Svizzera, l’italiano Vincenzo Vagnoni a capo della collaborazione Lhcb al Cern

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È l’italiano Vincenzo Vagnoni, ricercatore della sezione di Bologna dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), il nuovo coordinatore della collaborazione internazionale che ha costruito e opera Lhcb, uno dei quattro grandi rivelatori di particelle del Large Hadron Collider del Cern di Ginevra. Lo rende noto l’Infn. Vagnoni, già responsabile nazionale Infn per Lhcb, guiderà per i prossimi quattro anni una comunità di oltre 1.500 tra ricercatori e tecnici da 20 Paesi del mondo. L’Italia e l’Infn partecipano alla collaborazione con oltre 200 connazionali, che negli anni hanno contribuito al progetto in modo sostanziale a livello scientifico e manageriale. L’inizio dell’incarico di Vagnoni (che sarà responsabile del coordinamento di tutte le attività dell’esperimento) coincide con un intenso periodo di lavoro per la collaborazione, impegnata, dopo la fase di aggiornamento del rivelatore Lhcb conclusasi nel 2022, con il terzo periodo di presa dati (Run 3) di Lhc. Grazie alla migliorata sensibilità dell’esperimento, ci si aspetta che Lhcb potrà continuare a fare luce su eventi rari, nel tentavo di comprendere le ragioni dell’asimmetria tra materia e antimateria, e studiare nel dettaglio gli stati esotici della materia. “La collaborazione Lhcb – afferma Vagnoni – ha pubblicato dal 2010 a oggi più di 600 articoli scientifici su riviste internazionali, grazie all’analisi dei dati dei Run 1 e 2 di Lhc, ma ancora non è neanche a metà strada”. Al fine di incrementare ulteriormente la capacità dell’esperimento di individuare eventuali indizi di nuova fisica oltre il Modello Standard, tra le attività che vedranno impegnati Vagnoni e la collaborazione Lhcb nei prossimi anni ci saranno anche quelle rivolte alla pianificazione del secondo aggiornamento del rivelatore, previsto per la fine di questo decennio. “Ci consentirà, durante l’ultimo decennio di vita di Lhc, fino all’inizio degli anni 2040, di accrescere enormemente la statistica di dati, per misurare con precisione sempre crescente effetti sensibili all’esistenza di nuova fisica”, conclude Vagnoni.