooperazione e Sviluppo Italia-Cuba ha affermato che i cubani adorano questo Papa argentino, tuttavia egli non dimentica gli sforzi di Wojtyla, nel ’98, nel ricercare un dialogo e una politica di disgelo con Cuba. La vera emergenza attuale è superare le grandi disuguaglianze in quanto la democrazia non può appartenere a minoranze organizzate, occorre contrastare l’economia dello scarto e reintrodurre principi di etica nella finanza internazionale. Sergio Cuomo, Presidente Mentoring USA-Italia Onlus, ritiene importante creare ponti tra gli stati ma anche al loro interno, prestando attenzione ai minori a rischio, affinché la democrazia sia salvaguardata, resi esigibili i diritti da parte di tutti, puntando ad una rivoluzione culturale attraverso i bambini.  Sebastiano Maffettone, Consigliere alla cultura della Regione Campania, ha menzionato il riferimento del Papa, nel suo discorso all’Assemblea Plenaria del Congresso degli Stati Uniti, a due icone americane di libertà: Abraham Lincoln e Martin Luther King. Il reverendo è simbolo della libertà nella pluralità e non-esclusione e il Papa ne ha ricordato il suo sogno di uguaglianza in un Paese che nasce Paese di immigrati, i quali, pertanto, dovrebbero essere disposti ad aprire la porta a chi ugualmente sogna una vita migliore in una terra ricca di opportunità. Inoltre, la razionalità economica in senso stesso non può divenire cifra della vita che va protetta come l’ambiente che accoglie l’uomo e il suo progetto di sviluppo.  Antimo Cesaro, sottosegretario di Stato al Ministero dei Beni Culturali e del Turismo si è soffermato sull’espressione “Todos somos americanos” che non va intesa in un’ottica di globalizzazione delle culture, bensì come un modo nuovo di guardare le cose del mondo per riprendere la via del dialogo, dell’incontro. La stessa prospettiva è presente nei discorsi del Papa, capo della cristianità e sopraffino politico, la cui lettura andrebbe proposta ai giovani per l’ampio respiro che li anima, per il grande senso di responsabilità che li nutre e per i temi trattati, tutti attualissimi: etica ecologica, etica economica e finanziaria, politiche per le future generazioni. Massimo Milone che ha avuto modo di accompagnare Bergoglio durante il viaggio in America, ha concluso l’incontro, ricordando le parole semplici e i valori universali di un Pontefice che, anziché rinchiudersi nel recinto delle paure, atterrato a Cuba il 19 settembre 2015, ha subito avuto dalla sua il capo carismatico Fidel Castro e l’intera popolazione, affascinata da questo apostolo di pace.