Svimez, a Napoli un Centro innovazione e tecnologia: progetto pilota a livello nazionale

115
in foto Adriano Giannola

Fondate prospettive di lavoro per i giovani del Mezzogiorno: è questa “la priorità assoluta per una nuova speranza e un futuro, ridando fiducia all’università, oltre che ai giovani e alle loro famiglie”. A parlare è Riccardo Varaldo, emerito alla Scuola Superiore Sant’Anna e promotore della Fondazione R&I, (Ricerca e Impenditorialità), autore del “Quaderno Svimez” dal titolo “Il problema del rinascimento dell’industria manifatturiera: la sfida del Mezzogiorno”. Il nodo del trasferimento tecnologico, nel Sud, è “strutturalmente debole”. Per questo, la Fondazione R&I ha in fase di avanzata progettazione, d’intesa con Invitalia, la realizzazione del “Centro Innovazione e Tecnologia”, da localizzare a Napoli, con il supporto scientifico della Svimez e in collaborazione con l’Università Federico II e delle altre sette università, partecipanti al Centro di Competenza MedTech 4.0. del Mise, con l’intento di farne un modello avanzato nel campo del trasferimento tecnologico. È un’iniziativa pilota a livello nazionale con cui si vuole offrire al Mezzogiorno l’opportunità di entrare in sintonia e di adattarsi alle nuove istanze di innovazione del sistema produttivo e imprenditoriale. “Occorre una strategia di investimenti molto significativa e molto efficace – ha affermato il presidente Svimez Adriano Giannola – Il problema non è la crescita ma lo sviluppo, che si fa con le politiche keynesiane dell’offerta”. Quella cui guardare è l’industria dell’era della conoscenza, fondata sul capitale immateriale, costituito dal capitale umano (talenti) e dal capitale intellettuale (idee innovative). Nel Sud bisogna puntare su un nuovo capitalismo imprenditoriale, ma che possa essere anche funzionale e sinergico alle grandi e medie imprese. Si delinea così una sfida per politica industriale inclusiva delle startup, capace di valorizzare la loro nota forza innovativa. Le tech-startup sono le nuove Pmi, figlie dell’era della conoscenza, su cui puntare per fare attecchire e affermare nel Sud un nuovo capitalismo imprenditoriale bottom-up dove il “sapere innovare” deve coniugarsi con il “sapere fare” in modo funzionale.