Sud, riconquistiamo il futuro

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Il 1.620.000 di famiglie in condizione di povertà, pari ad oltre 4.750.000 individui, sono per la stragrande maggioranza al Sud e rappresentano una disgregazione sociale che può esplodere da un momento all’altro.
Nel Paese la differenza tra i redditi alti e quelli bassi si amplia, mentre sono in tanti che mancano dei minimi mezzi di sussistenza Una situazione intollerabile che offende la dignità umana e mina i cardini stessi della società.
Tra l’altro questa situazione si ripercuote sulla media dei risultati economici nazionali relegandoci negli ultimi posti tra i paesi della Comunità Economica Europea, in quanto a indicatori economici.
Si finanzia una opera in una città meridionale ma la si affida prevalentemente ad aziende del nord che ne ricavano i benefici. Si studiano incentivi industriali e sociali che regolarmente favoriscono le aree più industrializzati. al Nord, perché è lì che ci sono le aziende e i lavoratori. Le briciole vanno ai disoccupati meridionali e sempre sotto forma di assistenza, mentre in tutta Europa si utilizzano processi di ricollocamento studiati per adeguare la richiesta all’offerta.
E se i dati degli indicatori economici del paese sono tutti in miglioramento, quegli stessi dati certificano un aumento del divario Nord/Sud in tutti gli indicatori: Pil pro capite, produzione industriale, tasso di disoccupazione etc.
Mentre abbiamo un indice di disoccupazione al Nord sostanzialmente da piena occupazione, la situazione è drammatica al Sud, con tassi di disoccupazione che minano la coesione sociale e provocano una vera e propria rivoluzione, come dimostra il risultato delle recenti elezioni, che ha premiato chi si è presentato come antisistema.
Siamo ancora alle due Italie, quella del Nord pienamente integrata nell’Europa e quella del Sud arretrata ed esclusa dal benessere. Una situazione insostenibile!
Come Fim Cisl Campania, la più grande dell’intero mezzogiorno, abbiamo il dovere di porci questo problema, anzi dobbiamo farci carico, con forza e determinazione, della perenne ed irrisolta questione meridionale .
Il Sindacato meridionale in particolare deve assumere un ruolo propositivo, da educatore, facendo prendere coscienza innanzitutto ai politici che devono muoversi in un logica di comunità e non di salvaguardia del proprio orticello, ma anche alle imprese per il ruolo sociale che svolgono, facendole interrogare su cosa impedisca un loro sviluppo sul territorio, su cosa serva per spingerle ad ulteriori investimenti e questo specialmente in Campania, dove c’è un buon tessuto industriale, che si accontenta troppo spesso di sopravvivere, anziché essere ambizioso e porsi l’obiettivo di crescere.
E’ il Mezzogiorno che deve reagire, pretendere risposte concrete per creare lavoro e riconquistare così un futuro alle nuove generazioni!

Giuseppe Terracciano, segretario generale della Fim Cisl Campania