Svezia, Andrea Rinaldo primo italiano a ricevere il “Nobel per l’acqua”

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Si è tenuta oggi 23 agosto 2023 nella Sala d’oro della city Hall di Stoccolma alla presenza di Re Carlo XVI la Cerimonia di premiazione dello Stockholm Water Prize assegnato, per la prima volta, a un italiano, il prof Andrea Rinaldo dell’Università di Padova.

Dal 1991, lo Stockholm Water Prize – il “Premio Nobel dell’Acqua” – viene assegnato a persone e organizzazioni per straordinari risultati legati all’acqua.

Il Premio è assegnato dallo Stockholm International Water Institute (SIWI) in collaborazione con l’Accademia Reale Svedese delle Scienze e presentato da Sua Maestà il Re Carlo XVI Gustavo di Svezia, che è il patrono ufficiale del Premio.

“Sono sopraffatto dagli eventi di questa sera – ha esordito nel suo discorso Andrea Rinaldo –. È un miracolo che non sia inciampato arrivando sul podio, tanto sono orgoglioso di ricevere questo Premio seguendo i passi dei miei veri eroi. E sono grato di questo privilegio di cui farò tesoro: avere incontrato il Re e la famiglia reale”.

Alcuni punti del discorso che Rinaldo ha tenuto in occasione del conferimento del Premio:

“Spero vivamente che questo primo Premio dell’Acqua di Stoccolma attribuito a uno scienziato italiano inietterà entusiasmo nella comunità attiva e creativa di studiosi dell’acqua in Italia.
Alcune riflessioni approfondite sul ruolo vitale dell’acqua sembrano appropriate in questa preziosa occasione. Wystan Hugh Auden ha catturato la sua essenza come solo i poeti sanno fare: ‘Migliaia di persone hanno vissuto senza amore. Non uno senz’acqua’. Quindi l’idrologia, la scienza dell’acqua, si trova al centro della meta-storia in virtù della sua attenzione verso le inondazioni, la siccità e una equa distribuzione dell’acqua.

La mia opinione è forse insignificante, ma sentita: il clima sta cambiando, rapidamente – molto rapidamente in realtà – e così dovremmo fare anche noi. Nessun privilegio, come l’approvvigionamento idrico che supera il fabbisogno attuale, è garantito per sempre. Nemmeno in Svezia ci si può permettere di ignorare ciò che comporta la scarsità d’acqua o l’acqua pulita negli ecosistemi perché i capricci della natura sono erratici ed eterogenei nel tempo e nello spazio. Questo ci viene continuamente ricordato dai letti dei fiumi asciutti un tempo brulicanti di vita ben visibili dalle vedute aeree in una area del Sahel dove da 30 anni non cade una goccia di pioggia”.

“Quindi cosa possiamo fare per opporci alle spietate forze dell’evoluzione spontanea di fronte al riscaldamento globale e le sue conseguenze sui depositi di acqua e sui flussi idrici?
La mitigazione, risolvendo le cause alla radice, è necessariamente dall’alto verso il basso e irta di questioni incerte ed etiche (è difficile dire a quelli che cominciano a vivere meglio di sacrificare ciò che si sono conquistati duramente – ed è difficile per il nord del mondo pontificare sul tardivo sperpero delle risorse naturali dopo quanto ha fatto in passato al proprio ‘capitale naturale’ e a quello degli altri).

L’adattamento è invece un processo dal basso verso l’alto, che abbisogna di un nuovo livello di consapevolezza su quanto sia rapido il cambiamento climatico in questo momento. È necessario un nuovo livello di educazione civica e di previsione di controllo dell’acqua sulle comunità.

Credo che i tempi siano maturi per ripensare a una giustizia sulla distribuzione delle risorse idriche e alla gestione delle stesse come strumento per ridurre le disuguaglianze su scala globale. Oggi, quando viaggio nel sud del mondo, vedo che l’accesso alle reti di distribuzione dell’acqua sicura è per pochi privilegiati, mentre tutti possiedono un telefono cellulare. Non possiamo voltare la testa dall’altra parte fingendo di non vedere.

Le disuguaglianze su larga scala sono il motore delle migrazioni e dei disordini sociali e l’acqua Si pone saldamente al suo centro. È ora di agire, promuovendo ampia consapevolezza e
interesse, è ora”.