Tagli al Cardarelli, class action dei camici bianchi

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Nuovi tagli al Cardarelli, a rischio la salute dei cittadini. Esplode la protesta dei sindacati rappresentanti della dirigenza medica del più grande ospedale del mezzogiorno. Colpo di scure della direzione generale Nuovi tagli al Cardarelli, a rischio la salute dei cittadini. Esplode la protesta dei sindacati rappresentanti della dirigenza medica del più grande ospedale del mezzogiorno. Colpo di scure della direzione generale su 110 Unità operative altamente specializzate. La Cimo, confederazione medici ospedalieri, annunciano una class action e lanciano un allarme in difesa della sanità pubblica. Sul piede di guerra oltre la Cimo anche anche l’Aroi-Emac (anestesisti), Cgil Medici, Cisl Medici, la Federazione medici, la Fesmed gruppo donne dell’’Aìnaao Assomed Campania e la Sinafo. “Un colpo di spugna, improvviso e ingiustificato – avverte in Conferenza Stampa Antonio De Falco, segretario regionale della Cimo – che in nome di un falso risparmio cancella prestazioni di qualità per i cittadini-utenti della sanità campana. Siamo pronti ad intraprendere un’azione legale collettiva di denuncia per attività antisindacale contro il Direttore generale” Il 13 gennaio scorsdo – spiegano i promotori dell’iniziativa – il direttore generale del Cardarelli Rocco Granata, ha deliberato il conferimento di 74 incarichi di responsabilità di Unità operative semplici e dipartimentali, con esecuzione immediate giustificandoli con l’urgenza di garantire la continuità assistenziale specifica. Con la stessa urgenza, tuttavia, il provvedimento ha cancellato 110 Unità operative. Con un solo colpo di scure, sono state tagliate linee di attività strategicamente rilevanti per l’azienda e di vitale importanza per la qualità dei servizi erogati: specialità connesse con le attività di laboratorio (markers tumorali, microbiologia etc..); anetesiologiche-rianimatorie (accettazione di rianimazione, anestesia in chirurgia d’urgenza, in ostetricia-ginecologia, nei trapianti, centrale operativa 118); oncologiche (ginecologia oncologica, oncologia medica), delle neuroscienze (neurochirurgia vascolare, oncologica e spinale; neuroradiologia interventistica), genetica (diagnostica talassemie, genetica molecolare, citogenetica), medicina legale, dermatologia, urologia, nefrologia, epatologia, riabilitazione e molte altre. L’imperativo categorico è il risparmio economico dettato dal Piano di riebtro dal deficit. “In realtà – aggiunge de Falco – tutto questo non porterà alcun risparmio ma cancellerà prestazioni di qualità che da anni vengono garantite ai cittadini-utenti. Un grave atto autoritario che dequalifica e delegittiman un’intera classe medica e sanitaria che ha garantito negli anni il diritto alla salute dei cittadini campani”. Non si tiene conto – puntualizzano i dirigenti del Cardarelli – dei costi aggiuntivi per i cittadini in termini di qualità assistenziale e di emigrazione extraregionale, specialmente nei settori di alta specialità e non rispettando tra l’altro l’equilibrio di genere previsto per legge. Parlano di irresponsabili scelte di Rocco Granata i camici bianchi dell’ospedale “meditate nel chiuso delle sue stanze, ignorando e temendo un doveroso confronto con i rappresentanti della Dirigenza Sanitaria che da mesi chiedono inascoltate un tavolo di confronto, con l’unico scopo di accreditarsi come “il primo della classe” agli occhi di una Regione Campania completamente assente sui reali problemi dell’Azienda Cardarelli. Nei fatti questo provvedimento concludono le donne Anaao “rivoluziona in peggio l’organizzazione dell’ospedale più grande del meridione, mettendo in pericolo la funzionalità dei servizi con grave pregiudizio per il diritto all’assistenza per i cittadini. Siamo certi che l’ultimo posto, assegnato alla Campania dal Ministero della Salute nella graduatoria nazionale sulla Qualità dei Servizi, sarà impossibile da scalare senza cancellare i criteri ragioneristici che oggi guidano le politiche sanitarie, e valorizzare risorse umane e competenze, in un clima di scelte condivise», concludono i promotori della class action.