Svimez, addio al Mezzogiorno: dal 2000 più di 2 milioni in fuga. La metà sono giovani

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In foto Luca Bianchi, direttore dello Svimez

“Dall’inizio del nuovo secolo hanno lasciato il Mezzogiorno 2 milioni e 15 mila residenti, la meta’ giovani fino a 34 anni, quasi un quinto laureati”. Cosi’ il Rapporto Svimez, che lancia l’allarme sulla “trappola demografica”. In Italia nel 2018 si e’ raggiunto “un nuovo minimo storico delle nascite”, si ricorda, sottolineando che al Sud sono nati circa 157 mila bambini, 6 mila in meno del 2017. La novita’, spiega, e’ “che il contributo garantito dalle donne straniere non e’ piu’ sufficiente a compensare la bassa propensione delle italiane a fare figli”.
Senza un’inversione di tendenza “nel 2065 la popolazione in eta’ da lavoro diminuira’ del 15% nel Centro-Nord (-3,9 milioni) e del 40% nel Mezzogiorno (-5,2 milioni)”. Avverte, poi, il direttore Luca Bianchi. Uno scenario questo definito “insostenibile”, viste anche le conseguenze economiche: tra meno di cinquant’anni “con i livelli attuali di occupazione, produttivita’ e di saldo migratorio, l’Italia perdera’ quasi un quarto del Pil, il Sud oltre un terzo”. Per Svimez “le possibilita’ di contenere tali effetti sono legate ad un significativo incremento del tasso di occupazione, in particolare di quello femminile”.

Lavoro
“Si riallarga il gap occupazionale tra Sud e Centro-Nord, nell’ultimo decennio e’ aumentato dal 19,6% al 21,6%: cio’ comporta che i posti di lavoro da creare per raggiungere i livelli del Centro-Nord sono circa 3 milioni”. E’ quanto emerge dal Rapporto Svimez. “La crescita dell’occupazione nel primo semestre del 2019 riguarda solo il Centro-Nord (+137.000), cui si contrappone il calo nel Mezzogiorno (-27.000)”, viene sottolineato.