Tecniche d’interpretazione alla ribalta. La mostra sulla Sardegna all’età del bronzo stravince

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Domenica d’agosto con ingresso libero ai musei. Al Mann ben due mostre sula Sardegna. “Sardegna isola megalitica”, esposizione di tipo convenzionale per raccontare l’archeologia sarda nel contesto del Mediterraneo. Sala della meridiana e dintorni, con vetrine piene di oggetti rigorosamente identificati dal consueto numerino, didascalie in doppia lingua, qualche immagine fotografica. L’eloquio radical chic inneggerebbe alla contestualizzazione del reperto. Il pubblico sciama tra gli espositori, si lascia incuriosire dalla foggia particolare di qualche oggetto e poi va, dai che più avanti ci sono i manga. Discreto, in una sala dedicata ai reperti archeologici di origine pompeiana, un banchetto attualissimo per foggia e materiali, presidiato da hostess di epoca molto più che attuale. Si raccolgono le prenotazioni per una visita a “Nuragica”. E’ un esposizione creata proprio per gli spazi del museo Mann. Su misura, praticamente sartoriale. Solo 13 partecipanti a visita, arriva la guida, pronti, partenza, via. Una serie di ambienti realizzati secondo alcune tecniche dell’interpretazione creano, nei settecento metri quadri dedicati, un percorso cronologico, che, grazie a piccole scenografie da attraversare fisicamente, crea nel pubblico un esperienza di grande emozione, di grande efficacia emotiva e culturale, apprezzabile tanto da chi ha una specifica competenza quanto da chi per la prima volta entra in contatto con un antico periodo, i cui segni sono ancora leggibili nel suo territorio d’origine. Bingo. Era ora. La guida interagisce col pubblico stimolandone la curiosità, e rendendo complice nella spiegazione chi mostra competenza nella materia. Gli oggetti allineati e numerati nelle vetrine d’esposizione finalmente trovano la propria collocazione nella vita reale dell’età del bronzo in Sardegna. I misteri della civiltà nuragica sono presentati con pathos e terminologia calibrati, voilà finalmente il pubblico è coinvolto. Ogni visitatore diventa un saggio, uno sciamano, un arciere, un uomo con quattro braccia e 4 occhi. L’udito è sollecitato a tratti dal rumore dell’acqua di cui sarà spiegata la funzione. Le statuine reperti statici nelle vetrine della sala della meridiana,  qui diventano parte di un rito che coinvolge il pubblico. Una vera esperienza. Alea iacta est. Giubilo per la raggiunta comprensione del ruolo fondante dell’interpretazione nel coinvolgimento del pubblico in una esposizione. Non è solo ricostruzione storica, metti il costumino, imbraccia la lancia e via il gioco è fatto. Che il dado, però, resti ora sul tavolo e si pensi a migliorare il gioco. Una visita all’ora, per 13 persone a turno. Il biglietto costa 18 euro. Circa duemila euro al giorno per 10 turni di visita. Ragazzi, si può far meglio. La tecnologia sapientemente usata per l’ultima fase dell’esperienza, quando il visitatore di qualsiasi età sperimenta una realtà virtuale immersiva, può essere usata per aumentare l’affluenza. L’esperienza di “Nuragiche” potrebbe integrare i reperti che oggi giacciono inermi nella sala delle meridiane, e farli vivere sotto gli occhi dei visitatori, sollecitando una risposta emotiva che non dimenticheranno più, e per la quale saranno stati felici di pagare un biglietto. La differenza tra la visione in una sala d’esposizione secondo il modello standard di vecchia matrice, e quella in un allestimento organizzato secondo i canoni dell’interpretazione, è piuttosto consistente. Secondo le tecniche dell’interpretazione l’opera è raccontata attraverso la sollecitazione dei sensi di cui ogni essere umano dispone. Il solo linguaggio visivo di una canonica esposizione si arricchisce e si trasforma in linguaggio uditivo, verbale, olfattivo permettendo al visitatore di creare collegamenti emotivi tra l’opera, il paesaggio, l’oggetto e la sua storia personale. Questa operazione porta a prolungare il tempo d’osservazione permettendo ad ognuno di cogliere particolari ed aspetti che uno sguardo frettoloso e poco coinvolto porta a trascurare. Per ogni nuova impresa la parte più complicata è l’inizio. Ora che gli argini sono stati violati, che il gratificante fiume dell’interpretazione s’impadronisca degli spazi museali.