Tassi, occhi puntati sulla Federal Reserve

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Il punto. La Borsa italiana appare in recupero, ad inizio di ottava. Il Ftse M ib segna +0,40%, il Ftse Italia All-Share +0,32%, il Ftse Italia Mid Cap -0,18%, il Ftse Italia Star +0,02%.

Mercati azionari europei, invece, in ribasso: DAX +0,6%, CAC 40 +0,9%, FTSE 100 +0,5%, IBEX 35 +0,3%.
Future sugli indici americani in rialzo dello 0,6-0,7 per cento. Le chiusure della seduta precedente a Wall Street: S&P 500 -1,84%, Nasdaq Composite -2,21%, Dow Jones Industrial -1,76%. 
Netto calo a Tokyo con il Nikkei 225 che chiude a -1,80%.

Contrastate le borse cinesi: a Shanghai l’indice CSI 300 termina a +2,86%, a Hong Kong l’Hang Seng a -0,72% circa.

Euro in flessione contro dollaro dal massimo a 1,1031 toccato venerdì pomeriggio. EUR/USD al momento oscilla in area 1,0950.

Avvio negativo per l’obbligazionario eurozona. Il rendimento del BTP decennale rispetto alla chiusura precedente è in rialzo di 5 bp all’1,59%, quello del Bund sale di 3 bp allo 0,57%. Lo spread è in rialzo di 2 bp a 102.

Borse asiatiche
Dopo le significative perdite di Wall Street venerdì, che hanno “regalato” ai listini a stelle e strisce l’ottava peggiore dallo scorso mese di agosto, le vendite sono continuate alla riapertura dei mercati in Asia. Riflettori ovviamente puntati sulla Federal Reserve, che potrebbe alla fine tornare a una di politica di rialzo dei tassi nel meeting del Federal Open Market Committee del prossimo mercoledì. Scarso per ora l’impatto sul dollaro, frenato dai rendimenti sugli U.S. Treasury di lungo scivolati ai minimi di diverse settimane venerdì, visto che il debito pubbblico Usa attira gli investitori alla ricerca di porti sicuri.

La People’s Bank of China, intanto, continua a guidare la sua valuta verso il basso e lo yuan rimane ai minimi dal 2011 sul dollaro (in declino di circa il 4% da inizio anno). Ad appesantire i listini è comunque ancora il petrolio, dopo che l’International Energy Agency ha lanciato l’allarme sul fatto che la sovrapproduzione possa peggiorare il prossimo anno. E il deprezzamento del greggio è continuato dopo che venerdì il Brent era scivolato per la prima volta in sette anni sotto 38 dollari il barile. Il risultato è stato un declino dell’1,3% per l’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, scivolato ai minimi di due mesi e mezzo.

Performance più che negativa anche per Tokyo, appesantita dai titoli energetici, delle materie prime e dagli industriali in genere. Il Nikkei 225 ha chiuso in flessione dell’1,80% nonostante qualche indicazione positiva in arrivo dai dati macroeconomici. In ottobre la produzione industriale del Sol Levante è cresciuta su base mensile rettificata stagionalmente dell’1,4% contro l’1,1% di settembre (e il declino dell’1,2% registrato in agosto), in linea con la lettura preliminare e con il consensus. Su base annuale, però, il dato segna una flessione dell’1,4% contro lo 0,8% di declino di settembre, nel terzo mese consecutivo in calo. Oltre le attese del mercato anche l’indice Tankan, che misura la fiducia delle grandi aziende del Giappone, rimasto però stabile nel quarto trimestre ai 12 punti del precedente periodo, contro gli 11 del consensus.

Fa peggio di Tokyo Sydney, con l’S&P/ASX 200 che perde il 2,01% ancora a causa delle pressioni derivanti dal declino dei prezzi delle materie prime (petrolio, minerale di ferro ma anche oro, che ha perso terreno). Il gigante minerario Bhp Billiton ha segnato una flessione superiore al 3% ai minimi di oltre un decennio. Va leggermente meglio a Seoul, ma anche il Kospi è in perdita dell’1,07% al termine delle contrattazioni.

Copione diverso per l’inizio d’ottava dei mercati cinesi. L’apertura è in negativo, ma nel corso della seduta Shanghai va in rally, con Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 che viaggiano intorno a guadagni del 2-3% (leggermente peggio, appena sotto il 2% di apprezzamento, è invece lo Shenzhen Composite). A sostenere i mercati sono soprattutto i dati macroeconomici. In Cina la produzione industriale, secondo i dati diffusi sabato dall’Ufficio nazionale di statistica, ha registrato in novembre un’accelerata rispetto ai mesi precedenti. Il dato infatti segna un progresso del 6,2% contro il 5,6% d i ottobre (e il 5,7% di settembre) che era anche l’incremento atteso dal consensus, in quella che sarebbe stata ancora la lettura più debole dal 5,6% dello scorso mese di marzo.

Hong Kong, invece, è trascinata al ribasso, dal crollo del 20-30% dei titoli delle varie divisioni di Cosco e China Shipping, sull’annuncio del via libera di Pechino alla fusione tra i due gruppi a controllo statale che darà vita al quarto maggiore operatore globale dietro alla norvegese Møller-Mærsk, all’italiana (ma con base a Ginevra) Mediterranean Shipping e alla francese Cma Cgm.

Avvicinandosi alla chiusura, l’Hang Seng perde circa lo 0,80% (in controtendenza, invece, l’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento per la Corporate China sulla piazza dell’ex colonia britannica, che segna un moderato progresso).

 

Borsa Usa
Il Dow Jones ha perso l’1,76%, l’S&P 500 l’1,94% e il Nasdaq Composite il 2,21% a conclusione dell’ottava scorsa. Il crollo delle quotazioni del petrolio (Wti sotto i 35 dollari al barile per la prima volta da febbraio 2009) ed il possibile primo incremento del costo del denaro da parte della Fed dal 2006 (il 16 dicembre sarà annunciata la decisione) hanno generato un panic selling.

Pesante anche il bilancio settimanale: il Dow Jones ha lasciato sul terreno il 3,3%, l’S&P 500 il 3,8% e il Nasdaq Composite il 4,1%. Le vendite al dettaglio a novembre sono cresciute in linea con le attese dello 0,2% rispetto al mese precedente.

Nello stesso mese l’indice dei prezzi alla produzione è aumentato dello 0,3% su mese contro la variazione nulla prevista dagli analisti. Le Scorte delle imprese sono rimaste invariate nel mese di ottobre a fronte di un incremento dello 0,1% atteso dagli analisti. La stima preliminare di dicembre dell’indice di fiducia dei consumatori statunitensi, calcolato dall’Università del Michigan e da Reuters, è sceso a 91,8 punti, in crescita rispetto alla rilevazione di novembre (91,3 punti) ma lievemente inferiore alle previsioni degli addetti ai lavori pari a 92 punti. Sul fronte societario tutti negativi i titoli del Dow Jones. Male in particolare il comparto energetico. Tra i singoli titoli Adobe Systems +2,77%. Il gruppo dei software ha annunciato una trimestrale superiore alle attese. Nel quarto trimestre l’utile per azione adjusted si è attestato a 0,52 dollari contro i 60 centesimi del consensus.

I ricavi sono aumentati a 1,31 miliardi da 1,07 miliardi (consensus 1,30 mili ardi) mentre il numero di nuovi abbonati al pacchetto di software web-based Creative Cloud sono stati 833 mila (consensus 678 mila).

DuPont -5,5%. Il colosso della chimica ha annunciato un accordo per la fusione con Dow Chemical (-2,8%). La nuova società si chiamerà DowDuPont. Gli azioni DuPont riceveranno 1,282 azioni del nuovo gruppo per ogni azione posseduta mentre i soci Dow Chemical riceveranno una azione. L’operazione dovrebbe concludersi entro la seconda metà del 2016. Dopo la fusione DowDuPont sarà divisa in tre società. Le sinergie di costo stimate sono pari a 3 miliardi di dollari.

Alibaba -5,49%. Il gigante cinese dell’e-commerce ha siglato un accordo per l’acquisto delle attività media di SCMP Group. L’asset più importante è rappresentato da South China Morning Post, il quotidiano più conosciuto di Hong Kong. Non sono stati rivelati i dettagli finanziari dell’operazione. Hor izon Pharma -6,91%. Il gruppo farmaceutico con base a Dublino ha annunciato l’acquisto di Crealta Holdings per 510 milioni di dollari in contanti. Crealta produce Krystexxa, l’unico farmaco approvato dalla FDA per il trattamento della gotta cronica refrattaria.

Europa
Le principali Borse europee hanno aperto la prima seduta della settimana in rialzo in attesa della pubblicazione del dato sulla produzione industriale.

Il Dax30 di Francoforte guadagna lo 0,7%, il Cac40 di Parigi lo 0,75%, il Ftse100 di Londra lo 0,65% e l’Ibex35 di Madrid lo 0,4%. A ottobre la produzione industriale della zona euro (il dato sarà annunciato alle 11 ora italiana) è attesa in crescita dello 0,3% su base congiunturale e dell’1,3% a livello tendenziale.

Italia 
Chiusura della settimana nuovamente in calo a Piazza Affari per l’indice FTSE Mib che chiude in ribasso di 1,84 punti percentuali a 21.015 punti, pagando il nuovo calo del prezzo del petrolio. Particolare debolezza mostra il comparto bancario, con BPER (-3,78%), Mediolanum (-3,28%), Banca Mps (-3,53%) e Mediobanca (-2,15%).

Anche il risparmio gestito viene contagiato dal generale calo della forza dei compratori, con il titolo Anima Holding segnalato come il peggiore del maggior indice italiano (-6,00% a 7,91 euro). Il mercato sembrerebbe non tenere conto dei risultati positivi giunti dalla raccolta netta relativa a novembre, attestatasi a circa 540 milioni di euro.

L’ulteriore debolezza mostrato dal prezzo del petrolio ha trainato con sé i titoli del comparto. Il titolo Eni ha perso il 2,57% a 13,64 euro, Saipem il 2,03% a 7,47 euro, mentre Tenaris il 2,34% a 10,85 euro.


I dati macro attesi oggi

Lunedì 14 dicembre 2015

00:50 GIA Indice Tankan T4;

05:30 GIA Produzione industriale (finale) ott;

10:00 ITA Inflazione finale nov;

11:00 EUR Intervento Nowotny (BCE);

11:00 EUR Produzione industriale ott.