Sviluppo, report di Confindustria: la crescita prosegue ma è più moderata

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(foto da Pixabay)

La crescita dell’Italia prosegue nel secondo trimestre ma a ritmi più moderati, trainata dai servizi, mentre è meno solida la situazione di industria e costruzioni. L’inflazione è persistente come previsto, i tassi di interesse salgono e i prestiti diminuiscono. Dai consumi arrivano segnali misti, mentre gli investimenti crescono anche se poco. In generale, sul fronte dell’Eurozona si registra debolezza, mentre negli Usa riparte l’industria. Frena la Cina, cresce l’India. E’ quanto emerge dall’analisi mensile sulla congiuntura realizzata dal centro studi di Confindustria.

Il 2° trimestre 2023 si è aperto con qualche segnale debole per l’Italia, dopo il buon andamento del Pil a inizio anno, segnala l’analisi. La situazione è solida nei servizi, meno in industria e costruzioni. Il calo del prezzo del gas è una potente spinta positiva, ma i consumi restano zavorrati dall’inflazione, gli investimenti dal costo del credito e si è fermato l’export, data la frenata mondiale. L’inflazione italiana ha interrotto il suo calo in aprile (+8,2% annuo, da +7,6%), ma la tendenza al ribasso continuerà, grazie al prezzo del gas sempre più in riduzione (34 euro/mwh a maggio) e agli effetti sempre più pieni del rialzo dei tassi. I prezzi al consumo degli alimentari restano in tensione (+11,8%), ma anch’essi si raffredderanno gradualmente perché le materie prime sono care ma senza ulteriori rialzi (in aprile +49% dal 2019). La dinamica dei prezzi al consumo dei beni e servizi core continua a salire (+4,9%), incorporando i passati rincari energetici. Per quanto riguarda i prestiti, il tasso pagato dalle imprese italiane è balzato a 4,30% a marzo, oltre il triplo del livello di fine 2021 (1,18%). Il credito a condizioni molto più onerose fa sì che lo stock di prestiti alle imprese si stia contraendo sempre di più (-1% annuo a marzo): manca perciò un sostegno a produzione e investimenti, segnala Confindustria. I servizi trainano la crescita, con il turismo in Italia nel 1° trimestre che è salito al di sopra dei livelli del 2022 (+30,7% la spesa dei viaggiatori stranieri), portandosi intorno a quelli del 2019. In aprile il Pmi dei servizi è salito ancora di più, indicando forte crescita (57,6 da 55,7), anche se a maggio la fiducia delle imprese ha subito un calo. Il settore beneficia ancora della domanda repressa delle famiglie liberata dalle riaperture post-Covid. Sul fronte dell’industria, la produzione è diminuita ancora a marzo (-0,6%), terzo calo consecutivo, ma chiude il 1° trimestre solo di poco negativa (-0,1%) grazie alla buona eredità di dicembre. Lo scenario è però in peggioramento: il Pmi in aprile è bruscamente crollato in area di contrazione (46,8 da 51,1). A maggio, la fiducia delle imprese è di nuovo calata: meno ordini, più basse attese sulla produzione. La domanda estera non tira più: l’export italiano di beni si è fermato, in media, nel 1° trimestre 2023. Dai consumi arrivano segnali misti. A marzo è proseguito il calo delle vendite di beni alimentari (-0,7%, in volume), mentre sono ripartite da inizio anno le immatricolazioni di auto, grazie a una domanda favorevole dopo molti mesi di contrazione (+9,7% nei primi 4 mesi). Un fattore positivo è il mercato del lavoro che è rimasto in espansione nel 1° trimestre (+80mila occupati). Per aprile, l’Icc segnala però una crescita tenue dei consumi (+0,2% annuo), trainata solo dai servizi (+4,5%). E a maggio i giudizi delle famiglie sulla propria situazione economica sono un po’ peggiorati, come la fiducia in generale. Gli investimenti crescono, anche se poco, in uno scenario di debolezza nell’Eurozona. La produzione industriale dell’area euro scivola a marzo (-4,1%), portando il 1° trimestre in negativo (-0,2%). Cala in particolare la manifattura (-0,7% nel 1°), che si mantiene sotto i valori di inizio 2021: da allora, è di poco positivo lo scarto dell’Italia (+0,1%), ma è ampio il gap accumulato in Germania (-1,3%), scivolata in recessione tecnica. In aprile, il Pmi manifatturiero è sceso a 44,6, indicando una maggiore frenata, compensata dalla crescita nei servizi.