Summer school a Ventotene, la lectio magistralis di Prodi: Europa, non è più il tempo delle mediazioni

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in foto Romano Prodi

“Europa: ultimo appello”: è il titolo della lectio magistralis tenuta da Romano Prodi in occasione della VI Summer School e Conferenza Internazionale dell’Associazione “Per l’Europa di Ventotene”, presieduta da Andrea Patroni Griffi.
Molti i temi affrontati dal presidente Prodi all’indomani delle elezioni europee: dalla crisi dell’asse franco-tedesco al ruolo dell’Italia; dal tema della difesa comune a quelli dell’allargamento ad altri Paesi dell’Unione e delle riforme.
Il motore franco-tedesco entra in crisi, aprendo scenari problematici, ma anche di opportunità. Secondo Prodi, l’Italia non può mantenere un atteggiamento “ambivalente”, dovendo sciogliere ogni nodo e “decidere se vuole avere un ruolo nell’Europa che si è formata”.
Sul “grande allargamento” Prodi ha ricordato come fosse “volontà comune che questo fosse accompagnato dal mutamento delle istituzioni. Invece non è stato fatto”.
Prodi, che è stato presidente della Commissione europea sia a 15 che a 25, ha riportato la sua esperienza secondo cui, pur essendo più complesso il funzionamento delle dinamiche istituzionali tra più Stati, “non c’era grande differenza”. Anzi, ha spiegato, “se ci dovesse essere un ulteriore allargamento che io auspico” per i Paesi dell’ex Jugoslavia e l’Albania “il destino europeo è già segnato”, purché ciò sia accompagnato da una riforma delle istituzioni.
All’indomani della guerra in Ucraina, Prodi rivendica l’intuizione del grande allargamento, realizzato “previo sostanziale accordo con la Russia”, che non si è mai opposta all’allargamento Ue ma solo a quello Nato.
Proprio il discorso sull’ingresso in Europa dell’Ucraina “deve essere riaperto”, unitamente alla necessità di costruire un esercito europeo comune, in presenza del quale Putin mai avrebbe aggredito l’Ucraina perché “contava sulla non solidarietà europea e non pensava che la Nato potesse mettere insieme gli Stati europei”.
Prodi ribadisce di “non essere un guerrafondaio”, ma è imprescindibile “avere la minima protezione dei nostri confini e dell’ambiente in cui viviamo: allargamento e difesa creano un’Europa intesa come potenza civile”.
Prodi ricorda anche il “caos nel Mediterraneo” che può essere governato a partire da una grande idea di pace tra i popoli, che lui stesso propose attraverso un progetto universitario comune tra i Paesi dell’Europa meridionale, del fronte africano settentrionale e mediorientale: “quando abbiamo messo insieme 500 mila ragazzi, la pace nel Mediterraneo la costruiamo. Certo, ci vorrà del tempo, e purtroppo alla politica il tempo non piace”.
Un’ultima chiosa sull’universalità delle politiche ambientali e sulla necessità di coinvolgere su questi temi anche la Cina e gli Usa.
Il dibattito, moderato dai professori David Capitant e Andrea Patroni Griffi, è stato animato da alcuni partecipanti alla conferenza: Sergio Marotta, Antonio D’Aloia, Elisabetta Catelani, Michele Vellano, Antonia Maria Acierno, Alessandro Sterpa, Federico Savastano, Michela Troisi, Luca Di Majo, Renato De Vivo.