Terapia genica per una rara patologia che causa sordocecità: sperimentata a Napoli per la prima volta al mondo

24

Somministrata per la prima volta al mondo a Napoli, nella Clinica Oculistica dell’università degli Studi della Campania ‘Luigi Vanvitelli’, una terapia genica sperimentale per una rara malattia ereditaria dell’occhio associata a sordità, la sindrome di Usher di tipo 1B (Ush1B). La tecnologia innovativa utilizzata, messa a punto nei laboratori dell’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Pozzuoli, ha la potenzialità di allargare il campo di applicazione di questo approccio terapeutico a centinaia di altre malattie genetiche ad oggi senza cura. Sponsor dello studio, denominato Luce-1, è AAVantgarde Bio, azienda biotecnologica nata nel 2021 come spin-off del Tigem. Lo comunicano in una nota congiunta Telethon, AAVantgarde e le università Vanvitelli e Federico II. La terapia genica – spiegano – è oggi una realtà terapeutica per diverse malattie, genetiche e non solo, ma ci sono ancora degli ostacoli che ne limitano l’applicazione. Uno è rappresentato dalla capienza dei vettori virali, i virus modificati usati per trasferire nelle cellule dei pazienti versioni corrette dei geni responsabili delle loro patologie. Proprio come nel caso della sindrome di Usher di tipo 1B, malattia ereditaria che interessa la retina e l’orecchio interno e che colpisce secondo le stime circa 20mila persone negli Stati Uniti e nell’Unione europea. I bambini che ne soffrono nascono sordi, presentano disfunzioni vestibolari e iniziano a perdere progressivamente la vista nel primo decennio di vita. Sebbene siano disponibili trattamenti chirurgici per curare la sordità in questi pazienti, non esistono terapie per la perdita progressiva della vista e la cecità. La sindrome è dovuta a mutazioni di un gene, MYO7A, troppo grande per essere inserito nei vettori ad oggi più utilizzati in terapia genica per correggere difetti genetici dell’occhio, ‘navicelle’ derivate da piccoli virus della famiglia di quello del raffreddore, chiamati adeno-associati (Aav). Per la sindrome di Usher di tipo 1B, così come per oltre un centinaio di malattie genetiche dovute a geni troppo grossi per essere ‘impacchettati’ nei vettori attuali, la terapia genica finora era preclusa. Il neo direttore del Tigem Alberto Auricchio, professore ordinario di Genetica medica all’università Federico II di Napoli, lavora da molti anni per superare questo limite tecnico. Grazie al sostegno della Fondazione Telethon e di importanti finanziamenti internazionali, ha sviluppato insieme al suo gruppo 2 diverse piattaforme che consentono di trasferire geni di grosse dimensioni ‘frammentati’, assicurando però che una volta all’interno della cellula venga poi prodotta correttamente la proteina terapeutica completa. AAVAntgarde Bio, tra i cui fondatori c’è Auricchio, ha acquisito la licenza esclusiva per le malattie ereditarie della retina di entrambe le piattaforme. Quella applicata in questo caso si chiama ‘dual-Aav’ e consiste in 2 vettori di tipo Aav contenenti ciascuno una metà delle informazioni genetiche necessarie per produrre la proteina terapeutica, che poi si ricombinano una volta all’interno della cellula e ne consentono la produzione in quantità sufficienti.